DC Comics in Italia: una sfortunata vita editoriale lunga 70 anni – Speciale

Pubblicato il 27 Giugno 2012 alle 14:53

Ripercorriamo oltre settant’anni di DC Comics in Italia di orripilanti scelte editoriali sull’italico suolo in questo speciale in 10 parti a cura di Andrea Marchino.

Articolo di Andrea Marchino
Impaginazione a cura di Michele Fidati

DC Comics in Italia

Capitolo 1 (parte 1)
L’Anteguerra con l’arrivo di Ciclone!

L’avvicendamento editoriale tra Planeta e RW Lion come editori della DC Comics in Italia, è partita subito con discrete polemiche tra gli appassionati, a causa di una prima gestione caratterizzata da (poche) luci e (molte) ombre, ma soprattutto è emblematica della sfortuna storica che l’editore nordamericano ha sempre goduto qui da noi; vale la pena quindi, in occasione del rilancio eccezionale proprio dei titoli DC in questo mese (figlio di quello americano che da quasi un anno tiene banco occupando i primi posti delle classifiche di vendita), ripercorrere oltre settant’anni di orripilanti scelte editoriali che hanno visto come protagonisti proprio gli eroi DC, che sull’italico suolo sono da sempre colpiti da avversità di ogni genere, anche (e soprattutto) quando avevano tutte le carte in regola per sfondare e fidelizzare potenzialmente migliaia di lettori.

Grazie all’inestimabile ricostruzione storica dell’appassionato Marcello Vaccari e ai suoi esaurienti articoli reperibili on-line ormai da qualche anno sulla fanzine telematica Glamazonia (datevi da fare coi motori di ricerca e ne troverete delle belle!), ripresi e talvolta ampliati anche da altri siti, oggi possiamo risalire con assoluta certezza agli italici esordi, in piena era fascista (!), dei personaggi DC Comics (allora National Periodical Pubblication).

I primi avvistamenti avvengono infatti già nel lontano 1939, grazie al capostipite di tutti gli eroi in calzamaglia ovvero Superman, anche se non con storie tratte dagli albi (partiti nel giugno del 1938 in America con Action Comics), bensì con le strisce giornaliere partite invece nel 1939, e quindi arrivate in Italia quasi a ridosso dell’edizione originale.

In assoluto il primo albo ad ospitare super-eroi DC dovrebbe essere il 19 degli Albi dell’Audacia del 2 luglio 1939 (!), pubblicato all’epoca dalle Edizioni Juventus, con una storia appunto di Superman ribattezzato Ciclone (!); successivamente (fino al 1940), compare su altri tre Albi dell’Audacia, due dell’Audace (editore SAEV- Vecchi), su uno dell’Albogiornale (della Casa Editrice Vittoria) e sugli Albi Juventus (della Società Editrice Cremona Nuova e della Casa Editrice Vittoria).

Addirittura, data la scarsità di materiale reperibile sul personaggio vennero quasi subito commissionate alcune storie a degli autori italiani (e non saranno le uniche, negli anni), ovvero i fratelli Vincenzo (testi) e Zenobio Baggioli (disegni); è tra queste che si assiste a storture anche notevoli rispetto alla psicologia del personaggio, ad esempio in un’avventura Ciclone fa crollare una casa nella quale si era rifugiato un bandito, dicendosi soddisfatto per aver fatto giustizia, dopo peraltro aver cercato di ammazzarlo già prima senza tanti complimenti.

Da notare quindi la sfilza di record negativi già alla sua prima apparizione, oltre al nome cambiato, il costume colorato completamente di rosso (e con mutande gialle, quando si capiva di che colore lo facevano), la sua classica “S” subito sparita, traduzioni improbabili e rimaneggiamenti/aggiustamenti dei disegni fino allo stravolgimento del personaggio (con riscritture ex-novo delle storie), abbiamo anche una sfilza di editori diversi, quasi pari al numero di albi pubblicati; dopo una partenza così bruciante, una manciata di storie a casaccio, tratte oltretutto non dalle collane originali ma delle strisce sindacate, pubblicate a destra e a manca su riviste e supplementi vari (con formati diversi e rimontaggi delle vignette), arriva nientemeno che la Seconda Guerra Mondiale a bloccare fin da subito ogni ulteriore pubblicazione.

E questo è solo l’inizio!

 

DC Comics in Italia

Capitolo 1 (parte 2)
Il Secondo Dopoguerra con Ala d’Acciaio, Il Fantasma e l’Aquilotto!

A riprendere le pubblicazioni di eroi DC dopo la Seconda Guerra Mondiale ci pensa la Casa Editrice Milano (poi Edizioni Mondiali), che ripropongono i personaggi National su quella che molti indicano come la collana antologica Collezione Uomo Mascherato (I serie), titolo però mai apparso in evidenza sugli albi che spesso anzi iniziavano con la prima tavola della storia direttamente come copertina (simpatico allestimento editoriale che decenni dopo verrà ripreso, per incuria e sciatteria, nientemeno che dalla Rizzoli per i suoi inserti di Corto Maltese!); talvolta poteva pure essere usata una cover originale, spesso ci compariva il personaggio protagonista magari senza nemmeno il proprio nome ma direttamente col titolo della storia (sigh).

L’anonima collana settimanale tra il 1945 il 1946 raggiunse le 31 uscite, una dozzina delle quali dedicate ai personaggi DC, primo fra tutti Batman (apparso qui per la prima volta in Italia sul numero 19), ribattezzato Ala d’Acciaio, forse per le fattezze del suo primo costume, più squadrato, che potevano far pensare ad un’armatura (quello per intenderci di Detective Comics 27/34); il formato era ridotto, tipo libretto, le pagine ben otto (diconsi 8, copertina compresa!), e gli altri eroi DC presentati a turno erano Lanterna Verde (ovviamente il primo, Alan Scott!), Crimson Avenger, lo Spettro, Hourman e Sandman (ribattezzato prima Saetta e poi incredibilmente l’Uomo della Sabbia, ovvero in maniera più aderente all’originale).

Unica nota positiva, si fa per dire, l’utilizzo delle storie originali dei comic-book e non più solo quelle delle strisce quotidiane, usate soprattutto sulla II serie della Collezione Uomo Mascherato e su un’altra collana chiamata Urrà!; di contro, oltre al formato ridotto, le traduzioni incerte, i disegni rimaneggiati, molte storie erano direttamente “ricalcate” per intero dalle originali ovvero tracopiate con dei lucidi dagli albi americani, giunti da noi però con l’ulteriore passaggio attraverso le edizioni francesi di cui questi albi erano la fedele versione italiana (argh!).

Anche Superman (ribattezzato un po’ più appropriatamente L’Uomo d’Acciaio), riappare dopo la Guerra sugli albi a striscia della vera Collezione Uomo Mascherato, a partire dal numero 8 (indicata comunemente come II serie, in realtà la I come detto non riportava nessuna indicazione in copertina); la testata era chiamata così in base al personaggio di punta che inizialmente era Blue Beetle (allora della Fox Comics e non ancora della DC), nominato anche, per semplificare le cose, Fantasma d’Acciaio alla sua prima apparizione e solo dopo Uomo Mascherato (nome col quale sarà però ricordato da noi il personaggio di Phantom di Lee Falk e Ray Moore).

 

Dal numero 67 la collana cambia nome in Collezione Uomo d’Acciaio, proprio per adeguarsi alla massiccia presenza del personaggio più ricorrente, che in quest’ultimo periodo vi comparirà praticamente ogni numero; sempre su queste pagine riappaiono Batman & Robin (dal numero 58), ribattezzati però Il Fantasma & l’Aquilotto, che continueranno ad essere pubblicati sia qui (fino al 1948) che su una nuova testata chiamata Urrà! (uscita per tutto il 1947, e dove esordì Robin), collana che divideranno oltre che con Superman anche con Tarzan (!).

Per quanto riguarda formati (difformi dall’originale), traduzioni (così così), tracopiature, aggiunte e rimaneggiamenti dei disegni, nulla cambierà però; sicuramente erano altri tempi, molto più pioneristici, con molte più difficoltà oggettive nel reperire i materiali originali, ma soprattutto un’epoca in cui la sensibilità e la cura verso il materiale da pubblicare era completamente all’opposto di quanto, dopo decenni di orrori editoriali, siamo faticosamente riusciti a raggiungere oggi, dove una logica di rispetto per l’opera e gli autori originali sono, per nostra fortuna, universalmente più accettate e soprattutto culturalmente acquisite, sia da parte di chi legge che di chi pubblica (anche se non sempre, con le dovute eccezioni).

Insomma, fossero anche veri “reati” (punibili dall’ergastolo alla pena di morte :-p), ormai sarebbero caduti in prescrizione; certo, non fu molto consolante come inizio, e se il buongiorno si vede dal mattino…

Capitolo 2 – La Mondadori & Nembo Kid! (parte 1)
Gli Albi del Falco e il Superalbo Nembo-Kid!

Dopo un esordio che definire atroce, editorialmente parlando, per gli eroi DC, è dire poco, pubblicati a casaccio e pure male, senza il formato corretto, i credits, le copertine originali, e spesso e volentieri anche le storie (perché ricalcate su dei lucidi dalle pagine già stampate delle edizioni americane o francesi), per non parlare delle traduzioni libere e fuorvianti, talvolta pure completamente avverse alla psicologia dei personaggi, la palla passa al colosso editoriale Mondadori qualche anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Nel maggio del 1954 parte infatti la collana finora più longeva (e probabilmente anche più di successo), dedicata agli eroi DC in Italia, ovvero quegli Albi del Falco – Nembo Kid che per ben sedici anni (fino al Marzo 1970, passando per ben tre decenni e alcuni cambi di titolo e formati!) terranno banco in edicola e porteranno i personaggi dell’Universo di Batman & Superman a diventare popolari anche qui da noi; come si intuisce già dal titolo, il nome di Superman viene cambiato ancora una volta in Nembo Kid (Il Ragazzo Nuvola…sigh), si dice per evitare di dover pagare anche i diritti sul nome originale, cosa che all’epoca obbligò l’editore a modificare il costume (e il mantello) del personaggio cancellandogli ancora una volta la classica “S” e lasciandolo con un triangolone prima rosso, poi giallo (senza senso) sul petto (argghh).

Il formato era nuovamente quello libretto, alla Topolino per intenderci, anche perché pubblicando già quella testata in quel formato era praticamente d’obbligo usarlo anche per altri personaggi, rivolti più o meno allo stesso target; nello stesso periodo inoltre, sempre maggio 1954, la Mondadori varava anche la testata sorella, ovvero gli Albi della Rosa, altro albetto spillato di poche pagine che presentava personaggi disneyani (diventerà in seguito gli Albi di Topolino), anch’essa di grande successo, che consentiva dato il medesimo formato (per 32 pagine) un abbattimento dei costi tipografici.

Inizialmente vengono proposte sistematicamente storie tratte dalle testate principali del solo Uomo d’Acciaio, ovvero Action Comics e Superman, quello che purtroppo non cambia, dalle vecchie e “rustiche” prime edizioni, sono i rimaneggiamenti dei disegni (a partire appunto dal costume di Superman/Nembo Kid) e le traduzioni più o meno “libere” rispetto all’originale, su cui c’è poco da mettere la mano sul fuoco; se Superman infatti si trova con nome ancora una volta cambiato e costume modificato, non va molto meglio a Batman che subisce lo stesso destino, con l’unica differenza che il costume glielo cambiano due volte.

La prima apparizione del Cavaliere Oscuro è sul numero 33, dopo oltre un anno di pubblicazioni (inizialmente quindicinali), con la prima storia proposta dalla collana World’s Finest (ovvero quella che presentava i team-up di Superman e Batman); il costume venne colorato interamente di rosso, per via delle presunte somiglianze con l’Uomo Mascherato che a quei tempi era molto popolare anche da noi, il nome invece fu cambiato in Pipistrello, magari più aderente al significato originale ma che portò ad aberrazioni come la bat-mobile o il bat-plano chiamati pipistrel-mobile o pipis-mobile e pipis-plano (argh!), oppure, nella migliore delle ipotesi, auton e aeron (sigh e sob!).

Peggio va a Robin, inizialmente tenuto uguale o proprio non nominato (almeno così si sono evitate fantasiose rielaborazioni del suo nome originale!), e col costume colorato prima di rosso, come per Batman, poi talvolta anche di rosa (se non altro la Mondadori pubblicherà tutti i suoi albi con le pagine colorate che si alterneranno a quelle in b/n due si e due no, limitando in parte i danni); col numero 103 gli Albi del Falco arrivano alla periodicità settimanale, e dal 105 iniziano ad essere finalmente pubblicate storie dell’Uomo Pipistrello tratte dalle sue collane principali (ovvero Detective Comics e Batman) e soprattutto almeno il nome viene cambiato per quello originale (con tutte le logiche conseguenze sulle sue apparecchiature collegate), il costume invece viene colorato ancora una volta in maniera sballata coi colori rosso e blu, in maniera opposta a quelli di Superman quasi a fargli da contraltare (tipo stivali e guanti blu, tuta rossa, al contrario di quelli dell’Uomo d’Acciaio).

Come si dice, davvero ottimo come “nuovo” inizio!

DC Comics in Italia

Capitolo 2 – La Mondadori & Nembo Kid! (parte 2)
Dal Comics Code alla Garanzia Morale!

Con la ripartenza proprio a metà degli Anni ‘50 in America di un sacco di testate dedicate a nuovi eroi DC (e non solo, la famosa Silver Age), finalmente la Mondadori ha di che riempire il suo albetto senza ricorrere alla produzione in proprio di sue storie, cosa che comunque continuerà a fare più o meno convintamente quasi fino alla fine delle sue pubblicazioni (se ne troveranno ancora ad esempio sulle collane finali di Superman e Batman); arrivano quindi in ordine sparso e alla spicciolata, Flash, Freccia Verde, Lanterna Verde, la Justice League/Amici della Legge, i Giovani Titani, Martian Manhunter/il Segugio Marziano, Hawkman & Hawkgirl/Falco & Alata, Atom (per fortuna non tutti storpiati o rinominati in maniera assurda come Supergirl/Nembo Star, Wonder Girl/Luce o Bizzarro/Duplex).

Nel giugno del 1960 esce quindi una sorta di almanacco mensile (sulla falsariga di quello di Topolino, anche come formato), chiamato Superalbo Nembo Kid, che dopo una sessantina di numeri divenne Batman – Nembo Kid passando alla quindicinalità; la nuova testata portò ulteriore confusione nella pubblicazione di molti personaggi perché presentati a zig-zag tra le due collane, senza contare l’inversione cronologica di alcune storie (tipo molte delle origini dei nuovi personaggi presentate dopo la loro prima apparizione), inoltre il formato più grande costrinse comunque il rimaneggiamento di tutte le tavole, onde far stare un numero appropriato di vignette per ogni pagina (sul numero 20 troviamo la mitica storia di Flash vol. I 123, Flash dei due mondi, sul 31 le sue origini tratte da Showcase 4!).

La cosa peggiore fu però l’adozione del Codice Morale da parte della Mondadori (istigata dai soliti genitori preoccupati che cominciarono a lamentare dubbi sulla bontà educativa delle storie), che introdusse un piccolo marchio con le lettere MG (Garanzia Morale), a partire dal 325 degli Albi del Falco (primi Anni ’60); questo portò a veri e propri rifacimenti  delle vignette (che già venivano “sistemate” per adattarle ai formati diversi dall’originale), per un certo verso artisticamente anche pregevoli, perché i ritocchi non erano evidenti o dozzinali come negli Anni ’40 da parte degli editori precedenti, ma ovviamente inaccettabili sotto ogni altro punto di vista.

A farne le spese casti baci sulla bocca che venivano “spostati” sulle guance, Alfred che viene “ferito” anzichè ucciso, Clayface (Faccia d’Argilla, uno dei più censurati per via del suo aspetto) trasformato in una maschera di ferro (certo non meno “terrorizzante”), mostri vari ridisegnati per farli sembrare meno paurosi con risultati non sempre comprensibili, tanto per citarne alcuni (ma se rintracciate gli articoli on-line sulla fanzine Glamazonia dell’appassionato Marcello Vaccari, di cui accennavo nel primo capitolo, ne scoprirete molti altri); un ulteriore (grave) problema è che gli albi originali erano stati censurati a monte dal Comics Code americano, che all’epoca aveva già mietuto vittime illustri in patria (tutte le testate EC Comics tanto per non fare nomi), per cui la versione italiana arrivò alla ulteriore censura di storie già censurate (!).

E non è ancora finita!

DC Comics in Italia

Capitolo 2 – La Mondadori & Nembo Kid! (parte 3)
Dagli Albi del Falco a Superman!

A metà degli Anni ’60 il logo degli Albi del Falco venne cambiato introducendo (incredibile ma vero), quello originale di Superman (a ben 27 anni dalla sua prima apparizione italiana!) e appaiandolo, anche se inizialmente più in piccolo, a quello già ben noto di Nembo Kid (dal numero 529); questo ovviamente corrispose al cambio di nome per il personaggio anche all’interno delle storie, dove a poco a poco ricomparve finalmente la sua classica “S” sul petto (e il logo di Superman venne man mano messo più in evidenza rispetto all’altro).

Di lì a breve la testata cambiò ancora titolo e formato direttamente in Superman (ancora più incredibile!), con l’albo 575 dell’aprile 1967, seppure con delle dimensioni non ancora uguali a quelle dei comic-book ma leggermente più “quadrate” (più largo e più basso) e soprattutto non a colori ma inizialmente in b/n (con toni di grigio); stessa sorte per Batman che già qualche mese prima, dal dicembre del 1966, anche sull’onda della “batmania” che arrivava dall’America grazie alla popolarità della serie televisiva e del film con Adam West, ebbe finalmente la sua testata, per la prima volta in Italia (sebbene già dall’anno prima avesse condiviso il nome sulla collana del Superalbo con Nembo Kid, chiusa poi col numero 85 nel maggio del 1966, evidentemente nell’ottica di riorganizzazione delle testate).

La cosa divertente è che fino ad allora il suo costume era ancora colorato di rosso e blu, ma passando sulla sua testata riprese i colori originali apprezzabili però solo nelle copertine, visto che all’interno era praticamente bianco, nero e grigio (sigh); per arrivare quindi ad una pubblicazione semi-decente (almeno graficamente) degli eroi DC da parte della Mondadori bisognerà aspettare Superman 608 e Batman 37 (verso la metà del 1968), che segnano il passaggio definitivo al formato comic-book classico (solo leggermente più alto e largo di qualche millimetro), e pure di nuovo al colore, ma sempre a pagine alternate (due si e stavolta due colorate monocromaticamente con tanto di diverse gradazioni di tonalità, ulteriore bizzarria editoriale dell’epoca).

