Sempre Libera, la nervosa vita della divina Maria Callas | Recensione

Pubblicato il 20 Ottobre 2017 alle 10:00

La voce della Callas esce freneticamente ritmica dalla matita di Lorenza Natarella.

Idolo contemporaneo della lirica dell’ultimo secolo, il personaggio di Maria Callas si trasforma in una storia dal climax crescente, supportata dalla voce narrante di Lorenza Natarella. All’interno di un elegante e pregiato cartonato, si schiude una storia fatta di nervosismi, impegno e sudore.

maria callas fumetto lorenza natarella

Sempre libera, edito da Bao Publishing, narra della storia di una bimba prodigio, che nasce a New York nel 1923 da genitori greci. Di questi, sentiremo parlare soprattutto della madre Evangelina, ricca di nascita e donna fragile mentalmente. Fin dai primi giorni dalla nascita della bambina, non intendeva avere a che fare con lei, delusa dal fatto che non fosse il figlio maschio che lei desiderava. All’età di tre anni, Evangelina scopre che Maria è portata per il canto e che è capace di riprodurre alcune arie d’opera alla pianola e al pianoforte. Da lì, Evangelina si trasforma nella manager della figlia, usando il suo precoce talento per guadagnare qualche dollaro. Parte così un lungo periodo di studi, nel quale la Callas si ritroverà a studiare canto anche 18 ore al giorno. La sua passione è talmente forte che non si ferma davanti a nulla e supera anche la madre, decidendo a 18 anni di partire per l’America e andare a vivere dal padre. Iniziano i primi lavori e i primi rifiuti…

La Divina vola sulle note della sua voce, saltando da una parola all’altra. Le arie della Traviata, di Macbeth e de I puritani si fanno solide sotto i suoi piedi e tra le sue braccia, diventando il suo unico supporto lungo il corso della sua vita. Il marito Meneghini e il successivo compagno Onassis diventano, invece, meri supporti economici e mettono sempre più in risalto la figura emblematica e particolare della Callas.

maria callas fumetto lorenza natarella

Le linee svolazzanti, le parole in corsivo e le nuvolette di fumo nere circondano la protagonista in un turbinio di sensazioni che creano sgomento, frenesia, follia e disagio, tanto nella protagonista quanto nel lettore. Bisogna fare attenzione alle parole presenti nella tavola: sono talmente sfuggevoli e prive di un lettering “lineare” che è necessario rincorrerle per non rischiare di perdere nessuna. Un costante fumo nero, denso, come quello delle paranoie, delle malelingue e delle critiche avvolge la Callas nei momenti più critici della sua vita, partendo dal costante rifiuto della madre mentre era piccola fino ai rifiuti da parte di grandi teatri. Man mano la Callas diventa sempre più grande (e sempre più magra) in un turbinio di tutte le sfumature del rosa, calcando l’essenza femminile della Divina.

Pazza” era la Callas, così come pazza è la linea che la disegna. Forme che si ispirano all’essenzialità e all’America degli anni ’30 permettono a tutti i personaggi di usare a loro piacere lo spazio sul foglio bianco, riempiendolo di onde sonore e di cattivi pettegolezzi, purtroppo tipici di un periodo della carriera di Maria Callas.

Si aggiunge anche un dettaglio importante: la voce narrante di Lorenza Natarella, molto informale e scanzonata, aggiunge un elemento di ansia e disturbo nel petto del lettore, facendo vivere in maniera similare le esperienze che la Divina ha vissuto fino al giorno della sua morte e oltre. L’utilizzo della reiterazione di alcune frasi all’interno della graphic novel rende il racconto simile a una pista di go kart che gira infinitamente su se stesso, creando un vortice folle dalla quale è difficile uscirne, anche una volta che si è chiuso il volume.

 

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