Supergods di Grant Morrison – Recensione Bao Publishing

Pubblicato il 18 Giugno 2013 alle 16:00

Cosa succede quando Grant Morrison decide di scrivere un libro che è contemporaneamente un’analisi critica dei supereroi, un saggio storico e un’autobiografia imperniata sull’esoterismo e l’occultismo? La risposta è molto semplice: viene fuori Supergods, uno dei testi più importanti degli ultimi anni!

Supergods

Autore: Grant Morrison

Casa Editrice: Bao Publishing

Genere: Saggistica

Provenienza: USA

Prezzo: € 19,00, pp. 466

Data di pubblicazione: maggio 2013

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Ci risiamo. Bao Publishing pubblica un volume, lo compri, lo leggi e non puoi fare a meno di esaltarti e di lodare la casa editrice che ha deciso di proporlo. E stavolta non si tratta di un fumetto ma di un saggio. E non un saggio qualsiasi, anche perché ad averlo scritto è un autore che può essere definito in qualunque maniera ma non come uno qualsiasi: Grant Morrison, colui che insieme ad Alan Moore e Neil Gaiman è riuscito, specialmente in ambito anglosassone, a mettere la letteratura disegnata sotto la luce dei riflettori, suscitando l’attenzione di ambienti extra-fumettistici. Ormai Morrison è considerato importante almeno quanto i più celebrati romanzieri, cineasti e musicisti contemporanei. In poche parole, il genio di Glasgow è un artista che si esprime anche e soprattutto con i fumetti ma non si esime dal realizzare racconti, opere teatrali e dischi.

E c’è pure la saggistica, rappresentata da questo sorprendente Supergods, libro di oltre quattrocento pagine che ho letteralmente divorato. Definirlo esaltante è un eufemismo e chiunque lo leggerà non potrà fare a meno di sentirsi coinvolto dalla sua prosa ballardiana, eversiva e visionaria. Tuttavia, classificare Supergods e cercare di fornire un’idea, per quanto labile, della sua natura è un’impresa pazzesca. Ci proverò ma metto le mani avanti: Supergods va letto e sperimentato. Spiegarlo non ha quasi senso. Generalmente presentato come un saggio critico e storico sui fumetti di supereroi, Supergods è qualcosa di più complesso e articolato.

Morrison nei primi capitoli racconta la nascita e lo sviluppo dei supereroi della Golden Age, partendo naturalmente dalla celeberrima triade Superman, Batman e Wonder Woman. Secondo Grant, i supereroi, benché frutto di suggestioni fantascientifiche e pulp, sono versioni contemporanee degli antichi déi. Se gli uomini delle civiltà classiche inventavano leggende di eroi e di divinità perché soddisfacevano il desiderio di ideare mitologie in grado di spiegare i misteri dell’esistenza, i supereroi oggi hanno la stessa funzione. Superman, Batman, Wonder Woman e compagni sono moderne divinità e influenzano il nostro inconscio. E gli autori che scrivono le storie sono, come Omero, cantori del mito.

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In questa prima parte, quindi, Grant scrive degli esordi dell’Uomo d’Acciaio, del Cavaliere Oscuro e della Principessa Amazzone. Ma non trascura Capitan America, i primi Flash e Lanterna Verde, Sub-Mariner, la Torcia Umana Originale, Capitan Marvel e così via, fornendo dati e notizie che interesseranno i fan dei super giustizieri. Non tralascia nemmeno il buio periodo rappresentato dal famigerato Dr. Wertham con la messa al bando dei fumetti horror e la nascita del Comics Code. E in questi capitoli Morrison alterna analisi critica e saggio storico con rigore e acume. Ma poi il libro si trasforma come un adolescente che sviluppa il fattore x e diviene un mutante.