Siamo giunti quindi al paradosso finale, dopo quasi quindici anni di pubblicazioni zeppe di “orrori” (per tacere degli altri editori precedenti), arrivati finalmente ad adottare per la prima volta in Italia il formato più vicino a quello originale, l’ultimo periodo per i due quattordicinali dura solo un annetto e mezzo, per concludersi nientemeno che nel marzo del 1970, ovvero manco a farlo apposta il mese PRIMA dell’esordio in edicola dell’Uomo Ragno e Devil dell’Editoriale Corno (mai passaggio di testimone fu più epocale!); Superman 651 chiude la gloriosa collana partita come Albi del Falco senza nemmeno il titolare della testata, ma con due storie di Superboy e di Supergirl, Batman 82 invece mostra un quanto mai profetico Uomo Pipistrello svenuto e malconcio in copertina

Evidentemente la massiccia censura, con annesse riscritture più o meno riuscite e più o meno pesanti delle storie, che alla fine risultarono sicuramente molto edulcorate ma in un periodo (praticamente un intero decennio), che vide in Italia la proliferazione di ben altri “eroi” (ovvero quelli “neri” alla Diabolik), ebbe il suo peso nel rendere Superman e soci abbastanza lontani dai gusti del pubblico; per tornare nelle sue grazie ci avrebbe pensato la Marvel che con la Corno rilanciò di fatto completamente il genere, insomma, quasi vent’anni di pubblicazioni buttate nel cesso (a meno di non aver perseguito come unico scopo quello di rendere indigesti gli eroi DC a più lettori possibile, in quel caso, missione completamente riuscita!).

DC Comics in Italia

Capitolo 3
Gli Anni ’70, il fuoco di paglia della Williams! (parte 1)

La lunghissima gestione Mondadori, caratterizzata da censure e rimaneggiamenti incredibili, cessa nel marzo del 1970 con una piccola appendice che porterà alla pubblicazione di un paio di storie di Flash sulla testata Comix, un assurdo trimestrale a colori, formato libretto, con copertine orripilanti fatte in Italia, collana che si concluse col numero 3 a inizio 1971 (della serie, al peggio non c’è mai fine); nel luglio dello stesso anno tocca ad una nuova casa editrice prendersi l’onore e l’onere di pubblicare gli eroi DC in Italia, ovvero la Williams Inteuropa che subito vara due testate dedicate a Superman e Batman, dalla grafica orribile e dai formati quasi comic-book (un centimetro più bassi e mezzo più larghi).

Il primo problema è che dal mese successivo la chiusura della gestione Mondadori era partita l’era Marvel-Corno con l’Uomo Ragno (aprile 1970) e Devil (Maggio 1970), proseguita poi con Il Mitico Thor e Fantastici Quattro nell’aprile del 1971, per cui c’erano nuovi eroi in edicola, non solo più appetibili come storie ma presentati anche molto meglio e fin da subito a differenza dei massacri perpetrati per decenni su Superman & Co.; se da un lato almeno il genere super-eroistico rifioriva (grazie però ai concorrenti), dall’altro scattava subito il paragone impietoso, sia per la confezione degli albi (nettamente migliore per i Corno, con formati azzeccati e buone se non ottime colorazioni), che per i contenuti, innovativi e subito fruibili quelli Marvel, non proprio brillanti e con troppi anni di storie pregresse (senza nessuna nota esplicativa) quelli DC.

La Williams non era comunque una casa editrice così sprovveduta, finirà anzi per pubblicare un discreto numero di altre collane assieme agli eroi DC, soprattutto personaggi per un pubblico infantile come il fantasmino Casper, Stanlio & Ollio, Autogatto & Topomoto, Dick Dastardly & Muttley, Fix e Fox, quasi tutto materiale Warner Bros/Hanna & Barbera (popolari per i cartoni in tv); sarà editore anche della prima edizione italiana in assoluto di Mad (13 numeri aperiodici dal gennaio 1971 al maggio 1973), e di altre pubblicazioni DC minori, come Tomahawk di genere western, diversi pocket horror e la brevissima testata Fobos che riempirà con storie tratte da collane come The Witching Hour, Tales of the Unexpected, Ghosts, dove spesso faceva capolino Phantom Stranger come anfitrione (stile Zio Tibia).

Tornando alla DC canonica, c’era, è vero, un buon periodo di Neal Adams da presentare che per diversi anni letteralmente graziò diversi personaggi che gli capitarono tra le mani, in primis proprio Superman e Batman fino ad arrivare a Deadman (rimasto però all’epoca totalmente inedito e apparso solo nei team-up con l’Uomo Pipistrello), passando per Lanterna Verde & Freccia Verde; grazie purtroppo alla storica sfortuna di questi personaggi quando arrivano da noi, la prima parte dei suoi lavori finì nell’ultimo periodo Mondadori, ovvero quello meno seguito (e comunque pubblicato come sappiamo), poi intercorsero diversi mesi senza pubblicazioni, e si perse altro materiale che semplicemente rimase inedito, infine il nuovo editore pubblicò quello che potè con i suoi scarsi mezzi, rendendo inguardabili molte di queste storie altrimenti graficamente eccezionali (meglio di così!).

La Williams cercò comunque, nonostante i suoi evidenti limiti, di essere almeno un po’ competitiva, colorando addirittura gli albi interamente, cosa che nemmeno la Mondadori faceva a suo tempo, e per dirla tutta neppure la Corno agli inizi, che proponeva il classico due pagine colorate e due in b/n (almeno fino al 1972); di quando in quando allegava poi anche adesivi e poster, cosa che la Mondadori non fece MAI (a parte qualche raccolta di figurine dedicate alla natura e ad altri argomenti educativi), mentre cartoline o altri gadgets li potevi eventualmente ottenere iscrivendoti al Super-Club che partì col cambio di testate Albi del Falco e Superalbo sostituiti da Batman e Superman (purtroppo invece la Corno in quanto ad adesivi e poster/manifesti non scherzava sicuramente, allegandone di belli e copiosi fin dall’inizio).

Una lotta quasi impari insomma, con l’ormai proverbiale sfiga nostrana della DC per cui quando anche l’editore prova a fare qualcosa per migliorare i propri fumetti, per esempio ricolorandoli interamente, lo fa poi con risultati certe volte agghiaccianti…

Capitolo 3
Gli Anni ’70, il fuoco di paglia della Williams! (parte 2)

Gli albi Williams sono un po’ come una lotteria, pescando a caso puoi trovare pure una copia graficamente riuscita e con una buona colorazione interna (i casi più rari), baciata evidentemente dalla fortuna di aver avuto gli impianti originali e da uno stato di grazia particolare dei redattori, oppure ti capita una roba orripilante, con copertine mutuate da vignette prese a caso da chissà dove (scelte con particolare cura perché siano tra le più orribili) e colori sparatissimi e debordanti che sono un pugno nell’occhio (con titoli fatti a mano libera da segnalare come esempi da NON seguire per chiunque si diletti in grafica).

Nonostante questo inizialmente pare addirittura che le cose funzionino e dopo 11 numeri mensili a 32 pagine di Superman (con in appendice Supergirl e La Rosa e la Spina, un’atipica supereroina di quel periodo) e Batman (con Batgirl e Robin), nel giugno del 1972 entrambe le testate vengono rilanciate con delle nuove serie a 48 pagine quattordicinali (!) a cui si aggiunge pure la testata di Flash (con in appendice Aquaman!), per la prima volta in Italia e anch’essa fin da subito con la medesima periodicità; il nuovo corso consente l’inserimento di nuovi comprimari, come Superboy, Lois Lane, e più avanti anche la Legione degli “Ultra Eroi” su Superman e Lanterna Verde su Batman (con storie più classiche di Gil Kane alternate casualmente con quelle di Neal Adams e Denny O’Neil del famoso ciclo di Green Lantern/Green Arrow).

Poi, ancora più rapidamente dell’apparente successo, arriva inarrestabile il declino editoriale, Flash chiude dopo 15 numeri nel marzo 1973 (da segnalare l’arco di storie di Aquaman contro la sua nemesi, l’abominevole Aquabeast, disegnato da un Jim Aparo eccezionale), Batman continua invece la sua corsa ma con gravi difficoltà, passando alla mensilità e saltando addirittura quattro mesi nel 1973 (da aprile a luglio), chiudendo col numero 21 nel gennaio 1974; Superman è l’unico a resistere venendo ancora rilanciato dopo 16 numeri della sua II serie e ripartendo per la terza volta da uno, stavolta alternando logo e testata con Superboy (che compare nei numeri dispari a partire dal primo), la cosiddetta “Collana Super”, riportata alle 32 pagine dal numero 3 e terminata col numero 28 (luglio 1974).

Da segnalare, sempre in tema di sfiga leggendaria della DC, il lungo arco narrativo del Superman di Kryptonite (Kryptonite Nevermore del 1971, su Superman 233/238, 240/242), famoso ancora oggi, cominciato sul numero 4 della I serie, proseguito per i numeri 6/11 e terminato col numero 1 della II serie; ovviamente all’epoca le storie che continuavano dalle precedenti erano le meno, la continuity negli albi DC era ancora all’acqua di rose soprattutto rispetto a quanto stava succedendo sugli albi Marvel, questo forse fu uno dei primi archi narrativi più articolati, la Williams riuscì a pubblicarlo arrivando con l’ultima puntata proprio sul nuovo numero 1, che partiva così con il finale di una storia lunga otto capitoli (quello che si dice un ottimo starting point!).

Ah, la sfiga non finisce qui, quelle storie sono state ripubblicate in un bel cartonato dalla Planeta un paio di anni fa (Superman – Mai più Kryptonite, 22 Euro), peccato che tutte le tavole ad esclusione della prima storia (ricolorata in tempi recenti), siano state fotografate per via della mancanza degli impianti originali, con effetto finale abbastanza sconfortante; paradossalmente l’edizione Williams diventa l’unica versione italiana “leggibile” e apprezzabile nonostante la sua ricolorazione (tutto sommato ancora discreta), solo che per procurarsi gli otto albi nel mercato dell’usato si rischia di spendere cifre dai 70 ai 100 (e oltre) Euro, a seconda delle condizioni in cui sono tenuti ovviamente (e sempre se si riescono a trovare!).

A sto punto verrebbe da chiedersi: ma in Italia qualcuno ce l’ha con la DC Comics per caso??

Continuate a leggerci e forse lo scoprirete!!

Capitolo 4 – Editrice Cenisio VS Editoriale Corno! (primo round!)
Il trionfo della Cenisio!

Gli Anni ’70 sono iniziati al peggio per la DC in Italia, ovvero come al solito (!), anche quando veniva pubblicata con continuità da un grande editore infatti era bistrattata come pochi; il decennio si apre appunto con la chiusura della gestione Mondadori, seguito da un limbo di qualche mese e poi dalla meteora delle edizioni Williams, un primo anno fatto di un discreto successo con aumento delle testate (da due a tre), periodicità (da mensili a quindicinali) e numero di pagine (da 32 a 48), e subito dopo un anno e mezzo dove tutte le proprie collane cominciano a stentare fino a chiudere una dopo l’altra.

Insomma, il tempo di gioire che già subito tocca piangere, per fortuna si sono evitate censure, rimaneggiamenti pesanti dei disegni e quant’altro, anche se paradossalmente problemi grafici ce ne sono stati a iosa seppure di altro tipo (impianti originali mancanti, colori rifatti malissimo, inserimento e rifacimento dei titoli nelle storie da dimenticare, copertine deturpate dalle scritte italiane e mezze coperte da loghi debordanti ecc.), ma d’altro canto stiamo qui a parlare di una sfiga leggendaria, mica di noccioline; contemporaneamente, come se tutto ciò non bastasse, si affermano pure gli eroi Marvel grazie alla Corno, in un periodo che definire d’oro per quei personaggi (e ancora oggi ricordato con molto affetto) è dire poco, insomma un quadretto idilliaco per gli eroi DC fino alla metà degli Anni ’70.

La Mondadori poi, non paga di tutto quello che ha causato, riservò ancora alcune sorprese a cavallo tra il 1973 e 1974, in piena fase finale della Williams, ovvero la pubblicazione di Wonder Woman, addirittura della Golden Age (cioè quella del 1941!), che per una decina di numeri venne ospitata sulla collana Il Mago – La rivista dei fumetti e dell’umorismo (dal numero 21 al 32); il personaggio evidentemente non era stato opzionato dal nuovo editore, che comunque in quel periodo stava già chiudendo le sue testate (era rimasto solo Superman), ma più che un accanimento della Mondadori a pubblicare ANCORA eroi DC, la scelta editoriale fu interamente di Fruttero & Lucentini (i famosi giallisti), allora direttori della rivista (!), che ne decantarono le diverse qualità, soprattutto come eroina femminista e portabandiera dei diritti delle donne, in un breve articolo introduttivo sul numero d’esordio.

Wonder Woman precedentemente apparve sempre per la Mondadori ma solo indirettamente, come co-protagonista nelle storie della Justice League/Amici della Legge col nome cambiato in Stella (urgh!), cosa nell’occasione per fortuna accantonata, tuttavia pur animati dalle migliori intenzioni evidentemente il destino contrario alla DC in Italia era più accanito, per cui tutto giocò nel farla sembrare peggio di quello che fosse; il formato della rivista era infatti over-size, addirittura un esorbitante 24×33, più di un moderno Absolute (non certo l’ideale per disegni così datati di cui si evidenziavano più difetti del necessario), senza colori ma in b/n, con episodi presi comunque a casaccio, sebbene per fortuna l’esatta sequenza cronologica non fosse così essenziale per la comprensione.

Stranamente il primo numero presentato fu effettivamente quello di All Star Comics 8, prima apparizione di Wonder Woman, ma senza due tavole (figurarsi se non c’era l’inghippo), mancavano le copertine (quella usata sul numero d’esordio fu un collage con altri personaggi della rivista, il Gatto Felix, Mafalda, Poldo Sbaffini di Popeye, che definire orripilante è dire poco); insomma, mancava il tassello finale all’opera di “presentazione sgangherata” dell’Universo DC (per non dire di distruzione), ma con un ultimo guizzo la casa editrice milanese riuscì a portare a termine la sua assurda missione.

Il 1975 trascorre quindi tristemente senza nemmeno un eroe della Distinta Concorrenza su un qualche albo da edicola italiano, mentre intanto quelli Marvel si consolidano alla grande; a riprendere in mano le speranza dei lettori ci pensa la benemerita editrice Cenisio, che nel gennaio del 1976 fa ripartire, com’era doveroso, due testate mensili per Superman e Batman.

La Cenisio è forse la prima casa editrice a produrre albi, soprattutto nel suo primo periodo, effettivamente collezionabili, che ancora oggi se trovati in buone condizioni fa anche piacere poter leggere e sfogliare (e non è poco), sicuri di trovarvi traduzioni abbastanza accettabili, una buona colorazione e addirittura una più rigorosa presentazione cronologica dei diversi personaggi, spesso con i riferimenti alle storie originali e agli autori (cosa fino ad allora mai avvenuta per gli eroi DC!); gli albi Cenisio inoltre, inizialmente riuscivano a reggere benissimo il confronto con quelli Marvel Corno, di cui avevano lo stesso numero di pagine (48), lo stesso prezzo (300 Lire), e pure tutte le pagine colorate, nonché un formato leggermente più alto e mezzo centimetro più largo delle loro controparti marvelliane (!).

Dopo tanto penare, per la prima volta nella storia delle pubblicazioni degli eroi DC in Italia, finalmente gli albi erano fatti quasi a regola d’arte e riuscivano ad essere competitivi se non addirittura leggermente superiori a quelli dell’agguerritissima  concorrenza; poi certo, la differenza la facevano anche le storie, e purtroppo quelle di Superman & soci continuavano ad avere troppi decenni di avventure arretrate sul groppo e ad essere pubblicati senza note esplicative o articoli seri di inquadramento del periodo presentato, cose che arriveranno un decennio più avanti grazie ad altri editori che entreranno in quest’ambito (la Star Comics in primis).

Capitolo 4 – Editrice Cenisio VS Editoriale Corno! (secondo round!)
I primi scricchiolii della Cenisio!

Il periodo Cenisio durato ben otto anni (fino al 1984), andrebbe diviso esattamente in due, con una prima fase molto buona fino all’incirca il 1980, che vide addirittura il moltiplicarsi delle testate (limitatamente a quelle DC), addirittura a sette (!), con le aggiunte a Superman e Batman del trimestrale Superman Selezione e Flash (con Lanterna Verde in appendice); c’è posto poi anche per Wonder Woman (con Aquaman), prima volta del personaggio in Italia in assoluto (visto che era apparsa solo sugli Amici della Legge mondadoriani e poi con la manciata di storie datatissime sul Mago), la Legione dei Super-Eroi e il Sgt. Rock, anch’essi al loro debutto assoluto come titolari di testata.

Dopo un momento molto favorevole, ricco anche di molti speciali (tra cui i famosissimi Superman contro Cassius Clay, Shazam, Wonder Woman, Flash, l’Uomo Ragno 2 e Batman contro Hulk!), la sfiga che perseguita la DC non poteva che tornare alla carica, arriva infatti una crisi generale del mercato editoriale (chiuderà anche la Corno per dire, ma non sarà l’unica casa editrice a crollare all’inizio degli Anni ‘80), che porterà a un progressivo ridimensionamento e ad una lenta agonia fino alla chiusura anche della Cenisio (ma incredibilmente mesi dopo il diretto concorrente!).

Il momento d’oro del nuovo editore dura quindi molto poco, già infatti un anno dopo la brillante partenza (coi numeri 13) gli albi non sono più colorati interamente ma solo due sedicesimi si e uno no (è stato bello finchè è durato…ma è durato veramente un po’ poco!), poi dopo altri sei mesi (coi numeri 18), anche il formato di Superman e Batman viene ridimensionato a quello comic-book classico (togliendo quel mezzo centimetro in più in larghezza); a quel punto gli albi Cenisio rispetto a quelli Corno a parità di prezzo e pagine ne hanno sedici in meno a colori, per cui un ideale primato di supremazia sul proprio concorrente (almeno come rapporto formato/prezzo), sfuma definitivamente (siamo solo alla metà del 1977).

