Romabot Centurion 1: Recensione

Pubblicato il 30 Novembre 2011 alle 11:42

Chi ha stabilito che i super robot devono per forza essere giapponesi? Possono anche essere italiani. O addirittura romani! In che modo? Ce lo spiegano Fabrizio De Fabritiis e Daniele Rudoni nel primo numero di Romabot Centurion!

Romabot Centurion 1

Autori: Fabrizio De Fabritiis (testi), Daniele Rudoni (disegni)
Casa Editrice: Emmetre Edizioni
Provenienza: Italia
Prezzo: € 10,00, pp. 80, b/n
Data di pubblicazione: ottobre 2011

Verso la fine degli anni settanta giunsero in Italia i primi cartoni animati giapponesi imperniati sulle figure di robot che agivano in un contesto fantascientifico. E scommetto che molti ricordano con affetto le avventure di Goldrake o di Mazinger. Ovviamente, come sanno gli estimatori dei manga e degli anime, i robot costituiscono solo una parte dell’immaginario giapponese ma di certo sono un elemento che è facile associare automaticamente al paese del Sol Levante.

In fondo, è più o meno la stessa cosa con i supereroi, fenomeno tipicamente statunitense. Tuttavia, i robot e i supereroi sono amati anche al di fuori dei loro paesi d’origine e non hanno mancato di influenzare lettori di altre aree geografiche. E spesso molti si sono posti domande del tipo: perché non possono esistere supereroi e super robot europei o italiani? Magari protagonisti di avventure ambientate nella nostra nazione?

L’intraprendente casa editrice Emmetre Edizioni si è concentrata proprio su questo obiettivo: ideare, cioè, fumetti che devono molto a quelli nipponici e statunitensi e che presentano le vicissitudini di giustizieri in calzamaglia e di robot italiani, come nel caso delle prime serie supereroiche made in Italy, Capitan Nova e Defenders of Europe. Si tratta di esperimenti interessanti e lodevoli, come ci si può rendere conto leggendo il primo numero di Robot Centurion (l’opera è prevista in tre volumi).

Lo scrittore del serial è il bravo Fabrizio De Fabritiis che colloca la story-line in una Roma futuribile. A prima vista, si può avere la sensazione che si sia ispirato a Go Nagai (che certamente è una delle influenze fondamentali) ma nella sua visione c’è molto di più, se non altro poiché la trama si apre con l’invasione terrestre da parte dei terribili Anunnaki di Nibiru, dettaglio che richiama le teorie cospirazioniste di David Icke e l’archeologia alternativa di Zecharia Sitchin. E già basta questo per capire che Romabot Centurion non è affatto banale.

Senza anticipare nulla della trama, scrivo solo che il lettore scoprirà le origini di Romabot Centurion, enorme robot simile a quello di tanti cartoon giapponesi, guidato dal giovane e coraggioso Remo, impegnato a vanificare le terribili macchinazioni degli Anunnaki. De Fabritiis ha un ottimo ritmo narrativo e dimostra di conoscere a menadito le regole di una storia di robot degna di questo nome. Nella post-fazione di Renato Umberto Ruffino, si evidenzia, appunto, l’influsso di questo tipo di prodotti ma ritengo che sia pure rilevabile quello dei comics a stelle e strisce. A mio avviso, l’incedere della trama richiama quelle di molti albi Marvel e DC e di conseguenza Romabot Centurion può risultare godibile sia per i fan dei manga che per quelli dei comic-book.

D’altronde, la parte grafica è occidentale e non potrebbe essere diversamente, considerando che il penciler è il bravissimo Daniele Rudoni che, tra le altre cose, è colorista per la Marvel americana. Rudoni, che avevo già notato su United We Stand, fa un buon lavoro, dimostrando notevole perizia e abilità nelle sequenze di azione, con un’impostazione della tavola inventiva e un bianco e nero suggestivo. In poche parole, Romabot Centurion è una proposta diversa, perlomeno se paragonata alla produzione nazionale dilagante, e non va trascurata. Del resto, chi ha stabilito che gli italiani non possono inventare storie di super robot? O di supereroi?

Voto: 7

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