Accade nelle pagine in cui Morrison affronta i temi dei primi Marvel heroes dei sixties e la forte carica innovativa che rappresentarono. Alla storiografia e alla critica si unisce l’autobiografia e Grant inizia a parlare di sé mentre contemporaneamente disquisisce sull’Uomo Ragno. Scopriamo quindi particolari intriganti sull’infanzia e sull’adolescenza con il divorzio dei genitori, le prime esperienze scolastiche, lo svilupparsi della sua sessualità, l’amore nei confronti della fantascienza new wave e dell’arte, le sue stravaganze. E ad ogni esperienza esistenziale corrisponde un fumetto. Può trattarsi di un episodio strampalato della Doom Patrol; o dei fumetti cosmici e lisergici di Capitan Marvel e Warlock di Jim Starlin. O della saga profonda e introspettiva della Pantera Nera di McGregor. Man mano che gli anni settanta passano, Grant cambia e il punk lo trasforma da ragazzo timido e impacciato ad agitatore instancabile della scena artistica di Glasgow e non solo. Mentre continua ad analizzare la produzione più rappresentativa di Marvel e DC, concentrandosi in prevalenza su Starlin, Neal Adams, la Guerra Kree-Skrull e il Quarto Mondo di Kirby, secondo lui l’apoteosi del concetto di divinità applicata ai supereroi, Grant descrive l’ambiente dell’editoria a fumetti britannica da lui frequentata e che già annoverava personalità del calibro di Alan Moore nell’ambito della Marvel UK.

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Le descrizioni di questo periodo sono divertenti e il tono del libro cambia ulteriormente e il connubio storia del fumetto/autobiografia si fa più serrato. Grant riflette sulle sue prime produzioni British, su Alan Moore e gli altri colleghi, sull’arrivo del Bardo di Northampton alla DC e si sofferma sull’impatto che su di lui ebbero lo Swamp Thing del Magus e il Dark Knight di Miller. Arriviamo quindi agli anni ottanta del cosiddetto Rinascimento Americano e la storia dei supereroi diventa la storia del Grant Morrison autore famoso e di successo, parte integrante del comicdom, amato e apprezzato per Animal Man e Arkham Asylum. Senza perdere mai di vista l’idea di ragionare sulle divinità eroiche, Grant racconta aneddoti su Karen Berger e sulla Vertigo, non manca di parlare con sarcasmo di McFarlane e di Liefeld e in generale della scuola Image degli anni novanta, non risparmia frecciatine alla Marvel e specialmente a Bill Jemas, da lui conosciuto nel discusso e controverso periodo in cui Grant scrisse New X-Men. E arriva una nuova, importante tematica: l’occultismo.

Se il punk, il sesso e le droghe avevano influenzato Grant, la magia di Aleister Crowley e le strane esperienze a Katmandu lo trasformano come persona e, conseguentemente, come scrittore. Grant cerca di spiegare i motivi che lo spinsero a scrivere The Invisibles, parla di entità extradimensionali, di tarocchi, della Chaos Magick, tanto che a un certo punto sembra di leggere un libro di Lovecraft o un racconto di New Worlds. Ma i supereroi sono sempre presenti e, usando concetti della fisica quantistica, Morrison ci fornisce l’autentico messaggio del libro: Superman, Batman e company esistono realmente; vivono in una dimensione parallela alla nostra; hanno una vita propria; non sono gli autori a scrivere le storie ma sono le storie che si scrivono da sole; lo sceneggiatore è uno strumento manipolato dagli déi, tramite tra l’umano e il divino; e i supereroi vivranno per sempre, influenzando l’immaginario collettivo sulle pagine dei fumetti e nei blockbuster cinematografici; e non è questa la caratteristica essenziale degli déi?

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Ovviamente Supergods non è esclusivamente questo e ho evidenziato solo alcuni degli argomenti trattati da questo ragazzaccio di Glasgow, fan dell’indie rock, amante delle droghe, eccentrico, provocatorio, interessato al travestitismo, alle devianze sessuali, a Burroughs, agli eccessi; un folle però ancora capace di provare stupore e fascinazione nei confronti di un Uomo d’Acciaio che vola più veloce della luce, invincibile come Zeus. Un artista che considero il più grande autore di fumetti vivente (più di Alan Moore e non me ne vogliano i suoi sostenitori). Supergods è una lettura fondamentale. Una lettura imprescindibile. Uno dei libri più importanti degli ultimi anni. E non potrò mai ringraziare abbastanza Bao Publishing per averlo tradotto. Leggetelo. Per favore.


Voto: 10

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