A dispetto di un primo ridimensionamento nel giugno del 1978 la Cenisio vara un’altra testata, stavolta dedicata al velocista scarlatto, raccogliendo il testimone lasciatole dalla Williams, arrivando quindi ad avere anch’essa tre testate degli eroi DC, e tra i principali, tutte contemporaneamente in edicola; la collana parte come le altre con 48 pagine e una copertina da urlo che vede contrapposto Flash ad uno dei suoi storici nemici, Mirror Master, ma anche qui le pagine non sono tutte colorate ma due si e due no.

Da notare che comunque in tutto questo periodo le colorazioni (spesso obbligatoriamente rifatte per via della mancanza degli impianti originali o della loro difficile reperibilità), sono molto buone se non ottime e la cura editoriale è molto elevata (soprattutto per l’epoca), tanto che la stragrande maggioranza delle copertine era ancora del tipo “dialogato”, ovvero con i personaggi che esprimevano delle battute (spesso drammatiche e perentorie, come ogni buona cover richiedeva) in alcuni baloon, tutte ottimamente riproposte tradotte e graficamente curate dai redattori Cenisio.

La batosta come accennato precedentemente si ha nel 1980, da febbraio (col numero 21), Flash passa a 32 pagine, e dopo aver presentato anche qualche storiella di Batman o di Superman in appendice, dal numero 23 ospita fisso Lanterna Verde a cui viene anche aggiunto il logo in copertina; addirittura viene ripresentata la prima apparizione Silver Age del personaggio (quella con Hal Jordan che incontra Abin Sur di John Broome, Gil Kane e Joe Giella), ma non serve a molto e purtroppo nel novembre dello stesso anno la testata chiude i battenti.

La Cenisio però pareva crederci molto nei suoi personaggi, tanto che all’inizio del 1979 aveva varato ben altre due testate (seppure in un più prudente formato libretto e bimestrali e trimestrali), ovvero Sgt. Rock e La Legione dei Super-Eroi e ancora nel marzo 1980 addirittura il  mensile di Wonder Woman in quello comic-book (che diventerà Aquaman & Wonder Woman dal numero 5).

Il 1980 è quindi un anno horribilis per la casa editrice, attanagliata come altri da una profonda crisi del mercato, per cui assistiamo ad uno stillicidio di chiusure, il Sgt. Rock col 6 a febbraio, la Legione col 7 e Wonder Woman appena con l’8 a ottobre, Flash col 30 a novembre, e a giugno del 1981 chiude anche il supplemento Superman Selezione con il 17; inoltre tra l’ottobre e il dicembre del 1980 escono gli ultimi Batman (58) e Superman (60) in formato comic-book, passando entrambi ad un più modesto formato ridotto, con il primo che diventa Batman & Co. e raccoglie i resti di tutti i personaggi delle testate chiuse (pubblicando ancora qualche storia di Flash, LV, WW e Aquaman).

Capitolo 4 – Editrice Cenisio VS Editoriale Corno! (terzo round!)
Il declino della Cenisio!

Le molte chiusure del 1980 delle testate Cenisio proseguono e culminano a novembre 1981 con Batman, qualche sua storia compare ancora su Superman, l’unico che riesce a resistere in edicola fino al 108, che segna la cessazione definitiva di ogni pubblicazione DC da parte sua nel dicembre 1984, addirittura nove mesi dopo la chiusura della Corno (!); sfatiamo quindi un luogo comune secondo cui quest’ultima ha reso indelebilmente più famigliari gli eroi Marvel qui da noi, mentre quelli DC non se li ricorda mai nessuno, sottintendendo una certa qual superiorità a prescindere delle pubblicazioni della prima, quali che siano, su qualsiasi della seconda.

All’inizio degli Anni ’80 l’Editoriale Corno ha perso come tutti un sacco di lettori, ha chiuso una marea di testate (F4, Thor, Difensori), rimanendo solo con il Settimanale dell’Uomo Ragno prima e con la sua II serie dopo, con l’aggiunta della ristampa Gigante, come uniche testate in edicola; soprattutto i suoi personaggi non erano più quelli brillanti e innovativi degli esordi, graziati da Stan Lee e da grandissime firme ai disegni, risentendo anche loro dell’inevitabile appannamento dovuto alla discreta continuity accumulata (che nessuno districava per i nuovi lettori con delle note) e al calo grafico e narrativo, aggravati da una cura editoriale complessiva (traduzioni, carta, colori), di pessima fattura.

In quel periodo e dopo la cessazione delle sue pubblicazioni italiche, gli eroi Marvel come appeal potevano essere abbastanza appaiati a quelli DC, gli albi Corno erano commercialmente poco considerati, un universo intero ormai tramontato definitivamente, molti se ne sbarazzavano a prezzacci assurdi (medalcalcio e manifesti compresi), tanto che alcuni appassionati e commercianti di fumetti vantano ancora oggi di essersi fatti l’intera collezione proprio all’epoca, pagandola cifre ridicole; ci sarebbe voluto qualche anno, prima con l‘arrivo dell’Uomo Ragno Star nel 1987 e poi col fiorire di nuove testate di editori interessati ai super-eroi (soprattutto Marvel), per ridestare un minimo di interesse per quegli albi, fino a farne lievitare enormemente le quotazioni alle cifre odierne che tutti conoscono, ma parliamo già dei primi Anni ‘90.

Purtroppo il detto “mal comune, mezzo gaudio” è di magra consolazione, la Cenisio potrà vantare anche una cura un po’ migliore della Corno nel suo periodo finale di gestione, ma ciò non toglie che anche lei dopo il 1980 comincia a traballare per traduzioni, colorazioni, adattamenti grafici e pure come cura nella presentazione cronologica delle storie (di cui finiscono per omettere anche i riferimenti agli albi originali); certo, il fatto che termini la sua corsa nel dicembre del 1984, ben dieci mesi dopo la chiusura dell’ultima collana dell’Uomo Ragno (col 58) e nove mesi dopo il 93 dell’Uomo Ragno Gigante (ultimo numero della sua ristampa, del marzo dello stesso anno), sono solo dei piccoli primati dal valore abbastanza effimero.

Di tutta la sua discreta (per quantità e qualità) produzione, vale la pena ricordare i primi 60 numeri di Superman, caratterizzati dai disegni di un pur sempre solido e godibile Curt Swan e da una pletora di nemici bizzarri (Terra-Man, Black Rock, il classico Lex Luthor con la sua armatura da battaglia, il sinistro Master Jailer/Capo Carceriere, ma soprattutto il Parassita), e il ciclo di Marshall Rogers su Batman (mai più riproposto integralmente); su Flash sono ricorrenti i duelli col Professor Zoom (ribattezzato Contro-Flash o Anti-Flash!) e sugli ultimi albi della sua collana avviene l’omicidio di Iris Allen (la sua fidanzata), che sfoceranno molto più avanti nel suo celebre processo per aver ucciso Zoom ritenuto responsabile (albi tutti rimasti inediti), o l’Aquaman ancora di Jim Aparo su Wonder Woman (contro villain del calibro del “Pescatore” o Ocean Master).

Il periodo Marvel Corno si era quindi concluso lasciando più macerie che schiere di fans in trepidante attesa di nuove avventure, e a popolarità gli eroi DC non stavano certo meglio, ma manco così peggio, chiaramente le storie, i personaggi e gli autori proposti devono avere un minimo di qualità intrinseche, ma se ciclicamente non c’è un rinnovo dei lettori e si pensa di poter andare avanti per decenni sostenuti solo da uno zoccolo duro di fan nostalgici di periodi passati particolarmente felici (che solitamente si restringe col passare del tempo), non si arriva certo molto lontani.

Il problema sarà quindi alla ripresa delle pubblicazioni per entrambe le case editrici, quale dei due universi narrativi avrà le carte migliori in mano ma soprattutto quale verrà riproposto in maniera azzeccata e vincente e quale no, ma la risposta purtroppo già la sapete…

Capitolo 5
Il periodo Labor Comics, ovvero sarebbe stato bello se…

Dopo la fine della gestione Cenisio nel dicembre 1984, bisognerà aspettare solo fino all’ottobre del 1985 per rivedere in edicola qualche testata con degli eroi DC, ma vale la pena fare ancora un passo indietro e ricordare il periodo che la vide contrapposta alla Corno, la quale pubblicò inaspettatamente anche lei materiale della Distinta Concorrenza (!).

Oltre al classicissimo speciale over-size che vide l’Uomo Ragno affrontare per la prima volta Superman (agosto 1976), abbiamo il Soldato Fantasma (con in appendice Haunted Tank/Lo Spirito del Carro e altre brevi storie di guerra), durata 16 numeri quindicinali, dal marzo all’ottobre del 1977 e probabilmente il più conosciuto Kamandi, di cui propose l’intero ciclo iniziale di Jack Kirby e pure qualcosa oltre, anch’esso quindicinale sempre dal marzo del 1977 fino all’agosto del 1978 per 38 numeri (e tra i comprimari New Gods, Jimmy Olsen e un po’ del Sandman classico); dal giugno del 1978 pubblica infine in formato però ridotto (che userà poi anche per il suo Settimanale dell’Uomo Ragno nei primi Anni ’80), la collana antologica chiamata molto fantasiosamente il Super-Eroe, contenente Forever People, Mister Miracle, Challengers of the Unknown (tutti di Kirby, ma non tutti completi) e Starfire, Isis, Star Hunters (altre testate DC).

La sfortuna che perseguita la DC è così beffarda che consente a due di queste serie, ovvero Kamandi e Soldato Fantasma, certo non tra i titoli più di spicco, di essere pubblicate nel migliore dei modi (formato corretto e tutte a colori), mentre il resto della produzione di punta non gode del medesimo trattamento, in quanto alla seppur brava e volenterosa Cenisio non riuscì mai di proporre formati e colori esatti contemporaneamente, pur andandoci molto vicino (se non è un accanimento che ha del sovrannaturale questo!).

Tornando a bomba sulla Labor Comics, la chiusura della Cenisio giunse, come detto nell’ultimo capitolo, in un periodo di crisi generale del fumetto in Italia, sicuramente di quello supereroistico, visto che appunto anche la Corno dovette cessare le pubblicazioni; il genere non era più tra quelli commercialmente appetibili (anzi!), per cui non deve stupire che il primo editore disposto a riproporre materiale americano, e in particolare proprio della DC, scegliesse i titoli tra quelli meno super-eroistici del suo parco testate.

Ne venne fuori un piccolo gioiellino di rivista (72 pagine a 2000 Lire) chiamata Match, con Jonah Hex, una sorta di western molto atipico, a partire dal volto sfigurato del protagonista, Vigilante, il Punitore della DC (ma molto meno violento) e infine i Visitors, ovvero la collana a fumetti dedicata al telefilm di culto dell’epoca, sebbene forse un po’ in ritardo rispetto alla messa in onda; lo stesso mese partì anche Alien, rivista gemella ma con 96 pagine e materiale Marvel/Epic (con Moon Shadow, Solomon Kane, Crash Ryan, Timespirits, Coyote), altri personaggi chiaramente lontani dai super-eroi classici.

Il rammarico nasce guardando la qualità delle testate Labor, brossurate, con copertine plastificate, carta patinata (!), sebbene non fosse il massimo con la vecchia colorazione coi retini, rilegatura dei sedicesimi a filo refe (!), pagine tutte a colori, grafica decente, buone traduzioni, addirittura la presentazione di molte copertine all’interno, c’era solo un formato un po’ più basso rispetto a quello comic-book, insomma un vero e proprio ben di dio editoriale dedicato però alle testate più marginali della DC (ma figuriamoci se poteva andare diversamente); nel 1986 l’editore pensa di rilanciare anche i super-eroi, partendo purtroppo da quelli Marvel cui dedica i primi due volumi della nuova rivista chiamata appunto Marvel (ancora oggi nota tra gli appassionati), però appena si vocifera di una possibile testata anche per gli eroi DC la casa editrice fallisce (!).

Inutile dire che certe vicende per come si sono svolte lasciano veramente allibiti (secondo alcuni non fu nemmeno colpa delle collane che non vendevano, ma dell’editore poco accorto nella gestione dei soldi), per cui il periodo Labor dura veramente pochi mesi, dall’ottobre del 1985 al luglio 1986, data entro la quale conclude praticamente tutte le sue pubblicazioni; Match era già finito a maggio col numero 6, Alien addirittura ad aprile col 5, usciranno ancora una manciata di graphic-novel Marvel (nella collana Labor Comics, chiusa con Conan e la Regina di Acheron) e poi ben due cartonati (ricercatissimi dagli appassionati, a prescindere del reale valore delle storie), dedicati invece a eroi DC, ovvero Super Powers di Jack Kirby (la prima miniserie in 5 parti del 1984), e Sword of the Atom, uno dei fumetti sui supereroi considerato tra più rari in Italia (!), mini di 4 numeri del 1983 (con tre special probabilmente non inclusi) del misconosciuto Jan Strnad, forse più noto come scrittore di fantascienza e Gil Kane, nella collana Comic Book durata due soli numeri.

Rimane clamorosa la possibilità mancata di avere il rilancio DC a partire da Crisis (ricordiamo che era il 1985/1986!), a ridosso dell’edizione americana, con tutte le testate, soprattutto quelle principali, presentate in maniera organica e ottimale perché in mano ad un unico editore, con una cura editoriale molto avanti per l’epoca; della Labor restano, paradossalmente, una manciata di albi e volumi molto ben allestiti e come s’è visto in alcuni casi molto ambiti dai collezionisti (pare che gli arretrati rimasti nel suo magazzino al momento del fallimento siano stati mandati al macero!), ma che non presentavano certo capolavori, né chissà quante saghe complete, anche perché non ne ebbero proprio il tempo! 

Capitolo 6
Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, massacrato dalla Rizzoli! (p.1)

Dopo la breve esperienza Labor Comics, all’inizio del 1986 avevano fatto capolino le prime timide testate Marvel che nell’iniziare un nuovo ripopolamento nelle edicole furono sicuramente più fortunate; la prima è sorprendentemente I Transformers della Play Press, mossa azzeccata (una delle poche) visto che in quel periodo erano molto popolari per le serie tv e i giocattoli, usciti ad aprile proprio quando chiudeva Alien della Labor, poi a maggio chiudeva Match e a luglio Marvel mentre a settembre usciva il Conan in b/n formato bonelli (con le storie di Savage Sword), della Comic Art, ancora una volta quasi una sorta di passaggio di testimoni tra editori ed eroi al tramonto e quelli in futura ascesa.

Chiaramente di super-eroi veri e propri ancora nessuna traccia, a parte l’Uomo Ragno col suo costume nero apparso sul numero 3 dei Transformers (giugno 1986), prima apparizione dopo la fine della Corno (con delle traduzioni un po’ balorde), il quale ritornerà in pianta stabile nelle nostre edicole solo con la testata Star Comics (che prosegue ancora oggi per la Panini), che uscirà nel maggio 1987; per ritrovare invece un eroe DC pubblicato male (se non malissimo), perché diversamente non avrebbe certo potuto andare, basterà attendere sette mesi e il gennaio 1988 con l’apparizione della prima parte del Ritorno del Cavaliere Oscuro sulla rivista Corto Maltese della Rizzoli (!).

La DC Comics si dice cercasse nuovi editori per i suoi personaggi in Italia, ma scottata dalle ultime gestioni avrebbe preferito un grosso nome, che potesse garantirgli la miglior visibilità e presentazione dei proprio eroi, cosa in linea di principio più che condivisibile e quindi la scelta di una casa editrice come la Rizzoli, sulla carta, era tra le migliori possibili; come ormai dovreste aver tutti capito invece, più si è cercato di proporre al meglio gli eroi DC e peggio è andata, tant’è che la Rizzoli verrà ricordata indelebilmente negli annali come una delle case editrici PEGGIORI di sempre nell’aver proposto la DC da noi.

Innanzi tutto la scelta di introdurre materiale americano, e nella fattispecie super-eroistico, seppure inizialmente di sicura fattura autoriale, strideva non poco con la natura votata ai viaggi “letterari”, soprattutto in località esotiche, cui la rivista era dedicata (a partire dal titolare che però non vi compariva più granchè), per non dire che col Batman urbano e hard boiled di Miller ci faceva direttamente a pugni; l’Uomo Pipistrello vanta la copertina, tratta da una efficace splash page e non certo quella originale (di cui non ne presenteranno manco una, nemmeno in volume), e ci sono pure due corposi articoli introduttivi, uno di Carlo Oliva sul Batman delle origini (con riproduzione di alcune vignette tratte dal libro Batman – Dagli Anni ’30 agli Anni ’70), e l’altro addirittura di Alan Moore (!), probabilmente ripreso dall’introduzione al volume originale.

Tutto bene, apparentemente, in realtà il titolo proposto all’interno è Batman, il Cavaliere Oscuro Ritorna (olèè), assieme al suo primo capitolo abbiamo un racconto su una contadina guatemalteca (!?!?!), illustrato da Sergio Toppi e un articolo dedicato a Sir Percy Harrison Fawcett, ufficiale d’artiglieria di sua Maestà la Regina Vittoria (!?!?!?!?); troviamo inoltre l’ultima parte dell’Isola del tesoro illustrato da Pratt (forse non tra le sue prove migliori), un altro articolo sulle musiche strumentali delle culture indigene (ma che ca…), e la seconda parte di Nina di Francesco Rubino, quadrilogia dedicata ai banditi del Sertão brasiliano negli Anni ’20 (!?!?!), insomma un papocchio incredibile dove il Batman milleriano ci sta giusto come un pugno nell’occhio o un calcio nelle parti basse.

Il problema non è nemmeno l’allestimento base di Corto Maltese, perché tolto Batman in fondo il resto messo assieme avrebbe avuto anche senso, la cosa grave è stata impostare una rivista del genere e poi quando magari i lettori calano si pensa bene di rivitalizzarla buttandoci dentro un qualcosa che si pensa di richiamo (all’epoca della storia del Ritorno del Cavaliere Oscuro ne parlarono anche tv e giornali), ma che non c’entra completamente niente con tutto il resto; (non) sorvoliamo poi sulle traduzioni, l’isola di Corto Maltese ad esempio, omaggio di Miller proprio al noto personaggio di Pratt, citata più volte nel corso dell’avventura, viene ribattezzata “Maltilla” Maltese per non confondere i lettori (!?!?!), inoltre in alcuni punti, soprattutto in questo primo capitolo (tavola 21), i dialoghi hanno evidenti falle nell’adattamento (ma ci fu chi criticò apertamente anche le traduzioni, del compianto Enzo G. Baldoni).

