Lo Sconosciuto – Edizione Integrale – Recensione

Pubblicato il 26 Giugno 2012 alle 11:19

Torna un del fumetto italiano: Lo Sconosciuto del grande Magnus, presentato in versione integrale e con contributi inediti in un lussuoso volume targato Rizzoli/Lizard. Seguite le complesse vicissitudini del misterioso Unknow.

Lo Sconosciuto – Edizione Integrale

Autore: Magnus (testi e disegni)

Casa Editrice: Rizzoli/Lizard

Provenienza: Italia

Genere: Noir

Prezzo: € 25,00, 19 x 26, pp. 416, b/n

Data di pubblicazione: maggio 2012

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Magnus è stato uno dei maestri indiscussi del fumetto italiano e internazionale e in diverse occasioni ho scritto che nutro nei suoi confronti un’autentica venerazione. Ma non apprezzo nello stesso modo tutto ciò che ha realizzato e in linea di massima adoro il Magnus disegnatore mentre non nutro particolare esaltazione per il Magnus sceneggiatore.

La premessa è necessaria poiché non so in che modo verrà accolta tale recensione, conscio del fatto che Lo Sconosciuto, proposto da Rizzoli/Lizard in versione integrale, è all’unanimità considerato il suo capolavoro. Come tutti sanno, Magnus ottenne il successo con i gloriosi Kriminal, Satanik e Alan Ford, scritti da Luciano Secchi, e la cui valenza innovativa e rivoluzionaria è indiscutibile. Nel corso degli anni, però, si allontanò dal fumetto popolare, ansioso di cimentarsi in nuove esperienze creative.

Tra esse, ricordiamo il suo contributo al fumetto erotico, grazie alla collaborazione con Lorenzo Barbieri. E in questa seconda fase della sua attività, Magnus cercò di realizzare opere più complesse e ambiziose.

Il culmine di questa evoluzione è rappresentato da Lo Sconosciuto, appunto, da Le Femmine Incantate e, parzialmente, dal celebre Texone, già riproposto da Rizzoli/Lizard. Il tratto di Magnus, di solito grottesco e caricaturale, divenne più realistico e ciò è evidente proprio ne Lo Sconosciuto.

La serie è imperniata sulla figura del misterioso Unknow, ex legionario, ex mercenario, malinconico e disincantato, coinvolto in casi criminosi e spionistici spesso collegati alle tensioni socio-politiche della seconda metà degli anni settanta.

Il fumetto diventò presto un’opera di culto e molti lo reputano uno dei vertici assoluti della letteratura disegnata. In effetti, con il pretesto di vicende spionistiche, non prive di erotismo e suspense, Magnus descrive il marciume e la corruzione del potere, in un universo folle e assurdo popolato da criminali, sicari, spacciatori, stupratori, e con atmosfere quasi conradiane.

Cosa c’è che non va, quindi? Per quanto mi concerne, fatico a farmi coinvolgere dalle storie, caratterizzate da pedanteria, da ritmi lenti e da testi verbosi e ridondanti che appesantiscono la lettura.

Il caso limite è rappresentato da ‘L’Uomo Che Uccise Ernesto “Che” Guevara’ che trovo noioso, malgrado alcuni lo reputino una delle pietre miliari del fumetto mondiale. Non amo neanche la schematicità dei personaggi, sostanzialmente stereotipati: il nobile corrotto, il fascista violento e brutale, il figlio dei fiori debosciato e così via; per non parlare poi della rappresentazione a dir poco sessista della donna, sempre infida e malvagia e, in definitiva, poco di buono.

D’accordo, nella narrativa noir la femme fatale è essenziale; ma Magnus ricorre solo a questa tipologia, tanto che mi verrebbe da chiedere: per caso, l’autore aveva problemi con le donne? E tralasciamo l’omofobia: i gay che appaiono, infatti, sono pervertiti o smorfiosi ma in ogni caso negativi.

E manca il coraggio, nel senso che Magnus, specie quando affronta tematiche controverse, per esempio il conflitto tra israeliani e palestinesi, non prende mai una posizione decisa e tutto si riduce a un’irritante ambiguità etica e morale.

Risultano stucchevoli gli eccessi di intellettualismo dilaganti nelle storie e definirei perciò il Magnus disegnatore grandissimo; ma piatto, farraginoso e involuto il Magnus sceneggiatore. Cosa c’è da salvare, allora, ne Lo Sconosciuto? Il disegno, appunto.

Qui Magnus raggiunge un livello di raffinatezza incredibile: basti pensare agli sfondi degli ambienti interni, ai paesaggi urbani romani o a quelli esotici delle varie nazioni visitate da Unknow, al fascino delizioso delle sue donnine. E si può riscontrare, episodio dopo episodio, il progressivo abbandono dell’elemento caricaturale che lo farà giungere allo stile realistico degli ultimi capitoli, sebbene, a mio parere, compromesso da un’impostazione rigida e poco spaziosa della tavola.

Il volume, perciò, è pregevole dal punto di vista grafico; non tanto da quello narrativo. L’edizione Rizzoli/Lizard è valida, con un’ottima qualità di stampa e corredata dai contributi di Graziano Frediani e Fabio Gadducci e dallo storyboard di un episodio mai realizzato. Da sfogliare ma non da leggere.

Voto: 6

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