Mao Zedong – Historica Biografie 2 | Recensione

Pubblicato il 16 Agosto 2017 alle 10:00

Chi era Mao Zedong? Un grande rivoluzionario o uno spietato dittatore? Ce lo spiegano Jean-David Morvan e Frédérique Voulyzé in un volume dedicato a una delle figure più discusse e controverse della storia del Novecento!

Mondadori Comics ha dedicato molta attenzione al fumetto storico con la splendida collana Historica e ha di recente varato un’ulteriore serie di volumi, Historica Biografie. Come è facile intuire dal titolo, si concentra sul percorso biografico di personalità che, nel bene o nel male, hanno influenzato il destino di tante persone.

Il secondo volume ha a che fare con Mao Zedong, una delle figure più discusse e controverse del Novecento. Di solito, quando si affrontano a livello artistico personaggi del genere, l’equidistanza latita e si verificano due cose: o si compie un ritratto agiografico, o si fa una netta condanna della personalità in questione, a seconda delle proprie opinioni. Nel caso specifico di Mao, il discorso è complesso, poiché l’agiografia ha sempre fatto parte della sua vita. Il culto nei suoi confronti era dovuto soprattutto a una serie di racconti falsificati e di bugie propagandistiche.

Di ciò ne sono consapevoli Jean-David Morvan e Frédérique Voulyzé, nomi ben noti ai fan del fumetto di area francofona. Si sono avvalsi della consulenza dello storico Jean-Luc Domenach, uno dei massimi esperti di storia cinese. Costui ha avuto peraltro un saldo rapporto d’amicizia con la vedova di Zhou Enlai, uno dei massimi dirigenti della Cina maoista, collaboratore di Mao ma da lui non amato. La donna ha fornito a Domenach sorprendenti rivelazioni sul dittatore e questa mole di informazioni è stata poi usata da Morvan e Voulyzé per il fumetto.

E’ proprio lei a narrare la vita di Mao, nel giorno dei funerali di Zhou Enlai. Il ritratto che ne viene fuori è incredibile. Pur riconoscendogli coraggio e intelligenza non comuni, non fa sconti alla figura del dittatore che, nelle sue parole, si trasforma in un individuo meschino, crudele, maschilista, incapace di provare il minimo senso di umanità, pronto a eliminare gli oppositori e persino coloro che, semplicemente, pur essendogli fedeli, lo mettono in ombra con i loro meriti. E, soprattutto, disposto a far morire milioni di cinesi pur di raggiungere i suoi obiettivi.

Criticando aspramente la figura di Mao, la vedova di Zhou Enlai critica nello stesso tempo il sistema propagandistico e informativo che ha costruito un’immagine menzognera del dittatore. La tanto vantata Lunga Marcia, secondo lei, è stata una farsa; il famigerato Libretto Rosso che ha manipolato il cervello di tanti cinesi era solo una serie di idiozie, abilmente presentate con artifici retorici efficaci. Quello di Mao è stato un falso mito che, a conti fatti, ha provocato più sofferenze che vantaggi. E, in linea generale, vale lo stesso per l’idea del comunismo.

Questa è dunque un’opera coraggiosa che evidenzia l’ipocrisia di un uomo che, sia in Cina sia all’estero, è spesso stato acclamato con troppa faciloneria. Morvan e Voulizé descrivono un’immensa, tragica bugia scrivendo testi e dialoghi intensi e profondi, mai retorici, e delineando una story-line comunque avvincente.

I disegni sono di Rafael Ortiz, dotato di un tratto naturalistico e dettagliato, indubbiamente adatto per un’opera come questa che fa del realismo e del rigore storico gli elementi predominanti. Non c’è molto dinamismo nelle tavole ma sono evidenti la cura certosina per il dettaglio e per le emozioni violente che animano i protagonisti della vicenda (espressa attraverso riusciti primi piani di impostazione cinematografica).

Neanche questo lavoro ha quindi il pregio dell’equidistanza ma è impossibile averla, dal momento che si basa sulle soggettive testimonianze di una donna che, al di là di tutto, ha frequentato Mao e ha vissuto in prima persona eventi che tanti hanno letto solo sui libri di storia. Da provare.

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