Gli eroi DC non comparivano più in edicola dal dicembre 1984, ovvero tre anni, Batman in particolare aveva chiuso nel novembre 1981, e dalle sue ultime apparizioni sul Superman Cenisio erano passati almeno cinque anni, il suo “ritorno” fece anche un certo scalpore (per l’interesse che aveva suscitato tra i media in patria), ma rimase quasi un caso isolato e si cominciò addirittura a dubitare sulla sua prosecuzione perchè la seconda parte non uscì per ben sei mesi (!); consci di aver forse infilato un cactus in un prato di margherite, o magari pensando fosse materiale marginale rispetto ai piatti forti della rivista (e allora perché pubblicarlo?), il Batman di Miller resta in panchina fino a luglio (!), e si conclude solo l’anno dopo (!!), con la terza parte a febbraio e con la quarta e ultima a giugno 1989, ovvero un anno e mezzo per presentare una miniserie, epocale, di soli 4 capitoli (!!!).

Mentre il cosmo DC in patria ripartiva grazie a Crisis, in Italia i diritti degli eroi principali rimangono quindi bloccati dalla Rizzoli che inizialmente pubblica poco e male solo alcune graphic-novel e albi o mini prestige (soprattutto di Batman), intanto escono i Fantastici Quattro, il Punitore, Capitan America & i Vendicatori della Star (fine 1988/inizio 1990), e Iron Man, The ‘Nam, Nuovi Mutanti, D.P.7, Silver Surfer, Wolverine, X-Marvel e G.I.Joe della Play Press (stesso periodo) e quindi il parco Marvel comincia a consolidarsi, tra serie classiche e per le nuove generazioni; sulla posta dei primi numeri dell’Uomo Ragno un giovane Lupoi si fece scappare la possibilità di varare due testate targate Star Comics dedicate a Superman e Batman, partendo da Man of Steel di Byrne e da Year One di Miller/Mazzucchelli, ma purtroppo le cose non andranno così…

Capitolo 6 –  (p.2)
Le nefandezze imperdonabili della Rizzoli.

Molto sinteticamente, la Rizzoli di fatto pubblicherà malissimo molto materiale da lei opzionato, arrivando a vette veramente inusitate di sciatteria editoriale, che trovano eguali solo nelle edizioni degli Anni ’40 o ’50 (!), cosa oltretutto dovuta soprattutto all’intento di tenere a galla una rivista, Corto Maltese, evidentemente sul viale del tramonto e da chiudere, ma che sacrificando discrete quantità di ottimo materiale a lei estraneo ha potuto campare per altri anni (fino all’estate 1993).

Ecco quindi un’agevole elenco dei suoi principali obbrobri editoriali:

  • Pubblicare Dark Knight Returns in 18 mesi del tutto aperiodicamente (senza avvisare mai i lettori sulla data d’uscita della puntata successiva), con sbavature nelle traduzioni e senza copertine originali.
  • Idem come sopra per Ronin (sempre di Miller), solo con meno mesi di salto tra un capitolo e l’altro e con traduzioni più accettabili.
  • Inserire il Superman post-Crisis di Byrne (da Corto 59 dell’agosto 1988), in tristissimi inserti staccabili inizialmente di 32 pagine, senza copertine, dalla carta pure scadente, e tagliando addirittura la pubblicazione dell’ultima tavola, fondamentale, dell’ultimo capitolo della mini del rilancio, Man of Steel.
  • Pubblicare la collana regolare successiva (sempre di Byrne), saltando episodi anche fondamentali (tipo chessò, giusto i  primi!).
  • Mettere in appendice alle storie di Superman otto pagine (8!) di Watchmen, spezzando ogni capitolo in tre parti, omettendo le appendici testuali (per completarlo, e monco di queste ultime, ci vorranno due anni!); riscontrando un “certo” interesse dei lettori soprattutto in questi inserti, bontà loro porteranno le pagine a 48 (con due storie di Superman) e relegheranno Watchmen in inserti tutti suoi (bi o trimestrali).
  • Va un po’ meglio a V for Vendetta finito in sei inserti, molti rifilati tutti storti, ma collezionabili in un raccoglitore opportunamente offerto con la prima uscita.

  • Black Orchid (altro materiale Vertigo), mini di tre numeri prima allegato come volumetto e poi completato come inserti (!); gli autori erano “solo” Neil Gaiman e Dave McKean!
  • Batman Year Two abbinato come due inserti (Corto 97/98, ottobre/novembre 1991), quando Year One venne allegato come due volumetti.
  • Batman vs Predator finisce in tre inserti senza copertina ma con la prima tavola di ogni capitolo riquadrata con un bordo nero a mò di bizzarra cover (Corto 112/114, gennaio/marzo 1993, a pochi mesi ormai dalla chiusura della rivista).
  • Le serie regolari di Batman intanto rimangono inedite fino al 1992, mentre vengono pubblicati miniserie e albi prestige; Superman invece proseguiva, ma a spizzichi e bocconi e non certo cronologicamente in maniera rigorosa, mentre nel frattempo altri editori presentavano Crisis, cercando di far ripartire l’Universo DC in Italia con serie non sempre di primo piano e importanza.
  • Pubblicare complessivamente materiale di altissimo pregio e importanza, anche Marvel (Elektra Assassin, Silver Surfer – Parabola), sparso a puntate “casuali”, che si intrecciava variamente mescolato con altro materiale eterogeneo (magari di grandi autori come Crepax, Toppi o Manara, per dirne tre, ma che messo tutto assieme faceva a pugni), e/o con inserti inguardabili una volta staccati dalla rivista, spesso senza copertine, pagine e parti mancanti, traduzioni anche sballate (per fortuna in pochi casi), a prezzi decisamente alti (5000/6000 Lire dell’epoca, quando l’Uomo Ragno ad esempio ne costava solo 2000 o 2500).

Chiaramente si pagava la rivista, ma talvolta per molti oltre all’inserto non rimaneva null’altro da tenere…

Le poche cose buone.

Per amor di verità bisogna anche elencare quanto di buono, molto poco e comunque sempre meno degli orrori perpetrati, la Rizzoli riuscì a proporre col materiale DC in suo possesso:

  • I volumetti allegati, tutti albetti prestige di 48 pagine, cinque di numero (sei, contando quello assurdo di Black Orchid), uno più bello dell’altro, di qualità veramente molto buona; il primo fu la versione a fumetti del film di Batman (ottobre 1989, su Corto Maltese 73), addirittura di 64 pagine, notevole anche perché forse una delle poche riduzioni veramente interessanti (era il primo cine-comic dell’era moderna, dopo i quattro Superman), disegnato da un ottimo Jerry Ordway.
  • Seguono i bellissimi The Killing Joke (Corto 76, gennaio 1990), Batman – Year One in due parti (Corto 78 e 81, del marzo e giugno 1990), e il cerchio si chiude con Batman – Il ritorno la riduzione a fumetti del secondo film, forse non  all’altezza del primo come confezione (Corto 108, settembre 1992).
  • La riedizione in volume di Dark Knight Returns e Ronin (volendo anche Elektra Assassin), comunque edizioni di pregio e di grande formato, come quello della rivista, sorta di Absolute ante-litteram seppure solo brossurati con bandelle, mancanti solo delle copertine originali (non sempre presenti però nemmeno nelle edizioni successive).
  • La riedizione in volume di Watchmen in formato comic-book, con tutte le copertine e le appendici, tradotto a regola d’arte e con qualità di carta e stampa pregevolissimi, vinse anche un premio come volume meglio allestito di quell’anno (il 1993); lo spesso tomo, ancora oggi ricercato a prezzi ragguardevoli, presentava come copertina la vetrata in frantumi da cui veniva buttato giù il Comico, ovvero la vignetta ancora precedente la cover del numero 1 (lo smile insanguinato al bordo del marciapiede che prosegue poi nella prima vignetta), e per questo si può dire l’edizione più completa dell’opera (sorta di edizione riparatoria, DOVEROSA, per i danni causati con gli inserti staccabili).
  • Stesso discorso per il volume di V for Vendetta, con la differenza che questo titolo venne meno massacrato dell’altro all’epoca della serializzazione su rivista.
  • Il Batman Glenat (sotto-etichetta Rizzoli, come la Milano Libri che pubblicava Corto Maltese), quindicinale controverso partito nel settembre 1992, in ritardo rispetto al resto del materiale DC post-Crisis di altri editori (soprattutto Play Press), molto criticato ma che forse era meno peggio di quello che poteva sembrare (però la rabbia dei lettori verso la gestione Rizzoli e soprattutto del direttore editoriale, Fulvia Serra, divenne proverbiale); presentò sia Batman che Detective Comics esattamente dal numero successivo a Batman Year One, e quando venne il momento anche la nuova collana Legends of the Dark Knight (dal numero 15), in preciso ordine cronologico.
    In appendice mise il Batman degli esordi da Detecitve Comics 27, preso nientemeno dagli Archives americani (quindi perfettamente restaurato e ricolorato), oltretutto praticamente inedito visto come era stato pubblicato nel primo Dopoguerra; successivamente lo tolse anche per le molte proteste dei lettori (!), inserì diversi speciali nella collana (La Vendetta di Bane, Sword of Azrael, l’elseworld Batman & Dracula – Red Rain), molti dei quali preparatori per il Knightfall che cercò di anticipare, ma si fermò nel marzo 1995 (col numero doppio 51/52), proprio con il secondo numero dedicato all’epocale saga batmaniana (Superman intanto era già passato alla concorrente Play Press che lo rilanciò subito con la sua altrettanto epocale morte nel novembre 1993).

Anche quando un editore si ravvede e cerca di rimediare, almeno in parte, alle sue orripilanti scelte editoriali, subentrano chissà quali altri imprevisti per impedirglielo, classico esempio di leggendaria sfiga DC qui in Italia (lunga 70 anni mica per nulla!).

Capitolo 7
La Comic Art, ovvero come pubblicare quel che di buono era rimasto, gestendolo pero’ al peggio!  (parte 1)

La Comic Art, quasi contemporaneamente alla Rizzoli (1989/1995), raccoglierà diverso materiale DC di secondo piano, pur tuttavia di discreto pregio, e Vertigo di primissimo rilievo (in testa il Sandman di Neil Gaiman), ma lo pubblicherà nel suo piccolo proprio come la Rizzoli, ovvero in maniera come minimo incasinata, mescolato con altro materiale americano di varia provenienza (Marvel, Epic, First Comics, Fantagraphics Books, Warren Publishing, Kitchen Sink, Eclipse), nelle sue riviste contenitore (di un po’ tutto).

La casa editrice di Rinaldo Traini pubblicava già due riviste “autoriali” concorrenti di Corto Maltese, ovvero Comic Art e l’Eternauta (dal 1984), poi dal settembre del 1986, come accennato nei precedenti articoli, iniziò ad occuparsi anche di eroi Marvel con il Conan in b/n di Savage Sword (in formato bonelli), bissato dalla versione a colori dal marzo 1989 con le storie di Conan the Barbarian; intanto i super-eroi classici in edicola rifiorivano grazie a quelli Marvel pubblicati da Star Comics e Play Press, da buona ultima (assieme alla Max Bunker Press nel 1990), l’editore decise di buttarsi decisamente sul genere solo nell’agosto 1989 con la famigerata rivista di 96 pagine All American Comics (AAC) -mutuato dal titolo di una collana della Golden Age che pubblicò il primo Lanterna Verde/Alan Scott), sorella delle altre due-

Inizialmente la testata pubblica lo Shadow di Chaykin, fresco di rilancio post-Crisis per la DC, e il Deadman di Helfer & Garcia Lopez (idem come sopra), abbinandolo però all’ostico Stray Toaster di Sienkiewicz della Marvel/Epic; quest’ultimo ottiene così tante critiche dai lettori che viene inizialmente stoppato, mentre subentrano Outcasts, maxiserie sempre DC in 12 parti, di Matt Wagner & Alan Grant ai testi, Cam Kennedy e Steve Montano ai disegni (di ambientazione fantascientifica e apocalittica, con alcuni personaggi che si rivedranno tempo dopo su Lobo, Gladiatori non Americani), e il bizzarro (e molto poco supereroistico) Muden’s bar disegnato da Brian Bolland (!), della First Comics.

Finite le mini di Shadow e Deadman, vengono rimpiazzate con Time2 di Chaykin (ancora della First) per garantirne la presenza, ma certo non equiparabile come genere (e comprensibilità), e inizia il Deadman classico di Neal Adams, oltretutto inedito fino ad allora (risparmiato dai rimaneggiamenti della Mondadori e dalle edizioni poverelle della Williams); poi la cosa degenera e assieme al secondo capitolo di Stray Toaster (spezzato in due parti per via dello scarso gradimento dei lettori), paradossalmente pubblicato con l’inversione di alcune tavole poichè era incomprensibile pure per i curatori della testata, vengono pubblicati anche Rom Spaceknight della Marvel degli Anni ’80 (di Sal Buscema!), una più recente graphic novel dell’Uomo Ragno (Spider-Man: Hooky di Bernie Wrightson), l’ostico American Flagg ancora di Chaykin, lo Shadow classico di Mike Kaluta, Li’l Abner di Al Capp (degli Anni ’50) e  alcune storie brevi di Frazetta (cui la rivista dedicherà una sontuosa cronologia).

Insomma, un guazzabuglio di autori e personaggi (e case editrici), anche molto distanti per stile, epoca e tenore delle storie che finì per scontentare tutti, tanto che la prima incarnazione della rivista finisce col numero 12; invece di farla ripartire con un nuovo assetto sfruttando il passaggio allo pseudo formato comic-book della Comic Art, che era più basso di ben un centimetro e mezzo rispetto a quello canonico, si decide per un’assurda staffetta di numeri Marvel e DC (di cui oltretutto le due case editrici non sono granchè contente), continuando lo Shadow di Kaluta, il Deadman di Neal Adams e Outcasts a partire dal numero 13 (ottobre 1990).

Poco prima aveva esordito un’altra pubblicazione della Comic Art, ovvero Horror (giugno 1990), antologico di 64 pagine in formato comic-book, che presentava materiale adulto (tipo Tapping the Vein di Clive Barker o Death Rattle della Kitchen Sink), DC classico (storie brevi di House of Mystery e House of Secret, Witching Hour), e Vertigo, tra cui Hellblazer (di Delano/Ridgeway); sugli ultimi due numeri venne fatto esordire anche il Sandman di Neil Gaiman e, dopo quello di Len Wein e Bernie Wrightson, lo Swamp Thing di Alan Moore, Steve Bissette e John Totleben (altro bel guazzabuglio di rivistina).

Il sommario di Horror così bene assortito portò anche in questo caso alla chiusura della testata col numero 13 (luglio 1991); da notare che al ciclo classico di Swamp Thing mancavano solo due storie (poi la collana sarebbe proseguita con altri autori), ma si opta lo stesso per passare a quello di Alan Moore sul penultimo numero, lasciando quindi monco il primo (verrà completato più di dieci anni dopo dalla Planeta in un cartonato pieno di refusi!).

La chiusura di questa testata e dei numeri DC di All American Comics porta alla decisione, forse a quel punto inevitabile, di fare un’ulteriore miscela di tutti i titoli rimasti orfani di una pubblicazione finendo per indirizzarli in una nuova testata, mescolando praticamente il casino fatto con la prima rivista al casino fatto con la seconda (!).

Capitolo 7
La Comic Art, ovvero come pubblicare quel che di buono era rimasto, gestendolo pero’ al peggio!  (parte 2)

Dopo aver tentennato per anni pubblicando (male) le testate di Conan in un penalizzante formato bonelli, la Comic Art quando finalmente si decide a buttarsi nel genere (vedendo il successo di Star e Play), ramazza tra quel che resta anche ottimo materiale ma lo gestisce in maniera come minimo poco accorta (per usare un eufemismo); lo fa infatti allestendo la rivista-minestrone in grande formato All American Comics (per 96 pagine), e successivamente quella comic-book chiamata Horror (per 64 pagine), ma il formato è come detto un centimetro e mezzo più basso di quello canonico, per cui soprattutto il materiale Vertigo a piena pagina viene ulteriormente penalizzato.

All American Comics finisce per proporre materiale così distante per genere, case editrici, autori e periodi che fallisce, almeno come impostazione, dopo dodici numeri, ma invece di farla ripartire da 1, col numero 13 si decide per l’assurda staffetta di numeri DC (quelli dispari) e Marvel (quelli pari); Horror invece è un po’ più omogenea, almeno come tematica, ma anche qui si riesce a mescolare di tutto e di più, dalla DC classica alla Vertigo passando per altre case editrici, scontentando ancora una volta i lettori.

Forse, come si suol dire, troppi cuochi rovinano la minestra, e qui si ha l’impressione che a gestire le testate americane della Comic Art fosse uno schizofrenico con la personalità multipla oppure appunto più redattori ugualmente responsabili nell’allestimento dei sommari (e ognuno ci infilava il pezzo che preferiva); col numero 19 di All American Comics termina l’alternanza dei numeri Marvel/DC, che oltretutto rendevano ogni numero di fatto un bimestrale, rallentando un po’ tutti i serial, e il materiale DC/Vertigo ancora disponibile finisce sul nuovo antologico DC Comics Presenta (DCP), i risultati finali però sono sconcertanti.

Il Deadman di Neal Adams passa da AAC formato rivista a quello comic-book ribassato (solo per i numeri dispari 13, 15, 17 e 19), per poi concludersi su DC Comics Presenta 1/5, così come lo Shadow di Mike Kaluta che passa dal primo episodio pubblicato in grande formato su AAC 12 agli altri quattro pubblicati sul nuovo corso DC/Marvel; Outcasts pur subendo la stessa sorte rimane incompleto, visto che si ferma col numero 9 (di 12) su AAC 19, mentre lo Swamp Thing di Alan Moore passa da Horror a DCP, idem Sandman e Hellablazer, ai quali si aggiunse Shade the Changing Man, Books of Magic, una mini di Death (sorella di Sandman), una del Demon di Matt Wagner e una nuova di Deadman (Love After Death).

Con il numero 6 DCP aumenta il formato a quello comic-book canonico, consentendo finalmente al materiale Vertigo di essere pubblicato integralmente e non con le tavole tagliate di quel discreto centimetro e mezzo (che non era proprio poco); non stupisce però che una rivista che raccoglie serial praticamente già tutti iniziati (e alcuni cominciati anche più di un anno prima su altre testate), con periodicità oscillante mensile/bimestrale, e che nel frattempo aumenta anche il formato, le pagine e soprattutto il prezzo, probabilmente nel tentativo di essere più appetibile, finisca invece per diventare sempre più indigesta (nonostante l’ottimo materiale!), arrivando all’inevitabile chiusura.

