Kiss me, Satan di Victor Gischler e Juan Ferreyra – Recensione
Pubblicato il 27 Luglio 2015 alle 15:30
L’esplosivo fumetto d’azione promette combattimenti all’ultimo sangue tra demoni caduti, streghe e licantropi bramosi di potere.
Demoni, streghe, licantropi, vampiri, maghi oscuri e zombi: prendete tutto questo background della narrativa horror/fantasy, aggiungeteci stereotipi a iosa, una buona dose di splatter, citazioni, botte da orbi a mani (o zanne) nude con armi e incantesimi, e otterrete Kiss me, Satan, graphic novel scritto da Victor Gischler e disegnato da Juan Ferreyra.
Ci troviamo a New Orleans, una città in cui ogni rispettabile affare illegale, dall’estorsione alla prostituzione, è controllato dai licantropi sotto la guida del boss mannaro Cassian Steele. Poco prima della nascita del suo futuro erede, Steele riceve dall’anziana strega Verona una profezia sul nascituro che, se conosciuta anche dagli altri licantropi della città , potrebbe costargli l’esclusione dal branco e la perdita del controllo sugli affari malavitosi: suo figlio, infatti, non ha il marchio del licantropo, e per questo non potrà continuare la tradizione di famiglia.
Consapevole che Steele manderà ogni tipo di forza oscura ad ucciderla per farla zittire, essendo l’unica a conoscenza della profezia, la strega, che con il suo occhio del destino può prevedere il futuro, scappa via insiemme alle sue tre giovani figlie/discepole. In loro soccorso arriva l'(anti)eroe Barnabus Black, un cazzutissimo demone ( in forma umana) caduto che per guadagnarsi il Paradiso dovrà proteggere la vita delle quattro streghe per ordine degli angeli. La caccia è aperta! Tra scheletri ninja, sexy vampire, mandriani zombi e demoni desiderosi di riportare all’Inferno Barnabus, il sangue scorrerà a fiumi…
Ciò che impressiona più di ogni altra cosa una volta finito di leggere Kiss me, Satan è l’azione : quel tipo di azione frenetica, brutale, ignorante, autorironica, priva di spiegoni contorti e con tanti combattimenti ultraviolenti, che mira ad ottenere il puro piacere visivo. Kiss me, Satan nell’ottica di un’opera di intrattenimento è un fumetto godibilissimo, epico e tamarro al punto giusto, che mantiene viva l’interesse del lettore fino alla fine.
Chiariamoci: essendo basato tutto su scazzottate e sparatorie e sull’utilizzo di topoi narrativi strabusati (la profezia sul prescelto, l’action hero invincibile in cerca di redenzione che sembra dire “Vieni con me se vuoi vivere”), sembra un po’ eccessivo andare a criticare le mancanze di una profondità della trama e dei temi trattati, o di una caratterizzazione esaustiva dei personaggi, essendo delle pecche tipiche di ogni prodotto di puro intrattenimento.
Le uniche problematiche si potrebbero sollevare se un fumetto del genere non riuscisse a divertire, risultando pedante e noioso, e per fortuna questo non è il caso di Kiss me, Satan. Certo, ci sono parecchie ingenuità nelle battute e nel comportamento dei protagonisti, ma si tratta di scelte inserite volutamente dall’autore, che non delegittimano un utilizzo piuttosto creativo del microuniverso di creature della notte.
C’è da dire, poi, che la trama non si risparmia colpi di scena inaspettati ( ci saranno perdite da entrambi gli schieramenti) e qualche convincente momento di dramma, come quello che coinvolge la moglie di Cassian Steele che si dimostrerà pronta a tutto per proteggere suo figlio.
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Victor Gischler non è nuovo ai fumetti hardboiled che puntano tutto sulla violenza e su protagonisti iconici, avendo scritto per la Marvel due miniserie sul Punitore, Il libro nero e Benvenuti nel Bayou, e una su Deadpool, In viaggio con la testa, una delle migliore storie mai scritte sul celebre mercenario chiacchierone.
In Kiss me, Satan Gischler scandisce abbastanza bene i tempi della narrazione, accelerando a manetta il ritmo occasione dei combattimenti più frenetici e rallentando leggermente nelle non poche scene di tensione, tra le quali si segnala quella in cui la figlia della strega Verona, Zell, sarà costretta ad un gesto estremo per “ereditare” l’occhio del destino della madre.
Barnabus Black è la sintesi definitiva dei principali stereotipi sui personaggi dei film d’azione : muscoloso, inespressivo, di poche parole, pragmatico, una macchina da combattimento un po’ Terminator, un po’ Jason Statham. Viceversa, il cattivone di turno Cassian Steele e gli altri scagnozzi che vengono sguinzagliati contro Barnabus e le streghe, per quanto affascinanti come personaggi, non hanno un grande carisma né uno spessore tale da rappresentare una minaccia credibile.
Una sceneggiatura che punta tutto sul ritmo dell’azione non potrebbe funzionare al meglio se non accompagnata da un adeguato comparto grafico, curato in questo caso da Juan Ferreyra (Colder, Constantine, Batman Ethernal) . Nel tradurre in immagini una trama dai forti richiami cinematografici, Ferreyra ricerca con buoni risultati la spettacolarità e la profondità di campo nelle dinamiche scene di inseguimento e di combattimento, con continui cambiamenti di inquadratura e un notevole gioco di luci.
L’artista si dimostra leggermente meno a suo agio nella caratterizzazione dei volti umani, molto simili tra loro, al contrario di quanto succede per quelli demoniaci e terrificanti delle creature sovrannaturali presenti nella storia. Convince in maniera particolare il design di tutto il campionario di streghe, vampiri, demoni e licantropi : intrigante e inquietante allo stesso tempo.
Le frequenti vignette orizzontali, che mettono in risalto l’azione , riescono sempre a contestualizzare in maniera dettagliata il luogo in cui si svolgono le scene, illustrate sempre in maniera chiara e pulita.
In Kiss me, Satan nessun personaggio è esente da colpe, tutto è portato all’eccesso, dal linguaggio alla violenza, fino alle singole decisioni; un fumetto che non vuole realizzare nulla di rivoluzionario od elevato, ma che nel suo piccolo si rivela gradevole ed impressionante per il ritmo al cardiopalma e la resa dinamica delle scene d’azione.