Platinum End 1 | Recensione
Pubblicato il 10 Novembre 2017 alle 10:00
Saranno riusciti Ohba e Obata a bissare il successo di Death Note e di Bakuman?
Mirai Kakehashi è un bravo ed onesto ragazzo, che ha perso la famiglia in un incidente. Stanco della vita, senza amici e nessuno che lo capisca, dopo aver preso il diploma delle scuole medie decide di suicidarsi gettandosi dalla cima di un grattacielo. Ma Nasse, il suo angelo custode, lo salva, dicendogli che vuole che sia felice; così, gli dona dei poteri particolari e lo candida, insieme ad altre dodici persone, ad essere scelto come prossimo Dio.
Se vi è piaciuto Death Note probabilmente vi piacerà anche Platinum End, visto che la costruzione dei due manga è abbastanza simile. In entrambi in casi Ohba cerca di inserire due diverse visioni del mondo, che se in Death Note sono rappresentate da Light e Elle, qui sono invece viste con gli occhi di Mirai e dell’angelo Nesse, la quale ritiene che l’uccisione di chi ci ha fatto soffrire non possa considerarsi una colpa, ma solo una giusta punizione; Mirai invece dimostra di avere molta compassione e senso di giustizia, ma mai di vendetta, tanto da sentirsi in colpa per ciò che succede alla zia. Il lato negativo di ciò è che Mirai appare già come il più giusto ed il più sensato tra tutti gli altri personaggi, che, alla fine, si rivelano piuttosto mediocri nella loro esistenza. Un difetto che aveva già colpito il personaggio di Light in Death Note, almeno fino all’arrivo di Elle. Vedremo se Ohba riuscirà a mitigare un po’ questa sua tendenza, magari sfruttando il fatto che stavolta i “protagonisti” saranno tredici.
Inoltre anche in Platinum End si gioca secondo regole ben precise, stabilite da principio, e sta all’intelligenza dei personaggi saperle sfruttare a dovere per vincere. Anche qui, dunque, la strategia gioca come in Death Note un ruolo assoluto e già nel primo volume si è visto che chi non sa vedere oltre il proprio naso ha vita breve, mentre chi pianifica la propria entrata in scena può ottenere risultati oltre le attese.
Come avrete capito da quanto scritto finora, la storia è intrigante già dal primo volume, che finisce con un colpo di scena che non può far altro che spingerti ad aspettare il secondo tankobon per sapere come continua la vicenda. Per tutto il volume il ritmo è incalzante ed è sempre in crescendo, con l’introduzione di nuovi personaggi già ben caratterizzati e delineati, anche per quanto riguarda il prosieguo della vicenda.
I disegni di Obata sono veramente da apprezzare, non risparmiando molte splash page, dove dimostra tutta la sua bravura. Anche i personaggi sono ben caratterizzati graficamente, soprattutto gli angeli, che con poche caratteristiche distintive riescono a colpire il lettore per la loro particolarità grafica.
Per quanto riguarda l’edizione italiana, il volume è un classico brossurato come quello di Death Note. In fumetteria, con l’acquisto del primo volume, avrete in omaggio anche una stampa che ritrae Mirai (non so se è una iniziativa a scadenza o fino esaurimento scorte).