DC Comics Presenta termina col numero 13 (febbraio 1994), manco a farlo apposta proprio come capitò a Horror di cui era in un certo senso la prosecuzione, ma dal mese successivo partono gli albetti spillati monografici a 32 pagine (dopo qualche numero passati tutti a 64), ennesima idea balzana della Comic Art, già usata incomprensibilmente su alcune delle ultime testate Marvel che aveva (Morbius e Spiriti della Vendetta), per fortuna l’ultima; si passa quindi da un estremo ad un altro; se un guazzabuglio costoso di serial Vertigo tutto assieme non funziona, allora lo si scorpora in singole testate simili ai comic-book americani, peccato che il costo complessivo semmai è pure più alto mentre i serial stavolta sono tutti già cominciati da ancora più numeri che al loro approdo su DCP.

I primi monografici DC furono Sandman e Shade, chiusi dopo 12 numeri e poi da maggio 1994 anche Swamp Thing ed Hellblazer, terminati coi numeri 10 (a febbraio 1995), nel mezzo c’è spazio anche per l’ulteriore nuova versione di All American Comics (Seconda Serie), ridotta ad albetti dove convogliare tutti gli altri personaggi Vertigo con poco materiale da proporre (Dr. Occult, Phantom Stranger, Kid Eternity, Enigma ecc.); la Comic Art termina così di presentare un ciclo notevole di materiale pregevolissimo e di grandissima fattura, su riviste curate da grandi firme come Luca Boschi, Paolo Accolti Gil e pure Marco Lupoi (che collaborò nel periodo iniziale di AAC con articoli e traduzioni), ma presentato in maniera caotica e sbagliando gran parte degli abbinamenti e dei formati.

L’amaro in bocca resta anche per la qualità grafica della Comic Art, superiore per carta, stampa e colori a TUTTI i concorrenti dell’epoca, ovviamente trattandosi di materiale DC non poteva che fare comunque una brutta fine (almeno quello Vertigo verrà riproposto con tutti i crismi dalla Magic Press).

Capitolo 8 – La Play Press, Editori per Passione :-(  {Fase 1}
DC Comics in Italia

Alla fine del 1984 i supereroi in Italia avevano totalmente cessato le pubblicazioni, e come suggerito nei capitoli precedenti l’infinita popolarità lasciata dall’era Marvel-Corno ai suoi personaggi, pronti a risorgere editorialmente parlando a prescindere, contro i poveri eroi DC, impopolari nell’animo, è più una chiacchiera da forum che una certezza con basi reali; è forse più vero invece che a quell’epoca in pochi in Italia scommettessero una Lira sulla ripresa di quel genere (alcuni lo davano per morto addirittura in America), indipendentemente dal fatto che si trattasse di Marvel o DC, a quel punto praticamente alla pari come potenziale nel suscitare interesse nei lettori (ovvero prossimo allo zero).

La differenza la fanno, oltre ai personaggi, anche autori e storie ma, come s’è detto, pure la gestione degli editori licenziatari, secondariamente a quelli proprietari dei diritti, e qui in Italia ormai è chiaro a tutti che musica tirava e ha sempre tirato per la DC; il fermo dei super-eroi e la loro lenta ripresa circa tre anni dopo aveva azzerato sostanziali differenze tra i due universi in termini di appeal verso i lettori, occasione quindi ghiotta per la Distinta Concorrenza di ottenere finalmente alla eventuale ripresa delle pubblicazioni un posto al sole anche da noi, ma si sarebbe accontentata di avere edizioni decenti e regolari, cosa che la sfortuna leggendaria che l’editore nordamericano si portava dietro non poteva certo permettere.

Il rilancio DC in Italia però non riuscì perché addirittura minato già in America da una gestione post-Crisis dei diversi personaggi abbastanza ordinaria, senza vere e proprie eccellenze o cicli memorabili, a parte quelli dell’Uomo d’Acciaio di Byrne (e Ordway), e della Wonder Woman di Perez; c’era poi la Justice League di Giffen, De Matteis e Maguire, ma già le collane di Batman, tutto sommato non mediocri non erano però nemmeno così esaltanti, a parte ovviamente la mini Year One di Miller/Mazzucchelli, non certo un ciclo intero (come quello di Devil, purtroppo!), e la morte di Robin/Jason Todd per mano del Joker (più per il clamore dell’iniziativa, con annesso sondaggio telefonico dei lettori), mentre Flash e Lanterna Verde non erano proprio pervenuti.

La sfortuna che perseguita la DC è a questo punto a uno dei suoi apici, in quanto ci sarebbe da chiedersi legittimamente che senso ha imbastire un mega crossover come quello di Crisis on Infinite Earths per riequilibrare il proprio universo narrativo, sul quale pesavano ben cinquant’anni di storie, per poi rilanciare si e no Superman, Wonder Woman, la Justice League e solo un po’ Batman; a questo paradosso iniziale si congiunge allegramente l’impossibilità congenita per gli editori italiani, quali che siano, di presentare decentemente quegli eroi qui da noi, per cui ecco che il personaggio più importante finisce in mano alla Rizzoli, che lo pubblica come sappiamo e di Batman vengono presentati solo le mini migliori (a caro prezzo), stoppando tutto il resto.

La Play Press, già ampiamente criticata all’epoca per la sua gestione delle testate Marvel, si concede il lusso di presentare quello che di meglio c’è, nel suo piccolo manco stampato benissimo, ma vista la situazione Rizzoli è quasi il meno; esce quindi il mensile della Justice League (aprile 1990), lanciata dalla bella mini Legends di Ostrander/Byrne, con Wonder Woman come comprimaria e dopo i primi numeri il crossover Millennium (non certo entusiasmante purtroppo).

Successivamente la nuova Justice League diventa International e con la ripartenza in America viene inserito in appendice anche Flash (di Baron e Jackson Guice, che agli esordi non era certo irresistibile); abbinata a questa esce contemporaneamente la testata di Green Arrow, rilanciato dalla mini The Longbow Hunters, molto cruda, di Mike Grell (autore storico del personaggio), cui la Play tagliò le bellissime copertine a doppia anta, graficamente un po’ calata con la serie regolare e l’arrivo di Ed Hannigan alle matite.

Inizialmente verrà presentata in appendice un’altra mini con BlackHawk di Chaykin (graficamente stupenda, ma incomprensibile come al solito quando parliamo di questo autore), spezzando i tre albi su addirittura nove numeri del mensile; lo sostituisce poi The Question, di O’Neil, Cowan e Magyar, altro eroe di ambientazione urbana e dai disegni non proprio di richiamo, e dal 19 arriva anche Lanterna Verde (ripartita in America solo nel 1990), cambiando il logo della testata in Green Arrow/Green Lantern.

A giusto corollario viene varata anche una testata per le miniserie prestige, Play Saga (novembre 1990), che esordisce con la fondamentale Crisi sulle Terre Infinite, gemella di Play Extra dedicata però al medesimo tipo di materiale di marca Marvel, che ospitò comunque la mini Cosmic Odissey di Mike Mignola nei numeri 2/5 (giugno/settembre 1990), prima della decisione di dedicare una collana esclusivamente alla DC; da gennaio 1990 poi erano già partiti i Play Book ospitanti miniserie Marvel raccolte in volume, che si arricchirono così di titoli DC, e da novembre 1991 arriva la testata antologica American Heroes, con i New Teen Titans di Wolfman/Perez (pre-Crisis), il dissacrante Lobo di Alan Grant, Keith Giffen e Simon Bisley (già apparso in un paio di speciali), qualche storia breve di Lanterna Verde e poi l’Animal Man di Morrison e altro buon materiale.

Sulla collana Play Special infine vennero proposte numerose graphic novel, quasi tutte Marvel e solo una DC sul numero 10 con Hunger Dogs di Jack Kirby, conclusiva del suo lungo ciclo dei New Gods; la Play si permise pure di rimediare agli errori altrui (!), pubblicando come primo Play Book DC (sul numero 7), il tp americano Secret Origins, che conteneva la sesta parte di Man of Steel, pubblicata senza l’ultima tavola dalla Rizzoli (oltretutto fondamentale per dare un senso a tutta la miniserie), qui invece finalmente in versione integrale, anche se con un lettering orribile (ahhh, lo “stile” Play Press!).

Da un certo punto di vista questa prima fase playpressina fu anche abbastanza apprezzabile, pur essendo caratterizzata da una resa grafica scarsa (famosa la sua colorazione a macchie di leopardo), mensili brossurati inutilmente (quando sarebbe stato molto meglio una spillatura, più economica e soprattutto non scollabile come poi capiterà a molti suoi volumi), e prezzi più alti (500 Lire), per un numero di pagine da un certo punto in poi anche minore della concorrenza (64 contro 72); per fortuna imbroccarono fin da subito la dimensione dei formati e soprattutto l’allestimento dei titoli, effettuato oltretutto in base a quel che si salvava tra le serie più presentabili e non era rimasto opzionato da altri, ma di lì a poco la Play sarebbe diventata addirittura l’unico editore DC in Italia, e la responsabilità di non averla gestita adeguatamente finirà comunque per prendersela tutta lei per intero (quel che è giusto, è giusto)!

Capitolo 8 – La Play Press, Editori per Passione :-(  {Fase 2}.

All’inizio delle sue pubblicazioni DC la Play Press ha ancora dei punti a suo favore, a partire dalla scarsità di materiale di gran rilievo su cui puntare, con l’aggiunta della pessima gestione della Rizzoli di Superman e Batman, mentre la Comic Art mostrava la resa grafica migliore ma gli allestimenti più caotici forse delle tre (diciamo che con la Rizzoli era una bella lotta); la Play in pratica pubblicò molto buon materiale, anche se graficamente in maniera scarsa, ma assemblando ottimi sommari, poi le cose degenerarono perché i fumetti americani divennero veramente troppi, inflazionando il genere, proprio nel momento in cui cominciavano a occhieggiare i primi manga giapponesi (dal 1990 con Akira della Glenat e Zero della Granata Press).

Uno specchietto riassuntivo farà capire che razza di situazione incredibile piombò sui lettori italiani nel breve lasso di quattro anni e mezzo, dall’aprile 1986 al novembre 1991 (con un’impennata dall’estate 1988), tanto per delineare una prima fase di resurrezione del genere super-eroistico qui da noi; oltre una trentina di testate dedicate alle sole Marvel e DC, per tacere anche di altri editori americani (tipo i primi arrivi della Dark Horse), ognuna delle quali spesso e volentieri contenente più personaggi (che alla fine saranno oltre un centinaio), o talvolta pure ibridi oggi impensabili con materiale di entrambe le case editrici assieme (cosa che non era ben vista dalle due majors americane).

Ecco l’elenco cronologico delle uscite Marvel/DC nelle edicole italiane a partire dal numero 1 dei Transformers dell’aprile del 1986 della Play, che abbordò il genere prendendolo un po’ di lato, passando per la Comic Art, inizialmente prudente pure lei con Conan, fino ad arrivare alla Max Bunker Press che raccolse quanto rimase non opzionato dagli altri, passando per il vero rilancio dovuto alla Star (la più decisa e concreta); per la verità tra giugno e luglio 1986 usciranno anche Marvel 1 e 2 della Labor, ma ovviamente si tratterà di un ultimo effimero colpo di coda della piccola casa editrice umbra (e non sono compresi nell’elenco).

Apr. 1986 – Transformers – Marvel/Play Press (chiuderà col 36 nel giugno 1989, seguito da due speciali).

Set. 1986 – Conan la spada selvaggia – Marvel/Comic Art (con l’89 passa alla Marvel Italia nel 1994 cambiando formato da bonellide a quello rivista; diventa le Cronache di Conan col 100 e chiude col 113 nell’agosto 1996).

Mag. 1987 – L’Uomo Ragno – Marvel/Star Comics (prosegue ancora oggi per la Panini).

Ago. 1988 – Superman su inserti (da Corto Maltese 59) – DC/Rizzoli (termineranno con l’inserto 22 nel novembre 1990 su Corto Maltese 86, fine della saga di Supergirl; ce ne saranno altri successivi dedicati a Lex Luthor – biografia non autorizzata, Black Horchid, Batman Year Two e Batman vs Predator fino al 1993).

Ott. 1988 – I Fantastici Quattro – Marvel/Star Comics (prosegue ancora oggi per la Panini).

Nov. 1988 – Gli eroici G.I.Joe – Marvel/Play Press (chiuderà col 12 nell’ottobre 1989, seguito da due speciali).

Feb. 1989 – Iron Man – Marvel/Play Press (chiuderà col 46 nel dicembre del 1992, passando su Silver Surfer) .

The ‘Nam – Marvel/Play Press (chiuderà col 12 nel gennaio 1990).

Mar. 1989 – Conan il Barbaro – Marvel/Comic Art (con il 62 passa alla gestione Marvel Italia nel 1994, col formato comic-book; chiude col numero 72 nell’estate 1996).

Apr. 1989 – I Nuovi Mutanti – Marvel/Play Press (chiudono col 23 nel febbraio 1991 e passano su X-Marvel).

D.P.7 – Marvel/Play Press (chiude col 16 nel luglio del 1990; passano il mese dopo su Namor assieme alla retrospettiva di Iron Man).

Lug. 1989 – Il Punitore – Marvel/Star Comics (chiuderà col 50 nel settembre 1993).

Ago. 1989 – All American Comics – Marvel-DC/Comic Art (col 13 cambia formato adottando quello comic-book e alterna numeri DC a Marvel, poi dal 20 solo quest’ultima; chiuderà col numero 51 nel marzo 1994 per l’arrivo della Marvel Italia).

Ott. 1989 – Silver Surfer – Marvel/Play Press (chiude col 52 nel febbraio 1994 per l’arrivo della Marvel Italia).

Nov. 1989 – Wolverine – Marvel/Play Press (prosegue ancora oggi per la Panini).

Gen. 1990 – Play Book – Marvel-DC/Play Press (chiude col 36 nel febbraio 1994).

Capitan America & I Vendicatori – Marvel/Star Comics (col numero 76 passano alla Marvel Italia, chiudendo con l’82 nel novembre 1994, per essere rilanciati nelle nuove testate, Cap & Thor e una dei Vendicatori).

Feb. 1990 – Play Special – Marvel-DC/Play Press (chiude dopo 23 volumi nel febbraio 1994).

Mar. 1990 – X-Marvel – Marvel/Play Press (chiude col 47 nel marzo 1994, per l’arrivo della Marvel Italia).

Apr. 1990 – The Destroyer, Il mio nome è Remo Williams – Marvel/Play Press (chiude col 6 nel settembre 1990).

Justice League – DC/Play Press (chiude col 33 nel dicembre 1992; le serie Justice League International passa su American Heroes all’inizio del 1993, dove esordisce anche Justice League Europe).

Green Arrow – DC/Play Press (chiude col numero doppio 28/29 nel luglio 1992, lasciando archi narrativi a metà di quasi tutti i suoi serial).

Mag. 1990 – Play Extra – Marvel-DC/Play Press (chiude col 48 nel dicembre 1994, pubblicando nella fase finale, con la perdita dei diritti Marvel, solo mini prestige della DC).

Giu. 1990 – Horror – DC Vertigo/Comic Art (chiude col 13 nel luglio 1991; i serial Vertigo Hellblazer, Sandman e Swamp Thing, passeranno su DC Comics Presenta dall’agosto 1992).

Lug. 1990 – Gli Incredibili X-Men – Marvel/Star Comics (prosegue ancora oggi per la Panini).

Ago. 1990 – Namor – Marvel/Play Press  (chiude col numero doppio 24/25 nel luglio 1992).

Set. 1990 – Starmagazine – Marvel/Star Comics (chiude col numero 57 del giugno 1995, ma non pubblicherà più la Marvel dal numero 43 dell’aprile 1994).

Ott. 1990 – Super Comics – Marvel/Max Bunker Press (chiude col numero doppio 28/29 del gennaio 1993 dopo aver presentato a puntate soprattutto graphic novel Marvel, la She-Hulk di Byrne e Miracleman 1/3 della Eclipse).

Nov. 1990 – Play Saga – DC/Play Press (chiude col 22 nel settembre 1992; le mini DC torneranno su Play Extra dal numero 38 del settembre 1993).

Feb. 1991 – Il Mitico Thor – Marvel/Play Press (chiude col 60 nel febbraio 1994 per l’arrivo della Marvel Italia).

Nov. 1991 – American Heroes – DC/Play Press (chiude col 35 nel novembre 1994).

La valanga di testate divise per ben cinque editori presentò un’offerta prima variegata, poi caotica, complice anche la poca lungimiranza delle case editrici americane che non guardarono tanto per il sottile e sparsero i loro titoli (più o meno collegati da una certa continuity), tra tutti questi licenziatari; in questo paradossale marasma si può notare una decisa predominanza per le testate Marvel, complice proprio la Play Press che finì per lanciarne un discreto numero senza però badare molto alla consistenza delle stesse, o con formati iniziali di 32 pagine o con il formato brossurato a 64 ma con una valanga di storielle brevi in appendice, non sempre memorabili, tratte dall’antologico Marvel Comics Presents.

Molte testate Marvel infatti sono anche le prime a chiudere, e guarda caso proprio tutte targate Play Press (Transfomers, G.I.Joe, D.P.7, the Destroyer – Il mio nome è Remo Williams, I Nuovi Mutanti, Namor fino addirittura ad Iron Man), in alcuni casi recuperando qualcosa sulle testate rimaste, in altri chiudendo il discorso definitivamente; apprezzabile il tentativo di buttarsi anche per altri generi (come The ‘Nam, o Remo Williams popolare in quel periodo per il film), o di allargare il discorso verso altri editori, appunto la DC ma anche la Dark Horse con la prima testata dedicata agli Aliens cinematografici, ma risultati sempre più cari della concorrenza (magari con meno pagine) e resa grafica così così, sempre molto altalenante (e all’inizio anche qualche problema con le traduzioni).

Ma così velocemente come avevano iniziato, Rizzoli e Comic Art stavano per abbandonare il genere e lasciare tutto in mano alla Play (che culo!).

