Il Libro della Vita – Recensione

Pubblicato il 31 Maggio 2015 alle 23:56

La Muerte e Xibalba sono due spiriti che dominano i mondi dell’aldilà, rispettivamente la Terra dei Ricordati e la Terra dei Dimenticati. Durante la festa del Giorno dei Morti nella cittadina messicana di San Angel, i due spiriti scommettono su chi tra i piccoli Manolo e Joaquin riuscirà a conquistare il cuore della dolce Maria. Separati da alcune vicissitudini, i tre si ritroveranno alcuni anni dopo. Manolo è stato costretto ad accantonare le sue aspirazioni canore per diventare un torero mentre Joaquin è diventato il vanitoso eroe del paese.

The Book of Life

Non sorprende trovare il timbro produttivo di Guillermo del Toro su un film d’animazione ambientato in un Messico fantastico e visionario che tira in ballo il mondo dei morti. A fronte di un buon livello tecnico, la storia imbastita dal regista e co-sceneggiatore Jorge Gutierrez, non sarà originalissima ma contiene tutti gli ingredienti per un’ora e mezza d’intrattenimento che va giù come un bicchiere d’acqua.

La resa estetica è accattivante e si rifà allo stile grafico dei maya e degli aztechi. I personaggi sono raffigurati come pupazzi di legno viventi, alcuni dei quali più deformi e grotteschi. Tutto è dettagliato e decorato minuziosamente con colori variopinti. Il triangolo sentimentale tra Manolo, Joaquin e Maria è sviluppato in tre atti.

Il primo è un melodrammone divertente che presenta situazione e protagonisti, poi c’è l’avventura di Manolo in un oltretomba carnevalesco con sequenze che sembrano uscite da un videogame e, infine, la spettacolare battaglia finale con l’esercito del bestiale bandito Chakal. Tutto il film è costellato di gag comiche e visive deliziose seppur gravato da qualche canzone troppo sdolcinata.

In originale la caratterizzazione dei personaggi è affidata ad un cast di doppiatori di altissimo livello. Curiosamente, nei ruoli degli innamorati Manolo e Maria, romantico lui e donna emancipata lei, troviamo Diego Luna e Zoe Saldana che avevano già vissuto una storia sentimentale in The Terminal. E poi ancora Channing Tatum, Ron Perlman, fedelissimo di del Toro, Danny Trejo e la voce del tenore spagnolo Placido Domingo. Simpatico lo spirito Fabbricante di Candele versione afroamericano doppiato da Ice Cube.

Il tema portante del film è cercare la felicità con il coraggio di rimanere se stessi a dispetto delle aspettative altrui ma è anche una parabola animalista che prende posizione contro le corride. Sdrammatizza inoltre l’idea della morte con la giusta leggerezza. C’è tutto. La storia d’amore, personaggi memorabili, azione, spettacolo visivo e qualche risata. Forse c’è qualche lungaggine o risvolto prevedibile ma resta comunque un gioiellino.

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