Quebrada: il wrestling al tempo delle organizzazioni criminali – RECENSIONE
Pubblicato il 21 Febbraio 2016 alle 11:20
Tra combattimenti di Lucha Libre e criminalità, in questo primo volume “La città delle maschere” vengono presentati i protagonisti di Quebrada: lottatori senza pietà ma allo stesso tempo membri di organizzazioni criminali che si combattono il controllo del territorio. Da una parte c’è il clan di Rey Negro, il più potente di tutti deciso a mantenere il primato, e dall’altra gli si contrappone quello di Ultra Sombra, vecchio pupillo di Rey ora suo acerrimo nemico in cerca di rivalsa.
Quebrada è la seconda serie targata Progetto Radium, etichetta indipendente che ha riscosso un enorme successo su Internet. Questo primo volume, “La città delle maschere”, raccoglie le 13 mini storie di cui una inedita, scritte da Matteo Casali a partire dagli anni novanta dedicate ai protagonisti di questa serie.
Dopo il grande successo delle campagne crowdfunding per Rim City (altra serie Radium, ideata e scritta da Alessandro “Dr. Manhattan” Apreda) e, appunto, per il secondo arco narrativo di Quebrada, l’editore italiano saldaPress ha deciso di ristampare dal primo volume questa serie per farla conoscere anche al grande pubblico.
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Quebrada è un fumetto che non ha mezze misure. Ci porta immediatamente in mezzo alla storia con il ritorno di uno dei luchadores più forti della scena, La Cruz, che ricompare in maniera esplosiva. Non c’è spazio per la pietà o per la compassione: in una società di lupi o si mangia o si viene mangiati.
Questo fumetto ha le caratteristiche di un puro hard-boiled, ma l’autore lo ha saputo fondere all’universo della Lucha Libre in maniera assolutamente non forzata e senza far storcere il naso al lettore.
Centrale in questo volume è la scelta di dividere gli avvenimenti che si svolgono in questo arco narrativo in capitoli molto brevi che portano a frammentare notevolmente la narrazione. Questa particolare tecnica di approccio alla sceneggiatura consente in primo luogo di saltare da uno scenario all’altro senza provocare nel lettore un particolare confusione poiché sono sempre molto chiari i dialoghi e ci permettono di contestualizzare sempre ciò che viene narrato. Ovviamente questa scelta non aiuta la fluidità della storia ed è innegabile che sia un piccolo limite.
Un altro punto di interesse di questa divisione è senz’altro quella di poter presentare i personaggi cambiando ogni volta il punto di vista, focalizzandosi sul protagonista di quel segmento narrativo (molto evidente nei primi 5 capitoli del volume) così da poter descrivere le sue caratteristiche e una minima parte della sua psicologia.
Anche se le informazioni ricavate sono molto poche il personaggio viene immediatamente contestualizzato e ogni capitolo è collegato da un sottile “fil rouge” che lega ogni personaggio che incontriamo. In questo caso quindi ci troviamo di fronte ad una storia corale, in cui ogni personaggio viene data quasi la stessa importanza e l’insieme delle piccole storie contribuiscono tutte alla realizzazione della trama principale.
I personaggi che vanno a comporre il cast di Quebrada non possono essere definiti come positivi: la maggior parte sono cattivi, violenti, abbietti, assetati di potere e a volte si macchiano di azioni disgustose.
In questo fumetto l’eroe buono non esiste, anzi non può esistere visto che come in una Sin City messicana tutti i personaggi che vivono a Quebrada sono inevitabilmente contaminati da un sistema che corrompe e porta in un’unica direzione.
Anche se l’ambientazione risalta poco nell’economia della storia, risulta essere appropriata per fare da sfondo a questo tipo eventi, alla fine inglobandoli.
Un elemento simbolico molto forte all’interno del volume è il discorso dedicato al culto della maschera (Màscaras in spagnolo, e così vengono chiamate all’interno del fumetto). Ricorda per alcuni aspetti la stessa ossessione che hanno i supereroi nel nascondere la propria identità ma i luchadores di Quebrada sono tenuti a rispettare un preciso sistema di regole che si basa sull’onore e sulla tradizione.
Molto interessante è anche la contrapposizione che viene a crearsi con i supereroi americani poiché le azioni fatte da i protagonisti di Quebrada sono moralmente opposte rispetto a quelle compiute dai cugini supereroi.
Un altro elemento che fa da ponte durante tutto il volume è l’inevitabile scontro tra vecchio e nuovo, tra padri e figli, tra tradizione e novità. Almeno in tre punti distinti si ha un effettivo scambio di battute riguardanti uno scontro generazione che è anche alla base della macro-trama: il nuovo boss che cerca di sovvertire l’ordine del potere cercando di prendere il posto del vecchio capo, simbolo di una lunga tradizione sia della malavita di Quebrada sia per quanto riguarda il mondo della lotta sul ring. In questo volume sono state gettate le basi per lo scontro vero e proprio che scoppierà più avanti: in seguito troveremo i risultati di tutte le situazioni ancora non sviluppate a dovere.
Matteo Casali, ideatore della serie e sceneggiatore della maggior parte dei capitoli di questo volume, per i disegni si è affidato a molti artisti, i quali illustrano questo volume ognuno utilizzando il proprio stile personale. Ritroviamo, quindi, disegnatori di notevole rilevanza come Giuseppe Camuncoli, Andrea Accardi, Grazia Lobaccaro e Werther Dell’Edera tra i tanti. Anche i disegni quindi non deludono le aspettative e tutti gli artisti danno prova di un enorme talento.
Ogni autore interpreta a modo suo la storia e quindi ritroviamo un certo parallelismo con il discorso fatto in precedenza riguardante il continuo cambiamento del punto di vista della sceneggiatura da un capitolo all’altro. E se possiamo riportare i pro che questa scelta comporta, lo stesso difetto ritorna anche per quanto riguarda i disegni: ad ogni capitolo ci si ritroverà con un stile a volte anche completamente diverso e in alcuni casi si avrà bisogno di un paio di pagine per abituarsi al cambiamento del tratto.
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Interessante anche la scelta di dedicare ad un personaggio in particolare, la lottatrice Pàsion, uno stile di colorazione completamente diverso da tutti gli altri, nel quale viene messo in risalto questo personaggio non necessariamente principale ai fini della trama ma in ogni caso degno di nota e dal carico emotivo fuori dal comune.
In conclusione questo primo volume di Quebrada, “La città delle maschere” è un esperimento molto promettente e che da al panorama fumettistico italiano una storia che non segue sempre i soliti stilemi ma che si mette in discussione e prova a comporre qualcosa di originale: il mondo della Lucha Libre in Italia è quasi sconosciuto ai più e proprio per questo porta con sé una ventata di aria fresca.
Anche tenendo conto dei pochi difetti alla fine la modalità in cui è stato scritto e disegnato piace, e pure molto: una formula che non viene molte volte utilizzata in questo tipo di serie ma che questa volta porta l’effetto sperato. In fin dei conti questo fumetto è diretto, ti colpisce allo stomaco e lo fa nel modo giusto perché quando si finisce di leggerlo si ha subito voglia di leggerne ancora, voglia di sapere come andrà a finire.