Capitolo 8 – La Play Press, Editori per Passione :-(  {Fase 3}

Col rinascimento del genere super-eroistico qui in Italia alla fine degli Anni ’80 e il ripopolamento delle edicole nostrane, con una valanga di potenziali nuovi lettori che vi si riversavano e cominciavano a bazzicare anche le prime fumetterie, la DC riesce a farsi trovare impreparata con un rilancio post-Crisis non proprio entusiasmante, ricco di molte miniserie dedicate ai personaggi più disparati, cui però spesso non è seguita una serie regolare degna di tal nome; la Marvel invece poteva vantare il primo mega-crossover della storia (dopo il dimenticabile Contest of Champions), ovvero Guerre Segrete, con tanto di restyling di molte testate (cambio di cast, cambi di costume, nuove saghe e nuovi autori) e soprattutto l’epocale fenomeno legato ai mutanti che colpì nel segno anche da noi.

Le serie Marvel italiche quindi riuscirono a consolidarsi nonostante prezzi, formati ed editori diversi e pure uno sfasamento notevole tra le testate, soprattutto mutanti (!), per cui il fatto di leggere avvenimenti successivi ad eventi fondamentali ancora da narrare non solo non compromise il successo di pubblico, ma forse addirittura in parte lo stuzzicò; tutto questo grazie anche alle note migliori di sempre soprattutto sugli albi Star, che consentirono ai nuovi lettori di ricollegarsi a quanto pubblicato precedentemente dalla Corno e di cui giocoforza ignoravano quasi tutto.

Una cosa del genere con la DC ovviamente non avrebbe mai potuto accadere, ma per andare sul sicuro le cose migliori del periodo finirono alla Rizzoli, che pubblicò Superman e Batman come sappiamo; altro materiale anche pregevole finì nel calderone caotico della Comic Art, che magari fece poco danno alla DC classica ma bruciò soprattutto il nascente universo Vertigo spalmandolo su più testate sempre più complicate da seguire, lasciando la Play a barcamenarsi con le collane meglio allestite del periodo, Justice League, Green Arrow e l’antologico American Heroes (con contorno di vari speciali), che però non riescono a reggere la prima contrazione del mercato chiudendo le prime due già nel 1992.

Le “belle” edizioni inserto di Superman portarono qualche tribolazione contrattuale alla Rizzoli quando cercò di proporre una testata come si deve per Batman nel 1992, e nel 1993 lasciava comunque i diritti sull’Uomo d’Acciaio dopo la chiusura di Corto Maltese, non immaginando la possibilità (o non potendo farlo) di passarlo alla Glenat per una testata gemella dell’Uomo Pipistrello; probabilmente il progressivo distacco dal genere con la sola testata di Batman in mano portò l’editore a staccarsene del tutto nel 1995, quando guarda caso, nel tentativo di migliorarla, iniziò a proporre il Knightfall anticipandolo rispetto al periodo che era arrivata a pubblicare, ma non servì a molto visto che il secondo albo dedicato alla saga fu proprio l’ultimo (non sia mai che una saga epocale DC possa venir pubblicata qui da noi senza problema alcuno).

La Play si rilancia quindi acchiappando al volo Superman nel 1993, proponendo in volume la sua morte e una nuova testata fatta con tutti i crismi che parte con le saghe successive (Funeral for a Friend e Reign of the Supermen), che ottennero all’epoca lusinghieri successi editoriali arrivando anche a cifre di venduto sulle 100.000 copie (!); il buon lavoro e il buon momento portò senza troppi problemi anche Batman tra le braccia della Play, la quale a quel punto poteva finalmente contare sui personaggi di punta della DC proprio quando perdeva quelli Marvel per l’arrivo della Marvel Italia, in un ottimo momento di rilancio (Ora Zero), e non lesinò quindi di proporre tutto il materiale che poteva al meglio (e per un breve periodo ci riuscì anche).

Fioccano quindi Superman (novembre 1993), Lobo (marzo 1994), Superman Classic (che ripartiva dalla serie di Byrne dopo Man of Steel, giugno 1994), Flash, DC Prestige & DC Collection (novembre 1994), Le Avventure di Batman tratta dal cartone animato di Paul Dini (gennaio 1995), Batman (maggio 1995, quello Glenat aveva chiuso a marzo), Batman Saga (con l’intero ciclo del Knightfall, novembre 1995), Play Magazine (il nuovo antologico Play, parecchio bruttarello, dicembre 1995), Catwoman/WonderWoman (orrido flip book dedicato alle due eroine, aprile 1996) e per finire addirittura la collana prestige Le Leggende di Batman (giugno 1996); con l’aumentare delle testate però, magicamente cala anche la cura editoriale che diventa sempre più sciatta e graficamente scarsa, con colori sempre meno brillanti, copertine piene di pecette per inserire i titoli in italiano (robe degne manco della Willams) e grafiche interne spesso poco leggibili, a prezzi quasi sempre più alti dei concorrenti.

E’ qui che inizia decisamente il declino sia per la DC che per la Play, protagonista di scelte editoriali talvolta così bizzarre (o assurde) da essere ricordata negli annali anche lei per l’avversione generata presso i suoi lettori, cosa accentuata anche dal passaggio direttamente in libreria di tutte le proposte DC a cavallo del 2000 e alla diffusione sempre più massiccia di forum di discussione in rete; la strada verso la “perdizione” sarebbe veramente troppo lunga da ripercorrere per intero (ma proveremo a farne un riassunto a seguire), basti sapere che è costellata di moltissimi tasselli dolorosi, per ogni estimatore del buon fumetto, che portarono ad una vera e propria frangia di oppositori alle pubblicazioni dell’editore.

Al di là di questo, una prima debacle si ha sicuramente con la chiusura di quasi metà delle testate lanciate, a partire da Wonder Woman 21, Flash 38 e Superman Classic 43 a gennaio 1998 e Le Avventure di Batman 37 a febbraio; dopo questa prima batosta viene proposta in contro tendenza la JLA di Morrison, in albetti da 48 pagine in carta patinata, un mensile durato 22 numeri dal gennaio 1998 all’ottobre 1999, anno in cui inizia comunque lo stillicidio finale con Batman e Superman chiusi a luglio (coi numeri doppi 81/82 e 124/125) e le Leggende di Batman a novembre (col numero 28).

Capitolo 8 – La Play Press, Editori per Passione :-(  {Fase 4}.

Con la fase 4 entriamo nella parabola finale, assolutamente discendente, del binomio Play Press/DC, periodo che vide  la chiusura delle testate DC rimanenti, ovvero Play Magazine 43 a gennaio 2000 e a giugno la nuova serie di Lobo (ripartita nel 1997) col 34; solo Batman Saga aveva chiuso perché completato il ciclo di storie del Knightfall per cui era partita (col 24 ad ottobre 1997), mentre Superman e Batman sono gli unici a sopravvivere con un immediato ma effimero rilancio (da novembre 1999).

Il primo viene fatto ripartire saltando un blocco di episodi ritenuti non proprio brillanti e offrendo la miniserie World’s Finest di Karl Kesel, Dave Taylor e Robert Campanella (graficamente terrificante), l’altro con la lunga saga No Man’s Land/Terra di nessuno, anticipato però da due volumi speciali, Cataclisma (a 11.900 Lire e presentato pure con due mesi di ritardo) e 1999: Fuga da Gotham City solo in libreria a 20.000 Lire (!); insomma, rilanci fatti ad arte per allontanare i lettori più che avvicinarli, cambiava inoltre il formato portato a 48 pagine per 3500 Lire (quasi subito passate a 4000) in carta patinata (un po’ scadente la stampa, al solito), ovvero quello già usato per la JLA nel 1998 e ripreso dall’allora Marvel Italia che lo aveva introdotto con successo per il Ritorno degli Eroi, ma che con l’aumento dei costi consentiva di mantenere il prezzo invariato pur diminuendo le pagine, offrendo in più la carta patinata e un’ottima colorazione, cosa che ovviamente con la Play Press non si aveva mai al 100%.

Dopo quindi una prima fase di editore della sola Marvel, una seconda con la gestione del primo materiale DC e il tentativo di espansione anche verso altri editori, Valiant, Dark Horse, soprattutto dopo la perdita dei diritti Marvel, si concludeva la terza che vide la Play come editore di riferimento della DC in edicola dal 1995 al 2000; in quegli anni per un breve periodo ebbe pure l’ardire di mettere il suo marchio, una patacca dorata, sopra quello DC, facendosi chiamare proditoriamente DC Italia da qualche lettore sprovveduto (poi dopo un po’ capì che forse s’era allargata troppo e lo tolse), la fase delle edicole si conclude comunque con Batman Nuova Serie 20 del dicembre 2000 e Superman Nuova Serie 15 del gennaio 2001.

La chiusura delle testate di Superman e Batman è però emblematico dell’incoerenza (o di una certa qual incapacità  se vogliamo), della Play Press di far funzionare le cose decentemente più a lungo di tanto, ovvero anche se il periodo non era dei migliori magari da qui a chiudere tutto e passare in fumetteria poteva esserci qualche riflessione in più; quindi va bene chiudere anche le sue testate di punta per poi rilanciarle, ma se lo fa così, con miniserie dai disegni orribili o con una saga il cui prologo però viene messo su due volumi da 11.900 e 20.000 Lire (con l’albetto che costa 3500), aumentando il prezzo a 4000 Lire quasi subito, e poi ancora passando dalla quindicinalità alla mensilità con un unico albo di 96 pagine a 8000 Lire per entrambi (cioè completamente fuori mercato per l’epoca), allora non è che si possa pretendere chissà cosa dagli eroi DC.

Tanto per sottolineare quanto sia sempre stata illuminata la politica dei prezzi della Play Press, la Panini ad oggi propone albi spillati in edicola con lo stesso numero di pagine a 4 Euro, che solo fino a un paio di mesi fa erano addirittura 3,80 (ovvero a meno di quanto non facesse dodici anni fa la Play!), strano che i lettori si siano dati alla macchia condannando alla chiusura due così belle (ed economiche) testate; il peggio però doveva ancora avvenire con il passaggio di tutta la produzione DC direttamente in volumi da fumetteria, ovviamente molto più cari di una qualsiasi pubblicazione da edicola (e per partire col piede giusto il primo volume di Superman, con la prima parte della saga Joker Imperatore, costerà 25000 Lire, con giusto una storia in più dell’ultimo numero in edicola a 8000!).

Se la Play Press avesse magari pazientato ancora qualche mese, forse con l’introduzione dell’Euro avrebbe potuto spacciare per buoni anche due mensili a 4 Euro (e resistendo in edicola, sperare in tempi migliori), ma purtroppo prese la fatale decisione e i lettori, certo quelli rimasti evidentemente non erano tantissimi, non la presero bene, trovandosi di colpo a dover seguire tutto il cosmo DC solo a caro se non carissimo prezzo nelle librerie specializzate (e con un’offerta molto ridotta).

Nell’arco degli anni la Play già s’era fatta una certa nomea tra i lettori, sia per il rapporto qualità/prezzo dei suoi prodotti, spesso più cari e graficamente meno accattivanti della concorrenza, sia per tutta una serie di problemi che una volta risolti tornavano ciclicamente alla ribalta, sia infine per certe sue decisioni non propriamente azzeccate; si parte da lontano con un’incapacità iniziale di rispettare le date d’uscita (sballando i pochi crossover Marvel con le altre case editrici), problema che si ripresentò a intervalli fino alle ultime pubblicazioni, arrivando a colori stampati male, poi migliorati, poi tornati a sbiadire, a grafiche curate (primo periodo), poi scadute a livello dilettantesco (periodo edicola DC), poi tornate accettabili nel periodo librario, scelta dei materiali spesso sbagliata (volumi che si scollavano quasi subito, soprattutto i Play Book, altri allestiti con carta non proprio ottimale e/o avversata da molti lettori, gli ultimi tp) e via elencando.

Tra le perle lasciate in eredità agli estimatori DC e del buon fumetto, segnaliamo a nostro insindacabile giudizio:

  • Batman Anno Uno, prima edizione in volume unico dopo i volumetti allegati a Corto Maltese, completamente fotografato dalla prima all’ultima pagina, senza le copertine originali (presenti nell’edizione Rizzoli) e con il nero della retro-copertina plastifica stampato a chiazze bianche.
  • Kingdom Come di Waid e Ross pubblicata con un lettering orribile, qualche fuori registro e una colorazione sbiadita su Play Magazine (per scrivere il titolo in italiano, Venga il tuo Regno, coprirono pezzi delle cover originali), riproposta paro paro in volume (con rilegature in pelle umana e fregi dorati perfetti però!).
  • La ristampa in volume di Man of Steel di Byrne senza copertine originali con una pin-up di Mike Zeck che non c’entrava nulla, e pure fotografata, come cover (il massimo dell’incredibile!).
  • Lobo numero 1 con orrenda copertina ottenuta da montaggi caserecci (una pin-up su uno sfondo arancione), mentre la cover originale veniva usata per la versione variant (allora non reperibile come oggi in tutte le fumetterie).
  • Dopo 23 numeri lanciano Lobo 24 con un formato over-size e senza comprimari (a 32 pagine), avversati da moltissimi lettori, poi dopo quattro numeri, subissati ancora dalle critiche, tornano al formato comic-book ma sempre con 32 pagine, fino al numero 37, rilanciandolo in una nuova serie; il nuovo numero 1 (agosto 1997), costa subito 7000 Lire perché è un numero doppio estivo (l’ultimo della vecchia serie era a 2500!), nonostante questo la collana pubblicherà tutto il materiale di Lobo fino alla sua chiusura americana, rarissimo esempio di personaggio pubblicato malissimo ma nonostante questo apprezzato a oltranza e per questo sorretto dai lettori fino al supplizio!
  • Starman in volume…vabbè lasciamo perdere…Batman Bianco e Nero senza il nero…ma sorvoliamo…

Capitolo 8 – La Play Press, Editori per Passione :-(  {Epilogo!}.

L’avvento dei forum internettiani diede una coloritura estremista al malumore dei lettori, esasperati dopo la decisione drastica e da molti ritenuta troppo eccessiva di pubblicare il materiale DC solo in costosi volumi da fumetteria (che ovviamente avendo tirature più basse erano a prezzi più alti); si arrivò quindi ad accusare sempre più volentieri la Play delle peggiori nefandezze (anche che la carta usata per le ultime pubblicazioni fosse puzzolente!), in una sorta di circolo vizioso per cui ormai uno dei giochi preferiti era quello di sparare a zero sull’editore laziale.

L’ultimo colpo alla sua popolarità lo dà però proprio la Play Press con DC Universe nell’ottobre 2003, tentativo di antologico da fumetteria (quando stava chiudendo l’ultimo superstite del genere, ovvero Wiz della Panini), sorretto dal Batman di Jeph Loeb e Jim Lee (col ciclo di Hush) al modico prezzo di 5 Euro (e carta e stampa non proprio delle migliori), con Superman – Birthright di Waid e Leinil Francis Yu e Formerly Knows as the Justice League di Giffen, De Matteis e Maguire; il nuovo mensile si arena già col numero 3, fatto uscire con un ritardo di quasi un mese perché brossurato per errore dal tipografo (anziché spillarlo), invece di rimediare ristampandolo l’albo viene mandato lo stesso in vendita con un bel ritardo sulle spalle e a quel punto nei forum in rete si scatena l’inferno.

Incurante di ciò quando la Play capisce il potenziale del Batman di Jim Lee, e soprattutto del disegnatore in sé (di cui infatti presenterà anche Superman – Per il Domani scritto da Azzarello), annuncia trionfante una nuova testata stavolta da edicola con lo stesso story-arc di Hush a soli 3,5 Euro, terminata da poco la sua pubblicazione su DC Universe (con buona pace di chi ci aveva già speso 60 Euro!) e l’incazzatura salì alle stelle.

Venne da chiedersi a quel punto (e anche oggi riflettendoci sopra a mente fredda), se il passaggio totale in fumetteria anche per le collane regolari fu una scelta ponderata e corretta oppure l’ennesima conferma che l’editore dei suoi personaggi non aveva capito le reali potenzialità e non sapeva gestirli; DC Universe finì paradossalmente per presentare le dodici parti di Hush a un prezzo doppio rispetto all’eventuale edizione in volumi (tre per 10/12 Euro, contro 60!), assieme a altre mini o story-arc che al solito, per quanto apprezzabili, non è detto fossero gradite da tutti in egual misura del Batman di Jim Lee (vecchio discorso sugli antologici che al 90% scontentato quasi tutti per il sommario variegato).

La balorda staffetta tra queste due collane fu anche uno dei casi più incredibili della controversa gestione Play Press, proprio per l’effetto quasi totalmente negativo che suscitò nei lettori in rete; chi aveva ingoiato il rospo pagando caro una “rivista” dalla qualità non proprio eccelsa, sciroppandosi anche il numero brossurato per sbaglio, alla notizia che lo stesso materiale di punta finiva su un più economico albo da edicola con altre storie inedite di Batman (per cui molti furono costretti a ricomprarsi una storia già acquistata per avere il resto), oltretutto quando aveva appena finito di svenarsi, si rivoltò a sua volta contro la Play andando ad ingrossare le fila di chi tifava per la sua chiusura totale.

DC Universe prosegue come detto col Superman di Azzarello/Lee e altro buon materiale, Lobo Unbound di Giffen/Horley, Empire di Waid/Kitson, ma comincia a perdere colpi col finire della gestione Play e salta diverse uscite che alla fine saranno quasi tutte bimestrali, chiudendo col numero 27 del luglio 2006 e lasciando anche alcune serie senza conclusione (Adam Strange, Green Lantern Rebirth), che se avesse mantenuto le uscite regolari avrebbe pure potuto terminare (!); Batman Magazine invece dura dall’aprile 2005 al giugno 2006 per dodici numeri (prima mensili e gli ultimi bimestrali), riuscendo a riproporre tutto Hush proprio al pelo (ma nell’ultima Raccolta da edicola la Play mise solo i numeri 9/11!), e gli si affianca pure Superman Magazine per soli otto numeri, dal luglio 2005 al maggio 2006.

Nel luglio 2006 come detto, un po’ repentinamente e a sorpresa, lasciando il nuovo editore nei casini, la Play cede infine i diritti DC con largo anticipo (sarebbero scaduti a dicembre), cessando ogni pubblicazione del suo parco testate super-eroistico e dedicandosi ad altri generi (in primis riviste di videogiochi e la nuova edizione italiana di Playboy, quella senza donne nude sopra).

