Il Porto Proibito di Radice e Turconi – Recensione

Pubblicato il 22 Giugno 2015 alle 15:10

Bao Publishing pubblica una commovente storia dal tratto fiabesco scritta da Teresa Radice e disegnata da Stefano Turconi.

Teresa Radice e Stefano Turconi sono due autori abbastanza “navigati”, abituati a lavorare e vivere insieme, poiché sono marito e moglie. Tante le storie disegnate per la Disney, tra cui la parodia dell’Isola del Tesoro di Stevenson (opera che li accompagna anche in questo ultimo lavoro).

La loro empatia è palpabile anche in questa avventura nella quale testi e disegni trovano una perfetta armonia, muovendosi sinfonici tra le pagine. Oltre ai lavori per la Dinsey i due hanno pubblicato con Tunuè un’apprezzata storia per ragazzi intitolata Viola Giramondo (Premio Boscarato 2014 come miglior fumetto per bambini/ragazzi, pubblicato in Francia da Dargaud).

Cos’è Il Porto Proibito? Come già detto, si tratta di una lunga avventura. Riprendendo gli stilemi tipici delle storie di pirati, i due autori creano un racconto affascinante e misterioso, soave e delicato, una fiaba che, proprio grazie alle citazioni dei grandi romantici della letteratura inglese ( da Colerdigde e Wordsworth fino a Byron), profuma di mare e avventura e sa di poesia.

Il porto proibito è la storia di Abel, un naufrago che ha perso la memoria. Il ragazzo verrà salvato dal Capitano di una nave e preso abbordo. A lui toccherà l’impresa di scoprire chi è, cosa lo aspetta, e di trovare il proprio posto nel mondo.

Gli autori sembrano sussurrarci che siamo tutti un po’ naufraghi dal giorno in cui veniamo al mondo, alla ricerca di certezze, di una posizione stabile che possa renderci soddisfatti. Così inizia l’avventura di Abel, tra marinai e navi, fino a giungere sulla terra ferma della splendida Inghilterra ottocentesca, dove verrà affidato alle figlie dell’ex capitano della nave che lo ha trasportato fin lì.

Il capitano Stevenson a quanto pare ha infatti tradito i suoi compagni e l’Inghilterra stessa, rubando un bottino di guerra e scappando chissà dove. Il fanciullo, alla ricerca della propria identità, farà molte scoperte sconvolgenti, capaci di dirottare la trama e di far venire a galla numerosi intrighi inaspettati.

I disegni a matita di Stefano Turconi sono sicuramente sperimentali per il mercato italiano ma per me è una scommessa assolutamente vinta. I personaggi sono veloci e dinamici e sembra di poter avvertire l’aria e l’acqua perfettamente sulle tavole.

La matita calda di Turconi riesce ad avvolgere e trasportare in questa storia di luci ed ombre, senza mai esagerare il contrasto, senza colore e senza inchiostro. E’ seta e vento, capaci di raccontare una storia con dolcezza inaudita.

A volte la scansione dei tempi, non aiutata dal tratto, può portare ad un abbassamento dell’attenzione su alcune tavole che risulteranno leggermente più pesanti, questo però non condizionerà eccessivamente la lettura.

L’ambientazione navale è dipinta in modo fantastico, risulta sempre sorprendente, realistica, mai sopra le righe. Risulta sempre perfetta, dalle facce al vestiario dei marinai, dalle corde delle navi ai cannoni.

La storia è tremendamente coinvolgente, sembra avere quel qualcosa in più di inspiegabile, una strana magia che favorisce la narrazione ed ha la capacità di farci innamorare di personaggi e ambientazioni.

Alla fine trova la giusta conclusione, pura e amorevole, in cui le pagine senza testo riescono comunque a dire tutto ed a fare breccia nei sentimenti del lettore.

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