Historica vol. 4 – Recensione

Pubblicato il 30 Maggio 2013 alle 15:30

Arriva un nuovo volume della splendida collana Historica della Mondadori e stavolta è il turno di un capolavoro di area francofona ambientato nel periodo di Giulio Cesare e delle guerre galliche. Non perdete il primo capitolo di Vae Victis!, pietra miliare del duo Rocca & Mitton!

Historica vol. 4 – Vae Victis! Giulio Cesare e le Guerre Galliche

Autori: Simon Rocca (testi), Jean-Ives Mitton (disegni)

Casa Editrice: Mondadori

Genere: Storico

Provenienza: Francia

Prezzo: € 12,99, 21 x 28, pp. 192, col.

Data di pubblicazione: marzo 2013

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Quando la serie Historica della Mondadori si concluderà (speriamo il più tardi possibile) sarà ricordata come una delle migliori proposte editoriali degli ultimi anni, considerato il valore indiscusso delle opere presentate, tutte di area francofona e inserite in contesti storici ben precisi.

La lettura dei volumi precedenti mi ha suscitato una mole abnorme di impressioni e vale lo stesso per Vae Victis!, capolavoro di Simon Rocca e Jean-Ives Mitton, ambientato durante l’epoca di Giulio Cesare.

Questo volume include i primi quattro episodi e non si tratta di un’opera qualsiasi ma di un lavoro che non può lasciare indifferente nessuno, sia per la crudezza delle situazioni descritte, decisamente non politically correct, sia per la complessità e la vastità concettuale della story-line in questione.

È facile intuire che l’impero romano gioca un ruolo importante nella trama ma lo sceneggiatore Simon Rocca, alias Georges Ramaioli, non si concentra esclusivamente su Roma; anzi, la Gallia e le sue popolazioni costituiscono un importante elemento di Vae Victis!. Rocca aderisce a pieno titolo alle convenzioni del romanzo storico.

Ci sono personaggi realmente esistiti (Giulio Cesare, Crasso, Cicerone e così via) e altri immaginari e questi ultimi sono i veri protagonisti della storia. Ogni capitolo ha un narratore differente e la diversità delle prospettive rende imprevedibile la lettura.

Costoro sono la bella Ambra che in un certo qual modo determina gli avvenimenti, da tutti considerata schiava gallica mentre invece appartiene alla cultura e alla tradizione celtiche; il coraggioso Cloduar, tipico guerriero nordico che sembra uscito da un racconto sword & sorcery;  lo spregiudicato Garak, ladro che finisce sovente nei guai; e il malinconico Milone, medico che però pare possedere doti innaturali. Bisogna puntualizzare che tutti i personaggi maschili in un modo o nell’altro sono succubi del fascino irresistibile di Ambra.

Historica 1 Historica 2

Con il pretesto di una vicenda imperniata su Cesare che con le sue legioni decide di conquistare le ostili regioni galliche allo scopo di portarvi la civilizzazione, Rocca delinea una trama che fa degli impulsi primordiali e della sessualità cruda i componenti più spiccati. Già il primo episodio si apre con la descrizione di una tipica orgia romana, in cui vengono coinvolti non solo belle e discinte schiave ma anche efebici ragazzini e lo sceneggiatore descrive bene l’insita ambiguità del concetto di ‘civiltà’.

Se da un lato infatti Roma può essere reputata superiore alle società cosiddette barbare, non è esente da vizi e devianze, a cominciare dallo schiavismo fino a giungere alla degenerazione degli stupri e della violenza a danno di indifesi (benché forse l’autore si sia fatto ispirare dalla concezione dell’Impero Romano dei decadenti fin-de-siécle stile Wilde o Beardsley e di raffinati intellettuali alla Robert Graves).  È innegabile l’insistenza sulla tematica riguardante lo scontro di civiltà, quella romana, appunto, e quella celtica, che non ha minori aspetti positivi (e non mancano i negativi).

La struttura del plot è sofisticata, impreziosita da flashback, da storie inserite in altre storie, a volte intrecciate, ma Rocca si mantiene sempre comprensibile e non dimentica di scrivere una serie di vicende che fanno dell’azione uno degli ingredienti essenziali. Come ho già scritto, la violenza abbonda e Sacco insiste nelle crudezze, nel sangue, nei liquidi corporali, con un’attitudine che magari in ambiti differenti qualcuno potrebbe addirittura definire pulp.

Ma non mancano momenti introspettivi abbelliti da un lirismo che contribuisce a rendere Vae Victis! ulteriormente suggestivo. Tra carnalità esasperata e tematiche crude come quelle dei sacrifici umani, il sesso è onnipresente e assume di volta in volta sfumature diverse: può divenire merce di scambio, strumento di potere, forma di manipolazione psicologica e affermazione di libertà individuale, come nel caso di Ambra.

Un altro dettaglio di Vae Victis! che mi ha particolarmente colpito è l’influenza del fantasy. La storia in sé può essere considerata in linea di massima realistica ma un character come Milone rappresenta proprio questo aspetto. Dai primi quattro episodi non è chiara la sua situazione ma si capisce che l’uomo è dotato di capacità che lo mettono in contatto con entità divine della tradizione celtica.  Ciò dovrebbe interessare quindi gli estimatori del genere sword & sorcery e mi conduce a un’altra importante questione, quella dei disegni. Quando si pensa ai fumetti fantasy, infatti, viene subito in mente Conan The Barbarian. Be’, i fan delle saghe classiche del Cimmero di marvelliana memoria avranno pane per i loro denti grazie all’estro visivo di Jean-Ives Mitton.

Dal punto di vista grafico, infatti, Vae Victis! risente palesemente dello stile del compianto John Buscema e di primo acchito il fumetto è fino a un certo punto bd. Del resto, Mitton fu uno dei primi disegnatori europei (se non il primo in assoluto) a disegnare per la Marvel (nello specifico, due episodi di Silver Surfer che guarda caso è ancora oggi ricordato nella versione del Michelangelo dei comics). E Mitton lo illustrò molto prima di Moebius! Se osservate il suo lay-out, capirete che l’influsso USA è evidente.

Il tratto del penciler è impreziosito dalla maniacale attenzione nei confronti degli sfondi, dei paesaggi naturali, dei campi di battaglia insanguinati, delle armi, dei costumi e, last but not least, della meravigliosa sensualità dei corpi femminili (e in questo Mitton non ha nulla da invidiare a Buscema!). Non vanno trascurate le sequenze delle battaglie, contrassegnate da un incisivo senso del movimento di impostazione quasi cinematografica. Insomma, pure stavolta Historica ci regala un gioiello che potrà piacere sia agli amanti del fumetto di area franco-belga sia a quelli dei comic-book USA. Da non perdere.


Voto: 8

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