Gli “editori per passione” se ne vanno tra gli improperi dei lettori DC, compresi quelli che prima la sostenevano, speranzosi in un nuovo, grosso licenziatario che riportasse Superman e Batman in edicola e gli altri eroi agli antichi fasti (vabbè, a qualcosa di decente)…non sapevano cosa gli aspettava (olè!)

Capitolo 9
La Planeta deAgostini, dalla Spagna con refusi
(moooolti refusi!). [parte 1]

La Planeta De Agostini è una società mista nata dalla fusione tra la più nota DeAgostini nostrana e la Planeta spagnola, conosciuta in patria soprattutto per la sua ultra decennale gestione di materiale Marvel (!), giapponese (tra cui Dragonball), e infine anche europeo che nel 2005 perde i diritti della prima a causa della Panini Comics, che si assicura anche molti dei suoi redattori (e questo già spiega molte cose); l’editore cerca di compensare, secondo alcuni lo fa anche un po’ per ripicca, rilevando i diritti DC, Vertigo e Mad per la Spagna e dal 2006 inizia a pubblicarli pure in Italia (e Francia), anche se in realtà la Play Press avrebbe dovuto concludere la sua avventura a dicembre, ma prendendo tutti in contropiede decise di cederli in anticipo lasciandoli in mano al nuovo editore non ancora pronto per la ripartenza (con la DC di mezzo, questo e altro).

Non si può non notare l’incredibile assurdità della situazione, l’editore italiano della DC ormai logora da anni il parco testate a sua disposizione e non valorizza a sufficienza i suoi personaggi, i lettori arrivano ad avversarlo in maniera a tratti pure troppo esagerata, quando finalmente subentra un nuovo licenziatario questi si ritrova campo libero così presto da non essere ancora pronto; inoltre il nuovo editore ha pubblicato benissimo per anni materiale Marvel (in un altro paese), ma adesso che li ha persi e deve occuparsi della DC deve ricostituire la sua redazione, perché gli elementi di punta che ne hanno garantito la gestione e il successo editoriale fino ad allora sono emigrati coi diritti Marvel alla sezione spagnola della Panini!

Qualcuno pensa ancora che la DC in Italia (e pure oltre!) non sia perseguitata da una sfiga leggendaria?

L’esordio della Planeta avviene infatti nel più emblematico dei modi (fine agosto 2006), ovvero con una collana settimanale da edicola dedicata all’Uomo d’Acciaio, le Avventure di Superman, non accadeva dai tempi della Mondadori che un eroe DC uscisse in edicola ogni sette giorni (!); la serie era comunque a termine (durata prevista di 40 numeri), e nasceva per sfruttare il lancio del film del 2006 Superman Returns e soprattutto la co-produzione con la medesima collana edita anche in Spagna, di cui bastava cambiare solo i testi nei balloon.

Già, una cosa apparentemente semplice e tecnicamente non così complicata si rivelò invece il tallone d’Achille che decretò poi il fallimento di tutta la gestione planetaria; i primi albi in offerta lancio sono infatti zeppi di refusi spagnoleggianti e traduzioni ad minchiam che di fatto rendono illeggibili i primi sei numeri, ovvero proprio quelli abbinati a due a due in offerta lancio.

In pratica il biglietto da visita del nuovo editore è disastroso ma grazie al basso prezzo e alla diffusione capillare nelle edicole finisce però nelle mani di più lettori possibili (!), e tutto questo dopo aver criticato per anni la Play Press; in pratica ai lettori italiani toccò oltre al danno, pure la beffa!

Il resto è storia, o meglio, cronaca degli ultimi anni, la Planeta cerca ovviamente di rimediare subito al fattaccio, migliorando col numero 7 traduzioni e adattamenti, portandoli a livelli semplicemente “normali” e ristampando i numeri incriminati allegandoli poi gratuitamente dal numero 18 al 23; il problema comunque permane, sebbene in maniera meno marcata (per fortuna!), e caratterizza fortemente tutta la produzione iniziale (e poi anche oltre), fatta soprattutto di volumi da fumetteria, necessari per allineare le diverse collane in vista dell’ennesimo mega-crossover dell’universo Universo DC, ovvero Crisi Infinita (pronto all’uscita nella primavera del 2007).

Tra i volumi da dimenticare per quantità di refusi e adattamenti discutibili vari ricordiamo Batman/Deathblow, per fortuna una ristampa di materiale già proposto dalla Magic Press, Batman Giochi di Guerra vol.III con la scritta “Fine del Giocho” direttamente in copertina, purtroppo incompleto sul Batman Magazine della Play Press (per cui quest’ultimo volume era pure inedito e imprescindibile se si voleva completare la lettura); ci sono poi i volumi di Fables della Vertigo (giustamente la Planeta non faceva distinzioni di sorta quando si parla di refusi), il Demon di Jack Kirby e purtroppo quasi tutti gli Absolute, a partire dal Ritorno del CavalierO Oscuro (!).

Questi ultimi furono una delle novità più incredibili per il mercato italiano, ovvero volumi cartonati over-size, stampati in carta patinata e di centinaia di pagine a prezzi decisamente concorrenziali, chiaramente il fatto che fossero funestati da diverse sbavature letterali li rendeva al tempo stesso da evitare assolutamente da parte di molti lettori; quello di  Lanterna Verde/Freccia Verde per esempio, il famoso ciclo di Denny O’Neil e Neal Adams, ha dei refusi e anche degli adattamenti abbastanza involuti e discutibili, quello del ciclo di Deadman, sempre di Adams, è ancora peggio in quanto al limite del leggibile.

Ci sono poi i tre dedicati al suo Batman con più che altro solo qualche refuso ma alcuni emblematici (tipo un paio di “Barman” al posto di Batman), e questo giusto per sistemare un autore già massacrato dalla Mondadori e poi presentato a spizzichi e bocconi da Play Press e Comic Art; l’Absolute di Watchmen invece gode di ben due ristampe, ma è solo dalla seconda che vengono corrette le diverse sbavature, mentre a Crisi sulle Terre Infinite (con tanto di cofanetto che racchiudeva un volume con la miniserie e uno di compendio) va pure peggio perché dev’essere ritirato dal mercato, stracciato (letteralmente) dei sedicesimi con gli errori più marchiani e ricomposto in legatoria in qualche modo (infatti dovrebbero notarsi alcuni sedicesimi sporgenti perché non rifilati assieme agli altri al momento della rilegatura), e poi rimesso in vendita (!).

Famosa la vignetta di un personaggio che recita “che due balloon” presente proprio in Crisis, sicuramente emblematica della grottesca situazione, la protesta intanto montava che era una bellezza, a partire da quel CavalierO Oscuro che francamente come primo Absolute era già un pessimo viatico (poi all’interno non era manco così disastroso, ma fai uno sbaglio del genere già nel titolo e per forza di cose succede un casino); si salvano probabilmente quelli di DK 2 (ma orrendo già di suo e in formato Absolute ancora più brutto!) e di Kingdom Come (ma le tavole purtroppo senza impianti originali erano tutte fotografate e il lettering usato decisamente poco adatto, con uno strano font  impiegato sempre al maiuscolo).

Vogliamo citare poi anche la balzana idea, come se tutto questo già non bastasse, di tradurre Donna Troy dei Giovani Titani come Donna Troia (!!) nell’omonima miniserie The Return of Donna Troy uscita nel marzo 2007, ovvero la ciliegina sulla torta (nonché pirlata editoriale di quell’anno!); riportiamo giusto un passaggio perché vale veramente la pena farsi due risate su quello che è l’andazzo in quel volume (forse sarà una piacevole scoperta per alcuni!), nel primo capitolo – “non ho padroni e non c’è nessuna arma, troia!” & “per gea, troia, non costringermi a distruggerti per mettere fine a questa storia!”.

Siamo di fronte forse alla massima espressione delle infinite difficoltà (ovvero la sfiga leggendaria che da decenni la perseguita), che la DC Comics ha sempre incontrato nella presentazione dei suoi eroi qui da noi; questo infatti era solo l’inizio della gestione Planeta!

Capitolo 9
La Planeta deAgostini, dalla Spagna con refusi
(moooolti refusi!). [parte 2]

Stando ai lettori spagnoli, la Planeta ha pubblicato benissimo la Marvel per ben 25 anni, mentre nel resto d’Europa i diritti erano tutti in mano alla Panini, che però nel 2005 decide di sbarcare in prima persona anche in Spagna togliendoli di punto in bianco all’editore iberico; tuttavia il primo anno di DC Comics planetario in Spagna è perfettamente in linea con la sua precedente gestione marvelliana, ovvero molto buono sotto tutti i punti di vista, e anche molto agguerrito verso la concorrenza, ossia proprio la Panini, che ne subisce il contraccolpo dovendo portare molte delle sue testate da edicola (dove pubblicava quasi tutto), direttamente in libreria (!).

La Planeta/DC attua quindi una politica delle uscite e dei costi molto aggressiva, abituale si dice per il colosso spagnolo, che sfruttando il suo enorme peso specifico mette alle strette la concorrenza con tante proposte e a prezzi anche concorrenziali (o con offerte lancio), per cui chi non ha i mezzi adeguati non può permettersi di controbattere; la Panini in Spagna infatti è stata costretta ad aumentare i prezzi delle sue pubblicazioni e togliere dalle edicole collane come ¡Spiderman! o ¡Ultimates!, tra le altre,  relegandole appunto in libreria.

La Panini però reagisce con un bel colpo basso, ovvero assumendo l’editore in chief della Planeta, responsabile dei grandi successi della sua gestione Marvel (come l’aumento delle vendite del 50% in sei anni), e della buona gestione del primo anno DC, tale Alejandro Martinez Virtutia, che porta con sè anche molti dei collaboratori più importanti della sua redazione; il problema per noi lettori italiani è che la Planeta perde il suo uomo di punta ESATTAMENTE quando deve iniziare a pubblicare la DC qui in Italia, ovvero in un momento che definire cruciale è dire poco.

La Planeta sarebbe nientemeno che il più grande gruppo editoriale in lingua spagnola del mondo, di sicuro con una forza economica enormemente più rilevante della Panini, non solo pubblica in tanti paesi di lingua spagnola (tra cui molti in Sud America), ma opera anche nel settore delle comunicazioni essendo editore di un’importante emittente televisiva privata spagnola (il gruppo Antena 3), di una catena radiofonica (Onda Cero Radio), produttore cinematografico (!!) e di videogiochi (!), purtroppo lo sbarco in Italia è stata la sua Waterloo; il fatto che abbia risorse cospicue la rende la massima aspirazione che può (poteva) avere un fan degli Eroi DC qui da noi, ovvero un editore che può permettersi di variare e moltiplicare l’offerta a prezzi vantaggiosi, sfruttando anche le tirature di una doppia pubblicazione Spagna/Italia, ma che al tempo stesso non può buttare via soldi all’infinito dietro a volumi o albi da ritirare perché fallati da migliaia di refusi, né può reggere quel mercato dove cerca di distruggere la concorrenza con dei prodotti qualitativamente così deboli.

Per i lettori italiani quindi la scottatura iniziale è stata ENORME, così come per quelli spagnoli, che paradossalmente dopo lo sbarco in Italia qualche orrore editoriali se lo son visti pure loro (come il secondo numero di Crisi Infinita con un sedicesimo interamente in italiano), ma un discreto numero dei volumi e degli Absolute proposti inizialmente tutto sommato era tradotta e adattate bene; probabilmente anche il tasso di refusi era minimo, certo non auspicabile, ma la psicosi scatenatasi nei forum estremizzò il tutto, c’era poi però l’altrettanto discreto numero di albi e volumi che qualche difetto in traduzioni, adattamenti e svarioni ce l’avevano eccome, il che ovviamente causava il simpatico (e deleterio) “effetto lotteria”, poteva cioè capitarti in mano un prodotto fatto bene, ma anche no.

Il danno auto-inflittosi nel primo periodo è quindi notevole, perché vanifica in parte i grandi sforzi compiuti dall’editore di diversificare le proposte, di ricollegarsi con la continuity di quello precedente, di offrire anche un buon apparato redazionale e delle note veramente encomiabili e non vaghe o da mordi e fuggi in stile Panini, ma soprattutto le creerà quella nomea di editore-con-refusi che non l’abbandonerà più, nemmeno quando la situazione sarà portata a livelli più che accettabili.

La Planeta riesce comunque a introdurre alcune novità editoriali, nuovi formati (gli Absolute appunto, ma anche volumetti in formato ridotto con ristampe vintage), i recuperi d’epoca, con proposte che variavano da quelle più economiche o in b/n fino ad arrivare a quelle cartonate (cosa quasi incredibile visto quanto proposto fino ad allora da tutti gli editori precedenti) e simpatiche iniziative dedicate a singoli personaggi, spesso non di primo piano, di cui nell’arco di un mese uscivano proposte mirate che coprivano vecchi cicli importanti e nuove serie o miniserie (tipo quelli dedicati a Shazam, Deadman, The Demon, lo Spettro, lo Straniero Fantasma, OMAC), e infine anche gli albetti monografici da edicola.

I primi mesi di gestione come s’è detto sono giocoforza segnati dai numerosi volumi usciti, necessari per coprire il periodo di transizione da quanto pubblicato dalla gestione Play Press fino al primo starting point disponibile, per fortuna imminente, ovvero il crossover Crisi Infinita (nella primavera del 2007), dopo il quale possono uscire anche in edicola ricominciando da 1 le principali testate DC.

Capitolo 9
La Planeta deAgostini, dalla Spagna con refusi
(moooolti refusi!). [parte 3]

Nell’aprile 2007 si conclude Crisi Infinita e vengono rilanciate tutte le testate possibili in edicola, ma precedentemente erano già uscite alcune collane sperimentali ospitanti serie minori (da novembre 2006), ovvero Justice League Elite (mini di 6 numeri) e l’atipica Manhunter (portata comunque a compimento col numero 10, sebbene fosse una serie presto chiusa in America); c’è spazio anche per alcuni titoli interessanti, come la mini di 6 numeri in formato più grande del comic-book classico ma spillata a 48 pagine, dedicata alla collana Superman/Batman di Loeb e McGuinness, che proseguiva quanto pubblicato dalla Play su Superman Magazine, e altre due in formato canonico dedicate a Freccia Verde (6 numeri) e soprattutto Lanterna Verde (5 numeri), rilanciata dalla bellissima mini Rebirth/Rinascita di Geoff Johns e Ethan Van Sciver.

Peccato per le testate regolari dei due personaggi principali della DC, ovvero Superman e Batman, finite un po’ caoticamente in troppi volumi, per arrivare sincronizzate al crossover, dopo il quale escono però finalmente nel maggio 2007 gli albi regolari per entrambi, gli unici ad avere abbastanza materiale per reggere 48 pagine mensili; Lanterna Verde e Freccia Verde vengono rilanciati da 1 in una testata ombrello che li vede alternarsi mensilmente (per cui sono due bimestrali), così come DC Presenta che ospita Outsiders e Giovani Titani.

 

Batman Presenta è invece un altro “mensile” ombrello che ospita trimestralmente Catwoman, Robin e Nightwing, c’è poi il bimestrale di Supergirl e Legione dei Super-Eroi (che presenta parte del ciclo omonimo), già da maggio 2007, mentre seguono a distanza di qualche mese (settembre/ottobre 2007), anche i bimestrali della nuova JLA e JSA; sempre nel solco della sperimentazione parte il settimanale (!) 52, seguito di Crisi Infinita, proposto esattamente come quello americano ovvero in albetti da 24 pagine a 1,75 Euro, così come il rilancio della collana Superman/Batman dopo i 6 numeri in formato over-size, ora di nuovo nel formato comic-book ma con una sola storia per albetto (a 1,95 Euro, forse uno degli azzardi più evidenti).

Anche in questo caso da notare che la DC ci mette del suo con rilanci come quello di Flash addirittura deficitario  (rinnegato dopo 12 numeri in patria), che costringe poi la Planeta a presentarlo direttamente in volume.

Presentare in edicola solo albi monografici è un’idea quasi epocale qui da noi, dove da sempre i lettori lamentano i sommari più o meno male assortiti degli albi americani che fatalmente hanno sempre quel comprimario che non piace  (se non addirittura due); il problema però è che monografici da 48 pagine a quasi 3 Euro, o da 72 a quasi 4 (formato leggermente ridotto di qualche millimetro rispetto a quello canonico comic-book, una qualità abbastanza floscia degli albetti, periodicità bimestrale o addirittura trimestrale quasi obbligatoria per la scarsità di materiale a riempire un numero), all’epoca erano più cari e un po’ meno appetibili dei corrispettivi Panini/Marvel dedicati all’Universo Ultimate (formato originale, copertine in cartoncino ovizzate, in quel periodo passati da 2,50 a 2,80 Euro), peggio ancora se si estende il paragone agli albi altri standard da 80 pagine.

Il risultato finale è purtroppo deludente, con una frammentazione dell’offerta in troppe collane dalle uscite per gran parte bimestrali, se non addirittura trimestrali, con titolari spesso troppo deboli, o di troppo poco richiamo per reggere da soli le edicole, pur potendo contare sulla co-edizione spagnola che avrebbe dovuto abbatterne i costi; questa infatti, come s’è visto, alla fine si rivelò più un danno che un aiuto, visto che nella migliore delle ipotesi, con traduzioni e adattamenti perfetti, ci pensava poi il letterista spagnolo (almeno così hanno sempre detto gli italiani…), vero anello debole della catena, a metterci qualche “s” finale di troppo, dei punti esclamativi rovesciati “i” a casaccio (così, tanto per gradire), a lasciare vuoti dei balloon o a invertirli con altri, complice anche la moltitudine di albi e volumi da curare.

Certo, non è sicuramente una giustificazione, tantomeno per un colosso editoriale così grande, anche perché ai tanti refusi, grossi o piccoli che siano pur sempre fastidiosi, non si accompagnò mai, per quanto riguarda i monografici da edicola, un prezzo che fosse veramente conveniente, se non nell’ottica di pagare, a parità di storie, un Euro o due in meno rispetto ad un volume da libreria (che però non era certo paragonabile a un albetto floscio e spillato dalla scarsa consistenza, facile a rovinarsi già sullo scaffale); viceversa nell’ambito dei volumi anche una manciata di piccoli refusi, magari per nulla inficianti la lettura, era comunque insopportabile dato comunque il costo più elevato per tale tipo di proposte (senza considerare il fatto che la concorrenza su questo aspetto offriva all’opposto ottime garanzie).

