Recensione Un Disturbo del Linguaggio – Edizioni BD

Pubblicato il 23 Marzo 2010 alle 10:58

Autori: Alan Moore (testi), Eddie Campbell ( Disegni)

Casa editrice: Edizioni BD

Provenienza: UK

Prezzo: 15  euro

A cura di Michele Guerrini

 



Alan Moore e Eddie Campbell sono divinità. Riescono ad attraversare la nuda prospettiva dei colori, delle parole per danzare con i significati più antichi, sopiti che risiedono all’interno del nostro cervello, della nostra cultura primigenia. È difficile parlare, trattare di una loro opera senza sentire sulle proprie spalle una presenza, un doveroso rispetto, quasi si trattasse di una religione, la loro, fatta di simboli e eresie , di provocazioni e laghi melmosi, ricolmi di antichi significati. Ma quest’opera merita un’analisi ben più profonda  di un semplice atto di devozione. Warren Ellis ne ha commentato l’uscita sostenendo che sia il lavoro più commovente mai scritto da Moore, parole che pesano tanto. Soprattutto quando dopo una lettura attenta dell’opera, si rimane assopiti e confusi tra le miriadi di simbologie, metafore, giochi visuali  con cui siamo stati bombardati.

Un disturbo di Linguaggio consiste di due parti, di due metà dello stesso pianeta: Sacco Amniotico & Serpenti e Scale. Nella prima parte si assiste alla vivisezione di ogni significato dell’esistenza umana, di come la nostra vita sia solo un’eterna ricerca di significato, di legame con una realtà che si spezza al momento del parto, con la rottura del sacco amniotico. Un brandello di cellule questo che ci rende indipendenti, protetti dal resto del mondo, ove maschere e disagio non esistono. Solo carne e comunicazione attraverso la carne. All’esterno solo pezzi di foto, sangue raccolto su fogli, oggetti-ricordi che testimoniano solo l’arrivo del nulla.  Il lettore è dentro la voce del mago  ( Alan Moore disegnato sotto le spoglie di uno sciamano )  che lo trasporta in un salmodiare denso e ricco di sfumature a ritroso dalla prima fase adulta fino al concepimento, alla preistoria della nostra esistenza. A questo punto siamo svuotati, fermi ed immobili, senza niente dentro. Poi inizia la seconda parte. Qui una figura importante per Moore ci porta lungo tutto il racconto: Arthur Machen, autore di I Tre Impostori e Il Grande Dio Pan, una figura a metà tra l’occulto e l’arte. Attraverso il mondo immaginario di Machen e la morte di sua  moglie Amelia, leggiamo di Amore e Morte, Eros e Thanatos, del serpente Ouroborus  come simbolo della ciclicità e dell’evoluzione. Il serpente  Ouroborus è per Alan Moore il DNA che si arricchisce con l’amore\ sesso, a scapito della morte\ consunzione\ sacrificio umano. La bellezza della morte nei dipinti di Rossetti, l’illusione della vita e della magia dei teatri e dei sogni arabi sono altre rappresentazioni della necessità continua di amore e odio\morte per il conseguimento dell’arte, del cambiamento. Le ultime tavole sono un saluto a Machen, alla morte e  al futuro che risiede nella morte.

Il lettore è stremato. Si ritrova a tradurre migliaia di riferimenti con pochissimi strumenti a sua disposizione. Nell’intervista che segue Alan Moore spiega come per lui la magia risieda nell’uso della parola, e così comprendiamo che questo è stato un viaggio, un maledetto viaggio attraverso la storia umana dalla genesi ad ora racchiuso della semplice di serie cromosomica di un individuo.

È questa un opera difficile e spigolosa per un novizio che voglia approcciarsi a Moore & Campbell per la prima volta.  Inoltre l’approccio post-moderno, di cut up, e melting pot stilistico di Campbell è sicuramente interessante e stimolante ad un primo passo, ma faticoso e difficile da apprezzare nella sua completezza. Infine devo purtroppo sottolineare come la ripetizione di certi concetti e visioni (soprattutto nella prima parte) possano risultare un mero gioco stilistico e poetico che rallenta il flusso di coscienza. L’ideale per assaporare appieno l’opera è leggere attentamente l’intervista alla fine del volume come introduzione all’opera.

Per quanto riguarda infine l’edizione BD in sé, essa è curata in maniera dettagliata risaltando grazie al formato e la carta tutta l’espressività schizoide\psichedelica\maniacale di Moore e Campbell.

Un’opera complessa per una ristretta cerchia di lettori.



 

VOTO 7,5

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