Recensione Moving Pictures – Nicola Pesce Editore

Pubblicato il 16 Novembre 2010 alle 11:11

Autori: Kathryn Immonen (testi), Stuart Immonen (disegni)
Casa Editrice: Nicola Pesce Editore
Provenienza: USA
Prezzo: € 14,90, pp. 144


Questa graphic novel è un capolavoro assoluto. E potrei finire qui. Anzi, se mi fermassi, mi faciliterei l’esistenza, dal momento che, quando leggo ciò che mi sento di definire, appunto, capolavoro (e in genere sono restio a usare tale termine), ho sempre a che fare con una pletora di spunti e di idee e lo spazio di una recensione non mi permette di sviscerare tutto ciò che mi viene in mente. Perciò metto le mani avanti e vi avviso che, pure stavolta, molti dettagli mi sfuggiranno.

Innanzitutto, partiamo dagli autori e cioè quei Kathryn e Stuart Immonen che, ormai da anni, ricoprono un ruolo importante nel comicdom americano, apprezzati da pubblico e critica. Stuart ha disegnato molto alla Marvel e alla DC e qui possiamo ricordarlo per Nextwave o per Ultimate Spider-Man, tra gli altri; sua moglie Kathryn ha scritto un acclamato ciclo di Runaways o la deliziosa miniserie Patsy Walker: Hellcat.

Moving Pictures, pubblicato in America dalla Top Shelf di Chris Staros e proposto meritoriamente in Italia da Nicola Pesce Editore che, peraltro, inaugura proprio con quest’opera una collana dedicata ad autori statunitensi, è un fumetto che si discosta dagli stilemi super-eroistici imperanti ed è certamente una lettura che non lascia indifferenti.

Ambientata a Parigi, durante il periodo della dominazione nazista, la graphic novel affronta l’argomento delle opere d’arte che i seguaci di Hitler rubarono dai musei, scontrandosi, però, con i curatori francesi che cercarono, a volte riuscendoci, di catalogare i capolavori per nasconderli. Tuttavia, questo è solo lo sfondo della storia che, invece, si concentra su uno splendido personaggio femminile, Ila Gardner.

Costei che è, appunto, la curatrice di un museo deve, suo malgrado, vedersela con l’ufficiale tedesco Rolf Hauptmann, che ha finalità simili. E i due si scontrano, mettendo a confronto le opposte concezioni di vita. Il punto di forza di Moving Pictures è rappresentato dai dialoghi: intensi, profondi, caratterizzati da una incisività e da una maturità che finora ho riscontrato solo nelle più grandi opere della letteratura o nei lavori di Alan Moore, e che farebbero la fortuna di qualsiasi film; così come l’incedere stesso della narrazione, basata su un continuo fluire dei flashback e dei flashforward che aiutano a comprendere molti particolari dell’animo dei personaggi.

Non so se la Immonen sappia qualcosa di psicologia, ma è indubbio che l’analisi interiore dei protagonisti da lei svolta sia impeccabile e abbia una profondità spiazzante. E ben riesce a descrivere i sentimenti di persone in balia di eventi più grandi di loro e che, a conti fatti, condizionano le loro scelte. Per giunta, le tematiche affrontate non sono banali: la guerra, ovviamente; il destino; il senso della memoria (fondamentale nell’economia narrativa della vicenda) e, last but not least, l’Arte: cioè, questa forza immensa, questo impulso irresistibile simboleggiato dalle tele dei grandi pittori della storia umana, che ci conquista e ci turba (e qui dovrei soffermarmi sul concetto di ‘perturbante’, appunto, ma mi ci vorrebbe un’enciclopedia e perciò vi risparmio).

Stuart Immonen, dal canto suo, dimostra notevole bravura con lo story-telling, messo al servizio della trama, con un perfetto equilibrio testi/disegni. Il suo tratto può apparire, se osservato superficialmente, poco intrigante e troppo semplice, quasi dimesso: ma non fatevi trarre in inganno; in realtà, quello di Stuart è un notevole esito creativo e il suo stile è appropriato per l’atmosfera malinconica e intimista di Moving Pictures.

Sono consapevole di non aver reso giustizia all’opera dei due coniugi e perciò mi permetto, spassionatamente, di consigliarvi la lettura del volume e sono convinto che non ve ne pentirete. Perciò, tornando al discorso iniziale, non uso con facilità il termine capolavoro. Ma stavolta non ci sono parole più giuste da impiegare. Faccio i miei complimenti agli Immonen per il loro talento e a Nicola Pesce Editore per avere avuto la sensibilità e il coraggio di tradurre Moving Pictures.


Voto: 9

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