Purtroppo l’unico pregio, che rimane tutt’oggi comunque molto apprezzabile, era la possibilità di leggere esclusivamente storie del personaggio che uno preferiva, perché per il resto gli albi non erano certo gran che competitivi; se però l’eroe di turno, spesso non di primissimo piano, non fa breccia in un più che discreto pubblico, questo alla fine non può che decretarne immancabilmente la chiusura.

Capitolo 9
La Planeta deAgostini, dalla Spagna con refusi
(moooolti refusi!). [parte 4]

Il primo turbolento periodo della Planeta, che ha visto comunque un proliferare di testate in edicola e di volumi DC sugli scaffali di librerie specializzate e fumetterie, ed è stato anche uno stimolo notevole per la concorrente Panini/Marvel (che però ha consolidato eccome la sue offerta con albi e volumi di una qualità che pare ormai irraggiungibile per altri), si interrompe quasi bruscamente nel 2009; se fino ad allora l’editore aveva anche cercato un dialogo coi lettori, rimanendo spesso subissato dalle critiche perché il fenomeno dei refusi pareva proprio non risolvibile, da un certo punto in avanti cessano le comunicazioni, diventano più stringate e imprecise anche le checklist (non sempre aggiornate e mai con le date esatte delle uscite già in precedenza), e non si capisce più bene come e cosa voglia pubblicare, mentre inizialmente anticipava i suoi programmi editoriali addirittura semestralmente.

Le testate in edicola subiscono un brusco ridimensionamento, chiudono DC Presenta e Batman Presenta con tutti i serial annessi, ovvero Outsiders, Giovani Titani, Catwoman, Nightwing e Robin, chiude anche Supergirl e la Legione dei Super-Eroi, che confluiscono quasi tutti in volume (metà/fine 2008); strana sorte invece per JLA e JSA, che forse non andavano così male ma vengono “momentaneamente”  sospese al numero 7 la prima (settembre 2008) e al numero 5 la seconda (agosto 2008), salvo poi continuare alla fine del 2009 coi numeri 8/9 la prima e col numero 6 la seconda (più lo speciale Kingdom Come), prima di essere chiuse definitivamente dopo questa bizzarra sospensione durata praticamente un anno (!).

Forse, è solo un’ipotesi, la coincidente partenza della collana settimanale Batman: La Leggenda, costituita da volumi cartonati di ben 200 pagine, uscita a partire dall’agosto del 2008 abbinata a Panorama, durata poi addirittura 100 numeri (conclusasi infatti nel luglio del 2010), potrebbe aver dato quell’ulteriore mazzata alle risorse disponibili nella gestione del suo settore fumetti in Italia; l’equivoco di un grosso editore talvolta è che nonostante i mezzi li abbia non sono comunque illimitati e soprattutto non sta scritto da nessuna parte che poi i guadagni non debbano arrivare e pure copiosi, altrimenti l’investimento iniziale, fatto anche di prezzi lancio, collane sperimentali e nuovi formati che possono portare a delle perdite, deve poi alla fine sempre essere sanato e anzi superato dai ricavi.

Tra il 2008 e il 2009 l’editore cerca comunque di mantenere una sua proposta di monografici, riproponendo un albo per i Titani (durato solo 6 numeri), per gli Outsiders (con Batman & gli Outsiders) e uno per Booster Gold (durato 7 uscite bimestrali), tutti a fine 2009 passati poi in volumi da fumetteria, periodo nel quale chiude anche Superman/Batman col 21; vengono lasciate in sospeso poi altre collane come i Classici DC di Batman prevista in 20 uscite e fermata alla seconda, ma tutto il settore ristampe viene rilanciato da sontuosi (e cari) cartonati come quelli dedicati alla produzione di George Perez (Justice League, Giovani Titani, Wonder Woman già presentata in formato economico solo un paio di anni prima), o altri cicli classici come il Superman e la Wonder Woman di Gene Colan, l’Aquaman ancora di Jim Aparo e via elencando.

Non si capisce bene, né si saprà magari mai esattamente cosa successe, ma delle collane monografiche sopravviveranno fino alla fine solo Superman e Batman, rimarrà la piacevole sorpresa di Lanterna Verde che comunque riuscirà a resistere in fumetteria sempre nel formato spillato (con la bellissima gestione di Geoff Johns), a prezzi comunque contenuti, così come per Freccia Verde entrato nel periodo di coabitazione con Black Canary (sebbene fatte ripartire ancora una volta da 1); tutto il resto viene pubblicato in volumi, di cui molti cartonati e un discreto numero in Omnibus di centinaia di pagine (in formati più o meno over-size), a prezzi comunque buoni ma che andavano a costituire un’offerta complessiva molto (ma molto) costosa, ovvero la politica originale della Planeta di mettere alle strette i concorrenti, attuata però quando forse la credibilità dell’editore è definitivamente compromessa e i titoli “bruciati” già parecchi.

Il periodo finale della gestione planetaria è quindi caratterizzato dalla quasi totale sparizione delle edizioni economiche e da edicola (gli spillati di Superman e Batman finiscono per costare prima 3,50 Euro, poi addirittura 3,95, e per sole 48 pagine erano praticamente fuori mercato), mentre tutte le altre proposte (ristampe o materiale vintage), vengono trasformate in una massa consistente di volumi esclusivi per fumetterie e librerie specializzate; addirittura l’apice della saga di Grant Morrison sul monografico di Batman (Batman R.I.P.), e il seguente Cos’è successo al Cavaliere Oscuro di Neil Gaiman, sono pubblicati direttamente su due cartonati dopo che la saga si era dipanata dal primo albo per una trentina di numeri (Natale 2009), lasciando con un palmo di naso i lettori abituali del mensile.

Oltre a questo evidente e drastico cambio di rotta, accompagnato come s’è detto da un pervicace mutismo dell’editore che si sottrae a ogni comunicazione coi lettori (e a informarlo adeguatamente e tempestivamente su quali siano le sue uscite future), è sempre aleggiante nell’aria l’incubo della virgola fuori posto, del “a capo” sbagliato o del termine spagnolo che fa capolino a sorpresa dove uno meno se lo aspetta (ormai la fama era  quella); bisogna però anche segnalare, sempre nel biennio 2010/2011, qualche ulteriore intoppo dovuto ai rapporti col distributore, con volumi arretrati non più sempre così disponibili (a dispetto del non esaurimento delle tirature) o altri usciti ma con ritardi notevoli o disponibili inizialmente solo allo stand della Planeta nelle mostre cui partecipava (tipo il controverso cofanetto di Preacher, quasi subito assurto ad oggetto di culto vista la sua disponibilità abbastanza “sfuggente”).

Questo simpatico tira e molla tra Planeta e Alastor avrà ripercussioni anche alla conclusione della gestione, con i numeri finali di Batman e Superman (il 53 e  il 55), in dubbio per l’uscita a dicembre 2011, con già il nuovo editore che aveva praticamente pronti il 54 e 56; s’è rischiato di vedere incompleto Starman, fermo al quinto volume con uno solo mancante per la conclusione, e anche un’altra collana, Shadow of the Bat di cui l’ultimo tomo (il 5) è uscito addirittura all’inizio di aprile di quest’anno, quando ormai l’editore era la Lion da oltre tre mesi (!).

Tutto è bene quel che finisce bene?

Certo che no, la rogna semplicemente passerà dalla Planeta alla Lion…

Capitolo 10
RW Lion, il ruggito del leone è solo un miagolio… (p. 1)

Il passaggio di consegne tra Planeta e RW Lion non avviene certamente in maniera indolore, ma al decimo capitolo dedicato alla sfiga leggendaria che perseguita le edizioni italiane della DC era più che ovvia una situazione del genere (semmai resta sempre la curiosità di sapere ogni volta su come essa si manifesterà e colpirà i poveri lettori e editori); la Lion va ricordato è legata al distributore Alastor che precedentemente distribuiva per l’Italia la Planeta e con la quale erano già intercorse delle diatribe lungo l’ultimo anno, che spesso avevano portato al blocco o al ritardo di alcune uscite (vedi il caso del cofanetto di Preacher), e alla difficile reperibilità di molti arretrati, cosa che peraltro è tuttora in corso, per cui parte del catalogo del precedente editore non ancora esaurito, non è però nemmeno riordinabile (e non si sa quando e se mai la situazione si sbloccherà).

Il nuovo editore subentra quindi a quello vecchio anche nei tempi stabiliti, ma è quest’ultimo che non fa più uscire regolarmente quanto programmato, rischiando addirittura di far slittare la partenza delle collane da edicola Lion (che avrebbero continuato la numerazione Planeta, allarme per fortuna poi rientrato), o facendo saltare l’uscita di alcuni volumi in programma, anche qui per fortuna recuperati incredibilmente mesi dopo (tipo il quinto volume dedicato alla collana Shadow of the Bat uscito ai primi di aprile, in piena gestione Lion).

A questo passaggio di consegne difficoltoso si aggiunge uno sfortunato esordio con il primo degli ormai famigerati numeri zero di presentazione dedicato alla JLA a ridosso del Natale (distribuito a macchie di leopardo), seguito dagli altri cinque dopo le festività ma sempre in tempo per risentire del periodo festivo e dei corrieri che consegnavano a singhiozzo; come se non bastasse il mese di gennaio si apre diviso tra proteste (per via della crisi) che bloccano molte delle arterie principali del paese (e quindi per alcuni, ulteriori ritardi nelle consegne) e da nevicate mica da ridere che bloccano a loro volta molti degli invii, tanto che alcune fumetterie riusciranno ad avere tutti e sei i numeri zero solo ai primi di febbraio (!).

Come si può notare, quando la sfiga della DC in Italia si mette di mezzo succedono cose incredibili, come il fatto che alla fine, dopo millemila peripezie, i numeri zero si rivelano abbastanza deludenti sotto quasi tutti i punti di vista, più flosci di quelli Planeta, con copertine quasi plastificate peggio dell’editore precedente, una carta che oltretutto non rende benissimo i colori e soprattutto una scelta delle storie tra le meno rappresentative per personaggi ed editore (per fortuna non tutte da buttare, ma come biglietto da visita potevano essere veramente contenti solo i nerd); nessun cenno, se non fugace, sul mega rilancio primaverile, nientemeno che il più importante dai tempi di Crisis, che ha rivoluzionato recentemente il cosmo DC (ovvero Flashpoint, relegato in discutibili, per qualità, volumi da libreria).

I primi quattro mesi della Lion quindi sono tutto fuorchè esaltanti, ancorchè appena passati e quindi freschi nella memoria di tutti (che ancora ne discutono animatamente nei forum), sono in sintesi caratterizzati da albi da edicola che bene o male proseguono senza troppi scossoni quelli precedenti della Planeta, ovvero i soli Batman e Superman, con Lanterna Verde in fumetteria che per l’occasione diventa mensile (per completare il vecchio ciclo di storie e arrivare sincronizzata con gli altri personaggi al rilancio); gli spillati da edicola sono comunque le sorprese più piacevoli, certo non per la qualità ma sicuramente per il prezzo portato dai 3,95 Euro per 48 pagine della Planeta alle 72 pagine per il medesimo prezzo del nuovo editore, sempre poco competitivo rispetto ai solidissimi albi Panini ma certamente un passo avanti notevole rispetto a prima dove gli unici superstiti delle edicole erano praticamente fuori mercato.

Il problema maggiore si riscontra purtroppo tra i volumi da fumetteria, di cui molti brossurati (soprattutto quelli da 96 pagine), sono se possibili flosci quanto gli spillati (!), mentre alcuni cartonati sono addirittura una sorta di hamburger con una massa informe di carta tra due fette di cartone (tipo il Batman di Gene Colan, JLA Ultramarine, la JSA – The Golden Age, il Batman di Tim Sale); la carta usata inizialmente è poco sfogliabile, più floscia di quella usata dalla Planeta e rende i colori in maniera poco brillante, paradossalmente il nuovo editore la usa indistintamente per il catalogo di Mega, gli spillati da edicola e fumetteria, i brossurati e pure i cartonati, con risultati come detto non proprio esaltanti.

Preso atto dei primi problemi le copertine degli spillati vengono migliorate nel giro di un paio di mesi, utilizzando un cartoncino con grammatura più alta, ma comunque sempre sul floscio andante, mentre la carta degli albi viene cambiata per una che rende meglio i colori; tuttavia le sbavature con annessi più o meno evidenti fuori registro, nonché qualche sbalzo delle tavole (con bordi bianchi che fanno capolino nella parte superiore o inferiore della pagina), si contano lo stesso in un certo numero, così come qualche piccolo refuso qua e là.

Il problema è che intanto il mega rilancio dei New 52 incombe!

Capitolo 10
RW Lion, il ruggito del leone è solo un miagolio… (p. 2)

Le millemila variant Lion (e il rilancio dei new 52!).

E siamo finalmente arrivati al capitolo finale di questa lunghissima odissea di orrori editoriali, praticamente settant’anni di edizioni e editori DC in Italia magari non tutti da dimenticare, ma spesso sembrava di assistere a una gara a chi fosse il più improvvisato e sgangherato ovvero criticabile; al confronto dei numerosi predecessori però la Lion, da buona ultima e appena partita, non è perlomeno additabile tra quelli peggiori (ma diamole tempo!), né accusabile delle efferatezze più epocali (ma se continua su questa strada, chi può dirlo ^_^?).

Sicuramente invece la sfortuna che indipendentemente dai nomi coinvolti si risveglia puntualmente per creare quel danno al buon nome della DC e dei suoi personaggi, la sua parte l’ha fatta egregiamente anche stavolta (e siamo solo a sei mesi di gestione Lion!); se all’esordio un po’ di problemi ci sono stati a livello logistico, con gli albi di presentazione che hanno subito diversi ritardi nelle consegne, qualche attrito col vecchio licenziatario e qualche volume uscito fallato (tipo un volume di Invisibles, Batman Gates of Gotham), con il mega-rilancio della DC la Lion un po’ di sfortuna con un cervellotico piano di variant (che hanno mandato ai pazzi diversi gestori di fumetterie) se l’è cercata sicuramente.

Quello che forse rimarrà come rammarico maggiore presso i lettori sarà proprio un evento epocale come il rilancio di tutto l’Universo DC proposto maldestramente a livello pubblicitario, con qualità discutibile degli albi e dei volumi e gestito dall’editore puntando sostanzialmente solo sulle fumetterie e sui collezionisti che acquistano più (e più) copie dello stesso albo, ovvero senza puntare ad allargare quanto più possibile il parco lettori già in partenza; i collezionisti più sfegatati sono evidentemente l’unico bacino sicuro di entrate su cui oggi come oggi, vista anche la situazione contingente di pesante crisi economica e i mezzi certo più limitati della Lion rispetto a una Planeta qualunque, si poteva pensare di puntare per evitare più rischi (gli albi in edicola si sono visti quasi un mese dopo l’uscita in fumetteria, distribuiti molto a macchie di leopardo e ben lungi dal coprire per intero il territorio nazionale, senza manco una locandina promozionale).

La gestione complessiva dell’evento ha visto cambi nel tipo e numero di variant (che non si conoscono praticamente con certezza fino all’uscita), riformulazione dei relativi pack speciali, un caotico programma di offerte alle fumetterie (a seconda dell’adesione o meno ad avere l’esclusiva dei Reboot Point, che a loro volta avevano diverse opzioni tra cui poter scegliere), qualche problema “tecnico” (codici a barre che non passano i lettori ottici, tirature sballate di alcune variant), ma nonostante questo l’obiettivo è stato centrato facendo in breve tempo il sold-out di tutte o quasi le collane (nelle sole fumetterie ovviamente); e questo nonostante ritardi nella distribuzione (complice anche l’idea di far uscire gli espositori per le anteprime di sabato, quando molti corrieri non consegnano), l’albo gratuito di presentazione dell’evento allegato sul catalogo di Mega di Maggio, uscito pure in ritardo e quasi a ridosso dei numeri 2 (poi ritardati a loro volta) e pure l’errore nei prezzi di copertina degli albi che sarebbero usciti solo in fumetteria (Wonder Woman, Flash e Titani), segnati a 4,95 Euro anzichè 3,95, cosa che forse ne ha frenato in parte le vendite (infatti erano tra quelli che tardavano ad esaurirsi), sebbene le fumetterie siano tuttora tenute a venderli al prezzo di lancio, ma tra gestori disonesti e lettori disinformati che prendono per buono il prezzo che vedono sulla copertina (beata ingenuità!), qualche acquirente può essersi perso per strada.

Il problema più spinoso (di cui si discute già ampiamente nei forum in rete), è però la resa grafica degli albi, in effetti poco entusiasmante e con diversi problemi (pagine sfocate, colori sparati oppure spenti e poco luminosi, carta forse non delle più adatte), qualche refuso (magari minimi, eppure ancora presenti, un brutto vizio ereditato dalla Planeta che ormai ha fatto pessima scuola in tal senso), e redazionali in media sufficienti ma con qualche scivolone verso il confusionario e la pappardella storica inutile e pesante toccata in sorte ad alcuni personaggi; peccato ovviamente, si tratta dopotutto del rilancio più importante della DC forse della sua intera storia, certo da noi come minimo c’era da aspettarsi che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto (a prescindere!), ma qui forse s’è esagerato un po’, anche se la storia editoriale del colosso americano in Italia ormai parla chiaro e spesso non lascia spazio per piacevoli sorprese.

Si tratta ora di vedere (e sperare), in un miglioramento della qualità delle edizioni (qualcosa già sembra intravedersi nei numeri 2), sebbene sia assurdo che si compri albi stampati così (e pure a caro se non carissimo prezzo se sono variant, ultra-variant e super-variant), in attesa che l’editore sia in grado di editarli decentemente più avanti, in un imprecisato futuro (poi per carità, magari coi numeri 3 saremo qui a gridare al miracolo!); il problema è più impellente di quello che si possa pensare, infatti a dicembre il mondo potrebbe finire (Maya docet!), e quindi o migliorano prima oppure è tutto inutile ^_^, ma c’è anche il pericolo (CONCRETISSIMO!), che la leggendaria sfiga DC piuttosto che lasciare albi stampati decentemente qui da noi il mondo lo faccia finire sul serio (mano agli amuleti!).

E con questo auspicio “bene augurante” ci congediamo da tutti quei lettori che hanno avuto la pazienza e la perseveranza di seguirci fin qui, attraverso ben sette decenni di albi stampati in maniera assurda, roba da far impazzire anche l’appassionato più incallito, ma se scamperemo alla fine del mondo prevista per dicembre potremmo sempre proporre ulteriori aggiornamenti sulla gestione Lion (più che una promessa, una minaccia bella e buona!).

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